Benedetta |
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Un film di Paul Verhoeven (II).
Con Virginie Efira, Charlotte Rampling, Daphne Patakia, Lambert Wilson.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 131 min.
- Francia, Paesi Bassi 2021.
- Movies Inspired
uscita giovedì 2 marzo 2023.
- VM 14 -
MYMONETRO
Benedetta
valutazione media:
3,65
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sesso e suore per Verhoeven Che noia lo scandalo annunciato
di Emiliano Morreale La Repubblica
In concorso "Benedetta", il nuovo film del regista di "Basic Instinct" di Emiliano Morreale CANNES - Era annunciato come l' immancabile film-scandalo del festival e in effetti, per chi si accontenta, può andare. Sesso e religione, violenze assortite, una statuetta della Madonna trasformata in dildo. Alla base c' è la vera storia di Benedetta Carlini, badessa di Pescia dal 1591, visionaria mistica processata per la relazione con una giovane suora. Ma rispetto alla credibilità storica e alla vicenda, già raccontata da Judith Brown nel libro Atti impuri - Vita di una monaca lesbica nell' Italia del Rinascimento, pubblicato in Italia da Il Saggiatore nel 1989, il regista Paul Verhoeven, 82 anni, si prende molte libertà. I dialoghi e i personaggi sono contemporanei, così come il discorso su sesso, donne, potere e denaro. Quest' ultimo è forse il vero tema: nel film tutto si vende e si compra ed è deciso dalle differenze di classe. In realtà, il regista olandese non è interessato all' aspetto religioso, che liquida con una serie di quadretti ironicamente kitsch piuttosto scontati (le visioni erotico-mistiche erano già materia di parodia ai tempi di Arancia meccanica ). Gli interessa, invece, appunto il discorso sul sesso e il potere, su donne buone/cattive, quello di molti suoi film precedenti da Basic Instinct a Black Book . O a Elle , eccezione, per finezza e intelligenza, nella sua carriera di provocatore. Ma lì l' umor nero era applicato alla borghesia laica francese, e tenuto sottotraccia; qui il bersaglio della religiosità controriformista è banale, e la volontà metaforica sull' oggi sfocata.
Del resto, anche la provocazione gira a vuoto: chi si vorrebbe provocare con una vicenda di suore lesbiche, per la quale non c' è neanche bisogno di riandare a Sade o al classico del romanzo gotico The Monk , ma basta farsi un giro su qualunque sito porno? Il difetto maggiore del film è però la volontà di abdicare all' ambiguità, la quale sembra emergere continuamente e venir soffocata da Verhoeven con il solito cattivo gusto (che sarà anche la sua cifra estetica, ma non è particolarmente eccitante né originale).
All' inizio, sembra quasi che la regia, a tratti magistrale, si voglia insinuare tra le pieghe di un progetto così plateale, con piccole finezze che quasi contraddicono la sceneggiatura: silenzi, sguardi, composizione delle inquadrature. Ma il sospetto presto finisce. Il simbolo di questa vocazione plateale è lo sciupio di Charlotte Rampling e del suo personaggio. Rampling (miglior attrice di un cast non entusiasmante) interpreta con finezza una badessa esautorata piena di spinte contrastanti e sottili: ma anche lei, alla fine, è affossata da scene madri caciarone in cui deve urlare e fare il babau.
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