Full Time - Al cento per cento |
||||||||||||
Un film di Eric Gravel.
Con Laure Calamy, Anne Suarez, Geneviève Mnich, Nolan Arizmendi.
continua»
Titolo originale À plein temps.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- Francia 2021.
- I Wonder Pictures
uscita giovedì 31 marzo 2022.
MYMONETRO
Full Time - Al cento per cento
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||
|
||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Emiliano Morreale
D di Repubblica
Madre separata di due figli, Julie vive in un paesino vicino a Parigi. La mattina si sveglia col buio, affida i bambini alla vicina di casa e raggiunge con i mezzi pubblici l'hotel di lusso dove lavora, in centro. Aveva studiato Economia e lavorato in aziende, ma adesso rifà le stanze, supervisiona le colleghe, le forma. Riesce a stento ad arrivare a fine mese, cercando di eludere le telefonate della banca che le ricordano il mutuo e lo scoperto. Il privato le è negato: non c'è tempo per gli affetti né per la vita interiore. I sogni sono brevi incubi interrotti dalla sveglia; i figli ombre moleste che non ci si può permettere di amare; i weekend con le feste di compleanno sono visti con un sorriso stanco e tirato, un istante nel la vasca da bagno e un bicchiere di vino sono goduti appena, in fretta. Anche l'accenno di intimità con una delle poche persone che per caso l'ha aiutata ha un che di goffo e disperato. A Parigi c'è uno sciopero gigantesco, che rende il tragitto dei pendolari un inferno: ce la farà Julie a non arrivare in ritardo? Anche oggi la vicina accetterà di fare da babysitter o mollerà, come ha già minacciato? Il prossimo pagamento con la carta di credito verrà accettato? Adesso forse è riuscita a trovare un colloquio per un lavoro migliore, ma ricavare il tempo per presentarsi complica irrimediabilmente la situazione. Diversamente dai film di denuncia sociale, le cause dell'ingiustizia sono tenute fuori campo, il che evita toni didascalici per farci entrare nel ritmo convulso del quotidiano. Il regista ha deciso di raccontare la vita di Julie non come un insieme di sventure, ma di peripezie tra ritardi, corse a piedi, sotterfugi. Sempre appesa a un filo, ogni giorno la donna si salva per un soffio: basta un passaggio in auto e la giornata è salva, una caduta del figlio ed è la fine. A plein temps è stato presentato allo Scorso Festival di Venezia, dove ha vinto i premi per la migliore regia e per la miglior attrice nella sezione Orizzonti. Meritati entrambi. Una vicenda minima è raccontata come una corsa a perdifiato, serrata, lavorando sulle musiche e sulla loro assenza: gli 85 di durata volano con l'angoscia di un thriller. Eric Gravel, al secondo film, pedina la protagonista con la macchina da presa a mano, in lunghe inquadrature mosse o montaggi spezzati. Sotto c'è una musica costante. ossessiva, poche note di sintetizzatore ribattute, come in un horror degli anni 80. E la giornata di Julie, a tratti, è quasi un film dell'orrore, o rischia di diventarlo in ogni istante. Quando, dall'auto, vediamo in lontananza fumi neri che si alzano dalla città, forse i segni di qualche falò nelle dimostrazioni, sembra di assistere a un'apocalisse quotidiana, non solo individuale. Come tutto nella vicenda poggia sulle spalle della protagonista, tutto è retto dalla straordinaria protagonista Laure Calamy. In Italia l'abbiamo conosciuta come irresistibile attrice comica nella serie Chiami il mio agente!; qui è in un ruolo drammatico che poteva anche diventare monotono, invece è un fiorire di sfumature e di espressioni: ride, piange, è angosciata o abbattuta. Mai sopra le righe, sempre totalmente nel ruolo, con momenti di virtuosismo che è difficile scorgere tanto sono funzionali. Quando sgrana gli occhi e inmprovvisa una strategia per non farsi licenziare, quando si trucca allo specchio con gli occhi pesti, quando spegne le luci di casa o guarda alla finestra. O nel finale, che mantiene tutta l'ansia e l'ambiguità della storia, senza affliggere né consolare.
|