marcloud
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martedì 17 novembre 2020
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oltre il calcio
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Tutto finisce e tutto inizia quel 27 maggio 2017, una giornata in cui una città intera ha pianto uno dei suoi figli più amati. Solo un romanista può capire in profondità il legame d'amore tra Francesco e la sua città: si scrive Totti ma si legge Roma. Il resto del "mondo" con questo documentario autobiografico può ammirare una storia sportiva senza precedenti e destinata a rimanere unica nel suo genere. Si perché tanto è inutile quantificare le vittorie o valutare un giocatore dalle coppe in bacheca. Delle volte si sceglie per amore e si soffre con passione, pur di dare gioia alla propria gente. E alla fine si piange...come nelle più belle storie d'amore. Un documentario che restituisce un pezzetto di quella magia che per noi bambini di ieri si chiama Francesco Totti.
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felicity
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martedì 17 agosto 2021
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una vicenda che coincide col racconto di una città
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Mi chiamo Francesco Totti è un video-diario narrato in prima persona che ripercorre gli highlights della vita dentro e fuori dal rettangolo di gioco del Capitano giallorosso.
L’autore ha portato sullo schermo un ritratto biografico, un video-diario narrato in prima persona, come fosse un’auto-biografia scritta dallo stesso Totti, in cui il protagonista racconta e si racconta con il cuore in mano, la spontaneità e la sincerità di sempre.
Guidati da Infascelli, l’uomo e il calciatore diventano una cosa sola per mettere insieme gli highlights di un romanzo di formazione che si mescola senza soluzione di continuità in un’epopea calcistica.
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Mi chiamo Francesco Totti è un video-diario narrato in prima persona che ripercorre gli highlights della vita dentro e fuori dal rettangolo di gioco del Capitano giallorosso.
L’autore ha portato sullo schermo un ritratto biografico, un video-diario narrato in prima persona, come fosse un’auto-biografia scritta dallo stesso Totti, in cui il protagonista racconta e si racconta con il cuore in mano, la spontaneità e la sincerità di sempre.
Guidati da Infascelli, l’uomo e il calciatore diventano una cosa sola per mettere insieme gli highlights di un romanzo di formazione che si mescola senza soluzione di continuità in un’epopea calcistica.
Il regista romano rinuncia alla classica raccolta di testimonianze di familiari, conoscenti, estimatori e sportivi, per affidarsi al flusso mnemonico e al voice-over di Totti. Scelta determinante ai fini di un’operazione che acquista così un perché all’interno della ricca galleria di ritratti. Di biografie calcistiche, infatti, se ne contano un’infinità, motivo per cui la necessità di puntare su un percorso narrativo e drammaturgico altro era una conditio sine qua non per la riuscita del progetto. Non si tratta di una soluzione innovativa e originale quella di mettere da parte le interviste frontali e il racconto corale, ma in Mi chiamo Francesco Totti la scelta di consegnare il testimone unicamente al diretto intervistato si rivela azzeccata, così come lo è stata a suo tempo per il Diego Maradona di Asif Kapadia.
Infascelli e il collega di scrittura Vincenzo Scuccimarra posizionano il protagonista davanti a una moviola e lasciano a lui il compito di montare, riavvolgere il nastro, tagliare e freezare l’immagine per soffermarsi su un dato episodio accaduto dentro o fuori da uno stadio (il matrimonio con Ilary Blasi, la nascita dei figli, la famiglia e gli amici di sempre). Il risultato è un collage di repertori sul quale Totti dice la sua e in cui vengono mostrati i passaggi salienti della sua carriera, cuciti insieme da brevi inserti di fiction che proiettano lo spettatore indietro nel tempo, a quando il futuro “Er Pupone” con il pallone centrava come birilli i compagni di scuola nel quartiere di Porta Metronia. Per chiudere in bellezza con le suggestive inquadrature realizzate in uno Stadio Olimpico deserto, illuminato da neon a intermittenza che fanno da cornice alla sagoma di un Totti che passeggia come un “gladiatore” in quella che dal 1992 al 2017 è stata la sua arena.
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luca scialo
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giovedì 2 settembre 2021
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vita e gol di un simbolo di roma
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Alex Infascelli ci presenta la vita di Francesco Totti, una delle ultime bandiere del calcio moderno, rimasto sempre nella sua città e nella sua squadra del cuore: la Roma. La storia parte, come si confà, dalle origini. Quando un bambino timido e introverso di nome Francesco, dava i primi calci ad un pallone sulla spiaggia. Da lì, mostra il suo talento prima nel cortile della scuola e poi nelle scuole calcio locali. Fino ai primi incontri professionistici con la Lodigiani e l'arrivo alla Roma. L'esordio in Serie A a soli 17 anni contro il Brescia, con un Mazzone a fargli da chioccia e un Zeman che lo ha fatto esplodere fisicamente. La storia prosegue con lo scudetto del 2000, il mancato approdo al Real Madrid e la love story con Ilary viva ancora adesso contro ogni pregiudizio.
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Alex Infascelli ci presenta la vita di Francesco Totti, una delle ultime bandiere del calcio moderno, rimasto sempre nella sua città e nella sua squadra del cuore: la Roma. La storia parte, come si confà, dalle origini. Quando un bambino timido e introverso di nome Francesco, dava i primi calci ad un pallone sulla spiaggia. Da lì, mostra il suo talento prima nel cortile della scuola e poi nelle scuole calcio locali. Fino ai primi incontri professionistici con la Lodigiani e l'arrivo alla Roma. L'esordio in Serie A a soli 17 anni contro il Brescia, con un Mazzone a fargli da chioccia e un Zeman che lo ha fatto esplodere fisicamente. La storia prosegue con lo scudetto del 2000, il mancato approdo al Real Madrid e la love story con Ilary viva ancora adesso contro ogni pregiudizio. Poi il Mondiale, fino agli ultimi 2 anni contro uno Spalletti dispotico. La pellicola, per come è impostata, scorre gradevolmente e coinvolge non solo il tifoso romano più accanito, ma anche chi ama il calcio in generale e perché no anche chi non è calciofilo. In fondo, Totti, oltre ad essere stato un grande calciatore, è anche un personaggio. Rimasto genuino e semplice fino al ritiro.
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jonnylogan
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domenica 22 novembre 2020
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il prodigio di porta metronia
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Agiografia dell’ex capitano romanista narrata con la voce dello stesso Francesco Totti e girata dal cinquantatreenne Alex Infascelli, noto per numeosi videoclip e per altrettanti film non certo di cassetta ma che come Il siero delle Vanità e Almost Blue, furono favorevolmente accolti dalla critica. Questa volta Infascelli ci porta nel cuore della Roma giallo rossa e alla vigilia dell’ultima gara giocata dal calciatore più rappresentativo della capitale. Vera icona e metro di giudizio per ogni bandiera del passato e del futuro. In un’epoca nella quale le bandiere sportive non sono più abituate a essere sventolate, il Totti calciatore, sempre affiancato e consigliato da amici e famigliari che appaiono in filmati di repertorio, decise di restare sempre a Roma, rifiutando le avances di club ben più prestigiosi per potersi trasformare in un’icona che nella Roma, squadra per la quale tifava fin dall’infanzia, non ha visto solo un club calcistico ma un modo per potersi affermare e restituire qualche cosa alla propria città.
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Agiografia dell’ex capitano romanista narrata con la voce dello stesso Francesco Totti e girata dal cinquantatreenne Alex Infascelli, noto per numeosi videoclip e per altrettanti film non certo di cassetta ma che come Il siero delle Vanità e Almost Blue, furono favorevolmente accolti dalla critica. Questa volta Infascelli ci porta nel cuore della Roma giallo rossa e alla vigilia dell’ultima gara giocata dal calciatore più rappresentativo della capitale. Vera icona e metro di giudizio per ogni bandiera del passato e del futuro. In un’epoca nella quale le bandiere sportive non sono più abituate a essere sventolate, il Totti calciatore, sempre affiancato e consigliato da amici e famigliari che appaiono in filmati di repertorio, decise di restare sempre a Roma, rifiutando le avances di club ben più prestigiosi per potersi trasformare in un’icona che nella Roma, squadra per la quale tifava fin dall’infanzia, non ha visto solo un club calcistico ma un modo per potersi affermare e restituire qualche cosa alla propria città.
Partendo dalla biografia scritta a quattro mani dallo stesso ex capitano assieme al giornalista Paolo Condò, il film prende il via in un immaginario prepartita nell’attesa di scendere in campo per l’ultima volta e dopo venticinque anni da professionista, mentre l’uomo prima, e solo poi il calciatore, si gira per ripercorrere la propria infanzia e i primi calci tirati nella scuola calcio a pochi passi da casa e poi su fino ai successi, allo scudetto vinto nel 2001, al mondiale di Germania, ai battibecchi con gli allenatori e il pubblico, alle lacrime dei tifosi e la stima degli avversari.
Documentario che sarà molto apprezzato dai tifosi giallo rossi, ma film che al tempo stesso non riesce a catturare completamente gli interessi di uno spettatore neutrale e a digiuno d’italica pedata perché, nonostante il tentativo d’Infascelli di far recitare all’ex ragazzino prodigio il ruolo d’Io narrante, la pellicola non riesce a lasciare traccia di qualche cosa che vada oltre agli eventi sportivi fino a scivolare da quest’ultima in qualche cosa di più personale.
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