Lasciami andare

Un mistero che naviga tra i canali di Venezia

Quando fa da ambientazione a un film, Venezia ne diventa invariabilmente uno dei protagonisti. Quest' anno alla Mostra del cinema ce n' erano due: il documentario Molecole di Andrea Segre, dove una Venezia desertificata dal Covid diventava un' affascinante ghost town, e questo mystery di Stefano Mordini, che adatta alla città lagunare il romanzo americano Sei tornato di Christopher Coake. Lasciami andare ricorda per più di un aspetto un film del 1972, A Venezia un dicembre rosso shocking , basato su un soggetto di Daphne Du Maurier e diretto da Nicolas Roeg: stesso lutto di una coppia che a Venezia ha perduto un figlio, simile atmosfera invernale e misteriosa; salvo che, questa volta, la città è anche invasa dall' acqua alta. Dopo la morte del piccolo Leo, Marco e Clara si sono separati. Mentre la nuova compagna di Marco è incinta, entra nella vita dell' uomo una sconosciuta di nome Perla, che ha acquistato la sua vecchia casa. Dove - dice la donna - nella camera del figlio Giacomo appare un bambino. A differenza del film di Roeg, più che sul mistero Lasciami andare si concentra sulla psicologia del dolore per la perdita, mai sanata, di Leo. Se la regia di Mordini è limpida e ben padroneggiata, qui e là la narrazione perde il filo. Però non mancano affatto le suggestioni visive: soprattutto nella stanza del mistero, che fa pensare alla "camera obscura" del vedutista veneziano Canaletto. Nella parte del protagonista Stefano Accorsi dimostra di avere raggiunto la maturità professionale. Lo attorniano tre attrici scelte tra il meglio dello star-system nazionale (Maya Sansa, Serena Rossi, Valeria Golino), ma un po' sacrificate dai rispettivi ruoli.
Da La Repubblica, 8 ottobre 2020


di Roberto Nepoti, 8 ottobre 2020