Padrenostro

Un' infanzia dura nella notte della Repubblica

A non sapere che è ispirato a vicende autobiografiche, il film di Claudio Noce si potrebbe scambiare per un lavoro appartenente a un genere codificato, quasi da epigono. Il padre del regista, vicequestore a Roma, era stato vittima di un attentato da parte dei Nuclei Armati Proletari, in cui erano morti un agente della scorta e un componente del commando. Noce decide di fare i conti con la vicenda, ispirandosi liberamente a essa, ma lo schema che (soprattutto nella prima parte) utilizza è identico ai molti film e fiction tv che hanno raccontato gli anni 70 e la politica, filtrati o meno attraverso uno sguardo infantile. La ricostruzione d' epoca, le trasmissioni tv in bianco e nero, gli arredi, le musiche rimandano a un immaginario ormai logoro, cui il film non riesce a comunicare verità, e lo stile ogni tanto ha delle cadute vistose (l' attentato al ralenti con Buonanotte fiorellino in sottofondo). A metà film il poliziotto si trasferisce con moglie e figlio in Calabria, dove ancora vivono i suoi parenti. Lì il bambino ritrova uno strano ragazzo, un misterioso ribelle di poco più grande, che aveva incrociato a Roma. In questa seconda parte le immagini prendono più corpo (l' atmosfera ricorda alla lontana Io non ho paura di Salvatores), ma di nuovo lo scioglimento, troppo scritto, lascia interdetti.
Da La Repubblica, 5 settembre 2020


di Emiliano Morreale, 5 settembre 2020