Nomadland

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Un film di Chloé Zhao. Con Frances McDormand, David Strathairn, Linda May, Charlene Swankie.
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Titolo originale Nomadland. Drammatico, durata 108 min. - USA 2020. - Walt Disney uscita giovedì 29 aprile 2021. MYMONETRO Nomadland * * * 1/2 - valutazione media: 3,66 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Nomadland, coraggioso ma non troppo. Valutazione 4 stelle su cinque

di UrbanSolitude


Feedback: 100
martedì 11 giugno 2024

Fern (il meritato premio Oscar Frances McDormand)  viene travolta dalla chiusura della fabbrica di cartongesso in cui il marito lavorava. Il destino si accanisce su di lei. Rimasta vedova in una cittadella fantasma nel bel mezzo del deserto del Nevada dove i meccanismi del capitalismo più bieco che costruisce città e quartieri su misura del profitto, hanno deciso la nascita prima, e il totale abbandono poi, dell'insediamento urbano nato esclusivamente attorno a quella attività economica senza prospettarle alcuna soluzione alternativa, Fern rimane priva di una casa dove poter stare. Attraversa così gli Stati Uniti con il suo furgone, portando con sé solo alcuni scatoloni e ricordi indelebili. Il suo volto segnato dal dolore incrocia storie di senzatetto come lei.
Il suo senso di dignità e orgoglio la conducono in un ginepraio di lavori precari e sottopagati, e a dover rifiutare ogni aiuto stabile per la paura che un ennesimo terremoto, come un lutto o un rifiuto, possa farla ripiombare nella disperazione. Anche se Fern è una donna forte e tenace, la sua esistenza appare inesorabilmente così fragile. 
 
Anche se possono a tratti sembrarlo, le storie che si innestano nel film non sono scelte di vita, così come capiamo col passare delle sequenze che anche quella di Fern non può esserlo.
È una tappa obbligata, un girone dell'inferno sulla Terra alla quale esseri umani esausti e incompresi, si rifugiano ma per sognare un futuro migliore che non sembra essere a portata di mano, in cui intravedono fantasmi del passato e timori futuri.
Gli scenari mozzafiato in cui Fern è immersa sono un'intenzionale pugno nello stomaco alla crudezza della sua vita costantemente sul filo del rasoio. I lunghi silenzi di questa notevole pellicola non lasciano alcuno scampo alla superficialità o alla sottovalutazione dello spettatore. 
E mentre si riflette tra dialoghi volutamente sospesi e un montaggio netto che ci richiama alla responsabilità di una società dove le istituzioni lasciano indietro esclusione e marginalità, si è immersi in quella quotidianità così scarna e drammatica fino a temere che la protagonista possa non farcela. 
Il film non si perde nella retorica e né si piange addosso ma lascia che a parlare siano il susseguirsi degli eventi, l'alienazione dell'essere umano, il contrasto tra la miseria e il benessere anche ostentato di chi prospetta a se stesso rendite immobiliari.
La direzione della fotografia si sposa benissimo con ogni singolo istante nel quale i volti dei senzatetto, che non hanno mai perso una piccola speranza di felicità, ci riconsegnano l'immagine di una condizione esistenziale piena di ingegno, fratellanza, interessi e decoro.
Chloé Zhao alla regia ci indica i veri miserabili di questa storia. Non sono Fern o le sue amiche altrettanto povere e sorridenti. Sono i grandi assenti, che nella spietata prossemica diventano colpevoli di qualcosa che non c'è, e che si ostinano a mettere al centro di tutto l'idolatria del denaro nella falsa narrazione dei vincenti.  
Premiato con il Leone d'oro alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il Golden Globe per il miglior film drammatico e per la miglior regista, oltre a tre premi Oscar, rispettivamente per il miglior film, la miglior regia e la migliore attrice protagonista, Nomadland sarebbe potuto essere un capolavoro se la sceneggiatura, nata da un adattamento dall'omonimo libro della giornalista Jessica Bruder, fosse stata un po' più coraggiosa, caratterizzando anche la legittima rabbia di quei personaggi ingiustamente dimenticati e su cui ruota la trama del film, comprensibile rabbia che ritroviamo ad esempio in altri personaggi cinematografici, come ad esempio in Erin Brockovich. 
Le ferite dell'anima dei vari protagonisti del film riusciamo persino a respirarle minuto dopo minuto. Non si tratta di inguaribili bohémiennes, eppure sembra che il plot narrativo sia stato elaborato per tenere sopito qualsiasi intento più marcatamente politico. 

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