Lacci

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Un film di Daniele Luchetti. Con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno.
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Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 100 min. - Italia 2020. - 01 Distribution uscita mercoledì 30 settembre 2020. MYMONETRO Lacci * * 1/2 - - valutazione media: 2,87 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Benefiche dissonanze Valutazione 3 stelle su cinque

di fabbu


Feedback: 303 | altri commenti e recensioni di fabbu
giovedì 12 novembre 2020

La prima sensazione, di sollievo, con cui si esce dalla sala (nel frattempo richiusa) è quella di avere recuperato un piccolo grande patrimonio che si temeva disperso. Luchetti torna a fare con questo film il cinema che conoscevamo, dopo un periodo di appannamento e qualche concessione davvero di troppo al richiamo irresistibile del politically correct.
 
La forma del suo “Lacci” richiama la morfologia del “Lacci” primigenio, quello di Domenico Starnone: una compostezza scarna, più densa che si possa, all’interno della quale le dinamiche affettive dei personaggi si stagliano con una nettezza assoluta, concedendo poco o nulla alla ambiguità. Avendo inserito questa modalità espressiva nell’atmosfera saturata e disordinata degli anni settanta (altro che piombo!), fedelmente riprodotta, se ne ricava una piacevole dissonanza che rende la visione via via più eccitante, almeno nella prima parte del film.
 
Luigi Lo Cascio è perfettamente in parte, nonostante alcune scivolate sul napoletano abborracciato che rendono meno lineare la tenuta del personaggio; nel complesso però sa rendere in maniera compiuta il senso di disorientamento che poteva provare il “capofamiglia” piccolo borghese di quattro o cinque decenni fa, che si muoveva in una Italia confusa, arrivata così stanca da un trentennio di miracolo economico da non riuscire più ad indirizzare nessuno, tantomeno coloro che avrebbero dovuto caricarsi sulle spalle la tenuta della società stessa dall’alto della propria condizione di intellettuali.
Alba Rohrwacher fa proprio di tutto per adattare la sua abituale recitazione dimessa, quasi in sottrazione, ad una donna eccessiva e totalmente in preda delle proprie fragilità. Vanda si illude di poter sostenere il peso della complessità della sua condizione con la disordinata manifestazione delle sue pulsioni, tanto amorevoli quanto distruttive. È una donna da comprendere più che da categorizzare, e Rohrwacher riesce a dare forma assolutamente credibile ai suoi stati d’animo.
 
La cesura tra la prima parte del film e la contemporaneità, con il cambio degli interpreti e la comparsa dei figli adulti, è radicale.  Il disordine ambientale, così euforico, che avevamo osservato nella prima ora del film lascia il passo ai silenzi.
Certo, passano gli anni. Certo, i figli crescono. Certo, nel frattempo abbiamo avuto gli anni degli yuppies e poi Berlusconi, e poi l’Euro e poi ancora la crisi e poi ancora il commissariamento di una nazione allo sbando… Però che amarezza! E Luchetti pare abbia deciso di rincarare la dose: la casa di Vanda e di Aldo è un mausoleo, zeppa di oggetti, tutti lì a richiamare una felicità che avrebbe dovuto arrivare e non ha trovato la strada. Nel quartiere bene non c’è un suono, non una macchina parcheggiata, solo fattorini in (apparente) malafede. La seconda casa al mare è un oceano di solitudine, e quando ci si concede il lusso di staccare la spina, si ritorna alla base prima di quanto preventivato.
 
Una disillusione totalizzante, che promana con bravura sui volti confusi e sconfortati di Giovanna Mezzogiorno e di Giannini junior. Due fratelli che conducono una vita sempre in procinto di partire, e che però almeno riescono a mantenere viva una complicità giocosa, prima alleata contro la disperazione.
La loro salutare, imperiosa ribellione finale, che manda a scatafascio una intera fenomenologia genitoriale più che le paludate librerie della casa di famiglia, è la conclusione perfetta. E si esce dalla sala sperando che sia anche un ponte per poter condurre la seconda parte della loro esistenza in modo meno condizionato.
 
Infine, va dato merito a Linda Caridi di averci regalato i tratti di una donna rilucente e onesta fino alla fine. Lidia sa reggere il peso delle conseguenze delle sue scelte con la compostezza che solo il sapere amare pienamente riesce a dare. Una donna inattaccabile – e perdente, ahimè.
 
Grazie Luchetti, l’ora e mezza trascorsa in tua compagnia ci ha rimessi in armonia con le brutture inespresse del momento!

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