Ancora una volta Francesca Archibugi (leggo insieme ai cosceneggiatori Virzì e Piccolo) tira fuori un film che rivela tutti i suoi clichés, tutti i suoi schemi mentali e prevenzioni nei confronti del genere umano (soprattutto del da lei perennemente bistrattato genere maschile).
Radicata nella sua visione vetero-femminista, mette al centro della famiglia protagonista un omuncolo,Luca, che,schiavo dei suoi ormoni, dopo aver messo al mondo un figlio adolescente con una ricca romana, figlia di un importante avvocato maneggione,sta ora insieme ad una avvenente coattella,Susy, ex-ballerina frustrata, che corre freneticamente tra i suoi impegni di insegnante di boxing-gym, casalinga e soprattutto madre di una bimba sofferente di una grave forma di asma. E che però (Luca) alla prima occasione, salterà addosso alla giovane collaboratrice au-pair, una irlandesotta studente di storia dell'arte.
Seguendo i problemi di salute della bambina, Susy incontrerà un bravo pneumologo pediatrico, iintelligente e professionale, che curerà per bene la figlia e col quale avrà un fugace momento di tenerezza nel di lui studio,..... e che in seguito lei provvederà a trattare come carta igienica quando si presenterà, gentile e premuroso, alle esequie dell'ex suocero-avvocato del marito (per evitare le sue avances e "salvare" così la sua famiglia??!!!)
Non manca neanche il momento di antiitalianità - retaggio forse della sua mentalità evidentemente ancora vetero-comunista- quando, indecisa se dire o no a Luca che aspettava un bambino,davanti alle Chiese gemelle di Piazza del Popolo se ne esce con un giudizio tranchant sugli italiani "geniali e ingannevoli", come il Bernini che ha progettato due Chiese che sono gemelle solo apparentemente.
Non manca l'antireligiosità (nell'immagine delle suore che goffe intravedono la scena di sesso tra l'irlandese e Luca in auto, e soprattutto nella scelta dell'aborto salvifico), nè una oramai patetica solidarietà tra donne riproposta, come da manuale, persino nella spiegazione del termine "moicanella" all'aereoporto.
Insomma non manca quasi nulla di quella ormai molto obsoleta chiave di lettura.
Non è sufficiente a mio avviso per restituirgli dignità la scelta finale di Luca di rifiutarsi di sputtanare con un articolo l'ex suocero, per proteggere il figlio, nè il suo voltarsi all'aereoporto con lieve ritardo rispetto a quanto atteso dalla ragazza, che sta per imbarcarsi sull'aereo per l'Irlanda.
Uniche note positive l'interpretazione della Ramazzotti, sempre piuttosto brava oltre che di bella presenza scenica, e della ragazza irlandese.
Piuttosto insignificante, a mio avviso -ed anzi l'ennesima ridicolizzazione tramite cliché di una particolare figura maschile- la figura del perito vicino di casa, che forse invece per la regista dovrebbe essere una figura positiva. Sicuramente però ci fa, con le sue ultime battute davanti a Susy , riflettere: è meglio la vita movimentata ed incasinata di quella famiglia o la solitudine dignitosa di quel buffo emarginato?
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