carloalberto
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giovedì 23 gennaio 2020
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al bivio
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Come tanti horror e thriller ambientati in freddi paesaggi innevati, il film si avvale delle atmosfere invernali colorate di bianco glaciale per suscitare sensazioni di abbandono e vuoto interiore che si riverberano empaticamente dai personaggi, anime, un tempo, ormai cristallizatesi in fantasmi, sopravvissute a dolori insopportabili, le cui passioni cruente, al loro primo manifestarsi, si solidificano all’istante in stalagmiti, sprofondanti in abissi che si aprono, a inghiottire il residuo di umanità lasciata intatta dagli autori (Severin Fiala e Veronika Franz) per animare il dramma, in laghi ghiacciati che nascondono interi mondi inesplorati, i segreti della psiche di un’anima ferita da una insana relazione con un genitore ossessionato da idee maniacali da setta religiosa, il peccato, l’espiazione, la catarsi mediante auto-supplizio per l’ascesa finale al paradiso.
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Come tanti horror e thriller ambientati in freddi paesaggi innevati, il film si avvale delle atmosfere invernali colorate di bianco glaciale per suscitare sensazioni di abbandono e vuoto interiore che si riverberano empaticamente dai personaggi, anime, un tempo, ormai cristallizatesi in fantasmi, sopravvissute a dolori insopportabili, le cui passioni cruente, al loro primo manifestarsi, si solidificano all’istante in stalagmiti, sprofondanti in abissi che si aprono, a inghiottire il residuo di umanità lasciata intatta dagli autori (Severin Fiala e Veronika Franz) per animare il dramma, in laghi ghiacciati che nascondono interi mondi inesplorati, i segreti della psiche di un’anima ferita da una insana relazione con un genitore ossessionato da idee maniacali da setta religiosa, il peccato, l’espiazione, la catarsi mediante auto-supplizio per l’ascesa finale al paradiso.
In superficie c’è il cottage isolato, claustrofobico specchio della casa di bambole, in cui si muovono come marionette i tre protagonisti della vicenda, azionati dalle forze invisibili perennemente all’opera nel mondo, l’amore, l’odio, la sete di vendetta, il tormento del passato, la paura della morte, l’incognita dell’aldilà, la follia come cura.
La trama, forse troppo presto, porta ad un bivio con due sole alternative purtroppo entrambe prevedibili e già sperimentate nella cinematografia di genere, con risultati tuttavia decisamente migliori, “The others” o “Scappa - Get Out”? Ma la tensione pur decrescendo rovinosamente alla svolta, decisiva per le sorti del film, in una delle due possibilità annunciatesi con largo anticipo, ha fatto la sua parte reggendo fino a quel momento cruciale la pellicola, grazie soprattutto alla bravura degli attori, in particolare di Riley Keough e di Jaeden Martell, rispettivamente apprezzati, nella “Casa di Jack” e in“It”.
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elgatoloco
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lunedì 27 luglio 2020
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horror fantastico in interni terrifici
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Severin Faila e Vernoika Franz, in questo"THe Lodge"(2019, scritto dai registi con Sergio Casci)è il tipico esempio di un horror rigorosamente in interni(baita superaaredata quanto inquietante, in zona montuosa"rgiorosamente"imprecisata, molto distante dalla città), dove la capacitò tecnico-registica è notevole(gli autori hanno altre esperienze registicvo-autoriali dietro di sé, peraltro), nel rendere l'angoscia dei luoghi chiusi(agorafobia, ma non solo...sindrome dei luoghi chiusi, se vogliamo), salvo una "escapade"in una sorta di perimetro esterno prospiciente la casa, completamente ghiacciato, data la stagione invernale(dicembre-gennaio).
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Severin Faila e Vernoika Franz, in questo"THe Lodge"(2019, scritto dai registi con Sergio Casci)è il tipico esempio di un horror rigorosamente in interni(baita superaaredata quanto inquietante, in zona montuosa"rgiorosamente"imprecisata, molto distante dalla città), dove la capacitò tecnico-registica è notevole(gli autori hanno altre esperienze registicvo-autoriali dietro di sé, peraltro), nel rendere l'angoscia dei luoghi chiusi(agorafobia, ma non solo...sindrome dei luoghi chiusi, se vogliamo), salvo una "escapade"in una sorta di perimetro esterno prospiciente la casa, completamente ghiacciato, data la stagione invernale(dicembre-gennaio). Ma c'è indubbiamente di più: l'atroce senso della morte(all'inzio del film, apprendendo che il marito, da cui ha avuto un figlio adolescente e una figlia preadolescente, che intende sposarsi con un'altra donna, la prima moglie e madre dei figli si spara, dunque pone, per così dire, il"marchio dlela morte"in quella baita-casa di montagna), l'ossessione religiosa(la nuova moglie dlel'uomo e matrigna non amata, da predolscente era stata in una setta di fanatici religiosi teorizzanti- e praticanti il suicidio...)sempre collegato al senso fobico del peccato e all'attesa della morte, con relativa punizione o perdono("Purgatorio"). Se il film da questo punto di vista è certamente valido, se il "gioco vale la candela"(espressione proverbiale non del tutto fuori luogo, dato che si "gioca"sempre, in film come questi, sulla dicotomia luce-buio)tecnicamente, dal punto di vista della produzione di senso rimane aperto l'interrogrativo se il film voglia criticare il fanatismo religioso o in qualche modo(come ricezione di contenuti dlel'inconscio collettivo)vi ricada. Interpreti(solo cinque, in definitiva) non travolgenti ma adatti alla veicolazione di significati e alla produzione di senso. El Gato
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salcat
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giovedì 6 agosto 2020
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the overlook lodge
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Il film gioca con la tensione dello spettatore che viene mantenuta fino alla fine nonostante il suo percorso (quanto meno per chi ne mastica) appaia quasi limpido e scontato. I rimandi ai cult di genere sono disseminati lungo tutta la pellicola e non sono mai banali, sembrando viceversa "interiorizzati" e rielaborati dai registi. Viene quasi subito in mente "Shining" per il contesto, i soggetti coinvolti e, per certi versi, per la follia che li accomuna. Se Kubrick dà l'impronta, i rimandi al cinema d'autore non finiscono qui. L'ambientazione glaciale risente, in maniera più che palese, di influenze "carpenteriane", citato (addirittura) in modo diretto ed indiretto in una scena del film.
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Il film gioca con la tensione dello spettatore che viene mantenuta fino alla fine nonostante il suo percorso (quanto meno per chi ne mastica) appaia quasi limpido e scontato. I rimandi ai cult di genere sono disseminati lungo tutta la pellicola e non sono mai banali, sembrando viceversa "interiorizzati" e rielaborati dai registi. Viene quasi subito in mente "Shining" per il contesto, i soggetti coinvolti e, per certi versi, per la follia che li accomuna. Se Kubrick dà l'impronta, i rimandi al cinema d'autore non finiscono qui. L'ambientazione glaciale risente, in maniera più che palese, di influenze "carpenteriane", citato (addirittura) in modo diretto ed indiretto in una scena del film. L'interno della casa, stretto e angusto, che stride con l'imponenza del suo prospetto, le porte (con maniglie leggermente più sù e vetro opaco), i contrasti di luce nelle riprese notturne fanno ricordare il cinema di Dario Argento. Azzeccatissima la scelta, un po' più moderna, delle riprese fisse: rendono tutto un po' più reale quasi come se lo spettatore stesse guardando la scena da un impianto di videosorveglianza. Venendo alla trama e, in particolar modo, ai c.d. "colpi di scena" gli stessi vengono spiattellati nudi e crudi, quasi a voler accontantare anche il pubblico un po' più esigente. Per la cottura, ci sia affida alle scene successive un po' più lente. Ottima, infine, l'interpretazione dei tre attori principali. Insomma... un buon film di intrattenimento (ma nulla più!)
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