Selfie |
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Un film di Agostino Ferrente.
Con Alessandro Antonelli, Pietro Orlando
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 78 min.
- Francia, Italia 2019.
- Cinecittà Luce
uscita giovedì 30 maggio 2019.
MYMONETRO
Selfie
valutazione media:
3,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Avventura nella città vuota
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Due ragazzi soli in una città spopolata dalle vacanze. Due sedicenni amici come lo si è solo a quell'età, ma con vite e caratteri molto diversi. Un'avventura che nasce da una scommessa ma dribbla gli ostacoli a colpi di lirismo e invenzioni. Il lirismo ingenuo e potente di un film girato direttamente dai due protagonisti col cellulare ma rielaborato, montato, musicato dal regista Agostino Ferrente. Nessun ricatto dunque, niente patetismi, nessuna estetizzazione della miseria o della violenza. Alessandro e Pietro sono napoletani ma potrebbero anche non esserlo, per paradosso. Tutto nelle loro vite parla di questa città con cui non si finisce mai di fare i conti, ma tutto appunto parte da loro e a loro ritorna. Loro due, con i loro corpi, le loro paure, i loro sentimenti. Non c' è niente di peggio, infatti, che un film ostaggio del proprio soggetto. Specie se è un soggetto drammatico e già saturo di immagini e di senso. Ma Ferrente, che ha fatto (con Giovanni Piperno) lo struggente "Le cose belle", questo lo sa. Alessandro e Pietro, dunque, vivono nel rione Traiano. Il primo fa il barista, il secondo è un barbiere disoccupato, così disoccupato che per tenersi in esercizio in una delle scene più belle fa un magnifico shampoo con taglio ad Alessandro. Entrambi erano amici di Davide Bifolco, il ragazzo scambiato per un ricercato e ucciso da un carabiniere nel 2014. Ma questo delitto, e tutto ciò che rappresenta in termini di dolore e paura, non incombe sul film. Semmai lo accompagna, come una nota grave fra le altre, in una partitura che accoglie ed esalta ogni dettaglio della vita di Pietro e Alessandro - una vita che è già messa in scena - fino a iscrivere questi due amici tra le grandi coppie dello schermo. Questione di cinema, appunto, cioè di corpi, di sguardi, di non detto. Di respiro. Che si concedano un tuffo al mare, o discutano se inserire o meno nel film certi coetanei che giocano ai camorristi («Mica ci devono stare solo le cose belle» protesta Pietro) che Alessandro racconti un sogno (scena memorabile) o vada sulla tomba di Leopardi per gettare in faccia alla professoressa che lo bocciò una lettura dell' Infinito personale quanto sbalorditiva, "Selfie" resta posseduto dalla vertigine di quel preludio di Nino Rota scovato chissà come da Pietro. Un monito, e una speranza. Per Napoli e per il cinema.
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