Ritratto della giovane in fiamme

“L’uguaglianza è un sentimento dolce da provare”.
Così è stata scritta la storia e così hanno lavorato. Ritorna il guardare e l’essere guardato. La collaborazione fra artista e oggetto, che diventa soggetto, sono entrambe creatrici. La visione di Heloïse brilla. Gli uomini non sono presenti fisicamente ma la loro autorità si, nonostante ciò le donne per qualche giorno riprendono le redini del proprio destino e sono libere di essere. La fotografia di Claire Mathon è impressionante.
Celine Sciamma non fa altro che legittimare quello che è vedere il mondo dal punto di vista delle donne. Una sceneggiatura precisa, piena di riferimenti (la sovrapposizione di visi come in Persona e Point Court, Lezioni di piano), il mito di Orfeo ed Euridice paradigma delle protagoniste.
È una storia lesbica che parla il linguaggio universale dell’amore. Amare non è possedere qualcuno e il sentimento non finisce necessariamente con il termine della relazione. Un duo di attrici rare, che si sorprendono e ci sorprendono.
C’è il desiderio, il ritmo della narrazione va in sincronia col battito del cuore, proprio come quando ci si innamora. E poi c’è l’unicità: quella di un sorriso accennato, una singola lacrima e lo scoppio di una tempesta estiva in sottofondo.

Il mondo cinematografico estero dopo Ritratto della giovane in fiamme cambierà, più diverso, più inclusivo, "intersezionale". Forse è la volta buona che anche il nostro si smuoverà. Io, intanto, ringrazio Celine Sciamma per tutto quello che fa.