DISCLAIMER: la recensione contiene piccoli spoiler necessari alla recensione stessa, comunque marginali e non determinanti ai fini alla trama centrale.
Tra i film più attesi dal pubblico “di massa” del mondo del cinema c’era sicuramente IT - Capitolo II, segmento conclusivo della rilettura dell’omonimo capolavoro di Stephen King da parte del regista argentino Andrés “Andy” Muschietti.
Partiamo dal presupposto che chi ha letto (come me) e amato il romanzo di King vive serafico con la consapevolezza che mai al cinema si potrà vedere qualcosa che eguagli il celebre romanzo: è vero, questo spesso accade per ogni trasposizione cinematografica originata da romanzi di successo, ma per IT è un discorso ancor più affermato, vista la complessità e la mole dell’opera, ma soprattutto vista la presenza di scene molto più devastanti di qualsiasi scena proposta nelle opere cinematografiche derivate, e che per tal motivo MAI approderanno sugli schermi cinematografici o televisivi.
Partendo, invece, dalla fine se un horror (o presunto tale) arriva a farti ridere e a farti uscire dalla sala indifferente e non “disturbato" c’è qualcosa che non va.
E in effetti, a volerla dire tutta, in IT 2 di cose che non vanno ce ne sono molte.
Muschietti pecca di eccessiva compiacenza verso sé stesso e confeziona un film al limite del ridicolo: capire da che punto partire è cosa ardua perché, credetemi, in questo film ci sono troppe cose che non vanno, talmente banali e improbabili da suscitare ilarità tra il pubblico.
L’esecuzione tecnica e registica non è contestabile (e ci mancherebbe, con tutti i soldi che ci hanno speso) ma quella di Muschietti è una regia senza anima. Blanda, insipida e austera: in quasi tre ore di film (TRE ORE) non c’è una singola sequenza, un singolo passaggio di macchina, una singola carrellata o inquadratura che ti faccia destare, ora dal torpore, ora dalle risate, e susciti in te attenzione o particolare apprezzamento per l’occhio con cui il regista ha deciso di narrare la sua storia.
Ecco, altro problema, la storia: dalla visione di Muschietti IT non trasmette il minimo di cattiveria o spietatezza che traspare invece dal romanzo, è piuttosto un clown psicopatico con disturbi della personalità e manie di egocentrismo che si diverte a diventare ora una mummia infoiata che cerca di slinguarsi Eddie Kaspbrak, ora un volpino (sì, UN VOLPINO), e che si diverte, ripetutamente e sempre secondo lo stesso reiterato schema, a far esplodere come idranti giovani indifesi per puro vezzo personale.
Terzo problema: gli EFFETTI SPECIALI. Qui proprio non so dove partire, un uso della CGI (peraltro fatta malissimo) spudorato e quasi perseguibile penalmente. Grazie alla magica arte della computer grafica IT si diverte a passare da una creatura imbarazzante (e al limite del comico) ad un’altra: prima una mummia con due metri di lingua che inizia a vomitare su Eddie Kaspbrak sotto un’improbabile musica in stile Dirty Dancing, poi una simpatica vecchietta che dopo una paralisi di qualche secondo in stile Andreotti da Paola Perego (roba che io sari già scappato ai 200km/h) decide di andare a sfornare dei biscotti per la povera Beverly Marsh completamente nuda (ovvio, no?). Roba degna delle migliori (o peggiori) commedie.
Punti di forza: buona prova attoriale e il sempre immenso Richie Tozier il cui umorismo caustico strappa sempre un sorriso (ma non farà mai ridere come IT che diventa un volpino).
Big Love per la breve ma fantastica (specie per gli aficionados) comparsa del Maestro King, anche se io, fossi stato in lui, più che fare la comparsa avrei citato in giudizio Muschietti e la crew artistica richiedendone la condanna ai lavori forzati e la radiazione dal mondo del cinema.
Definire quest un film horror è un insulto a decenni di cinema di genere.
In conclusione: un film imbarazzante nel pieno senso della parola, un film che non spaventa e che fa ridere. Anzi, l’unica cosa che fa è farvi venire voglia di cercare Muschietti e farvi dare indietro i soldi del biglietto.
Valutazione: 4/10
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