inesperto
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sabato 1 febbraio 2020
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contro la pena di morte
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Questo biopic/drama di forti contenuti ricorda in parte due passati successi dello stesso filone come Hurricane ed Erin Brockovich. Negli anni '80, in Alabama, il razzismo permeava ancora così pesantemente il tessuto sociale da deviare persino il sistema giudiziario, oltre al corpo di polizia. Un avvocato di colore, laureato ad Harvard, che crede ancora che la nostra vita valga più della cosa peggiore che abbiamo fatto, decide di battersi per i condannati a morte (in maggioranza neri) che non hanno ricevuto un'adeguata assistenza legale nell'ambito di processi proceduralmente discutibili. La sfida è improba ma l'umanità e la volontà, alla fine, riescono ad avere la meglio sul bigottismo ed i pregiudizi, e riescono a salvare un uomo innocente da un destino ingiusto.
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Questo biopic/drama di forti contenuti ricorda in parte due passati successi dello stesso filone come Hurricane ed Erin Brockovich. Negli anni '80, in Alabama, il razzismo permeava ancora così pesantemente il tessuto sociale da deviare persino il sistema giudiziario, oltre al corpo di polizia. Un avvocato di colore, laureato ad Harvard, che crede ancora che la nostra vita valga più della cosa peggiore che abbiamo fatto, decide di battersi per i condannati a morte (in maggioranza neri) che non hanno ricevuto un'adeguata assistenza legale nell'ambito di processi proceduralmente discutibili. La sfida è improba ma l'umanità e la volontà, alla fine, riescono ad avere la meglio sul bigottismo ed i pregiudizi, e riescono a salvare un uomo innocente da un destino ingiusto. Tratto da una storia vera che si è dilatata nei decenni fino ai giorni nostri. Nel cast brilla l'eccellente Jamie Foxx; l'azzardo di far vestire a Michael B. Jordan i panni di un difensore idealista paga. Brie Larsson, stavolta un po' in secondo piano, è comunque sempre piacevole da seguire.
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jonnylogan
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martedì 4 febbraio 2020
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il colore della giustizia
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Walter McMillian, un boscaiolo di Monroeville, in Alabama, viene arrestato con l’accusa di aver assassinato una diciottenne all’interno di una lavanderia. A difenderlo, dopo che i primi processi lo avevano spinto nel braccio della morte, se ne occupa un giovane avvocato idealista proveniente da Harvard.
Scoprire che in una società elitaria e soprattutto in alcune sue aree, la giustizia funzioni a strappi e sussulti, colpendo in molte occasioni prima di tutto il colore della pelle dell’imputato non è certo una novità. Scoprirlo attraverso le scelte di vita di un giovane avvocato con le fattezze di Michael B. Jordan, amante della giustizia e idealista quanto basta per arrivare ad un’assoluzione per buona parte dei propri clienti, tutti assistiti rigorosamente pro-bono, prova come il sistema contenga falle evidenti.
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Walter McMillian, un boscaiolo di Monroeville, in Alabama, viene arrestato con l’accusa di aver assassinato una diciottenne all’interno di una lavanderia. A difenderlo, dopo che i primi processi lo avevano spinto nel braccio della morte, se ne occupa un giovane avvocato idealista proveniente da Harvard.
Scoprire che in una società elitaria e soprattutto in alcune sue aree, la giustizia funzioni a strappi e sussulti, colpendo in molte occasioni prima di tutto il colore della pelle dell’imputato non è certo una novità. Scoprirlo attraverso le scelte di vita di un giovane avvocato con le fattezze di Michael B. Jordan, amante della giustizia e idealista quanto basta per arrivare ad un’assoluzione per buona parte dei propri clienti, tutti assistiti rigorosamente pro-bono, prova come il sistema contenga falle evidenti. Alla sua quarta pellicola, ma al suo primo blockbuster, Destin Cretton firma una sceneggiatura a quattro mani assieme Andrew Lanham, riuscendo ad rielaborare l’omonimo romanzo dell’avvocato Stevenson, riguardante il caso McMillen, e l’impatto che per lui ebbe l’essere arrivato dal nord in uno degli stati più rurali e pieno di preconcetti di tutta la nazione. Il percorso di Stevenson nella comunità di Monroe fu difatti costellato di avvertimenti e minacce, da sguardi torvi dei locali contro la sua persona portandolo a radicalizzarsi ancora di più della correttezza delle sue convinzioni. Jordan e Foxx lavorano spalla a spalla in un crescendo di evidente pathos, riuscendo a confezionare un legal-drama pieno di energia con un evidente messaggio anti pena capitale. Al tempo stesso i due non riescono però ad aggiungere nulla di nuovo a una convinzione diffusa e ampiamente discussa nel corso di molti altri film del medesimo genere, a iniziare da Il buio oltre la siepe, più volte citato nel corso della pellicola a causa della location nel quale si svolse il romanzo di Harper Lee, sino ad arrivare a Mississippi Burning di Alan Parker. Alla fine è proprio questo il limite di una pellicola dal valore civile prezioso e potente e che non lascia di certo indifferenti gli spettatori, ma che rischia di smarrirsi nel mezzo di prodotti dal messaggio molto simile.
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fabriziog
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domenica 9 febbraio 2020
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razzismo.giustizia,pena di morte negli usa
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Alla corposa produzione cinematografica sulla questione razziale negli Stati Uniti, in merito al sistema giudiziario americano che porta alla condanna molti neri solo per il colore della pelle e relativa alla pena di morte e alla “vecchia scintillante” che uccide crudelmente colpevoli e innocenti (1 su 9), in questi giorni si è aggiunto un ulteriore tassello cineastico: “Il diritto di opporsi” (che riprende il titolo “Il diritto di contare” di Theodore Melfi) di Destin Daniel Cretton.
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Alla corposa produzione cinematografica sulla questione razziale negli Stati Uniti, in merito al sistema giudiziario americano che porta alla condanna molti neri solo per il colore della pelle e relativa alla pena di morte e alla “vecchia scintillante” che uccide crudelmente colpevoli e innocenti (1 su 9), in questi giorni si è aggiunto un ulteriore tassello cineastico: “Il diritto di opporsi” (che riprende il titolo “Il diritto di contare” di Theodore Melfi) di Destin Daniel Cretton.
La storia lascia sgomenti anche perché è ambientata nell’Alabama (storicamente razzista) fra il 1987 e il 1992, quindi in tempi relativamente recenti.
La trama è vera e narra di un giovane black uscito da Harvard, Bryan Stevenson - con una inevitabile brillante carriera dinanzi - che, invece, impegna il proprio tempo – con tutti i rischi del caso – ad aiutare legalmente i disperati gettati nel braccio della morte anche solo per ragioni lombrosiane.
La battaglia dell’avvocato Stevenson (l’abilissimo Michael B. Jordan) nelle aule di (in)giustizia a stelle e strisce per dimostrare la palese innocenza di Walter McMillian, interpretato dal grande Jamie Foxx (ve lo ricordate protagonista in “Django Unchained” di Quentin Tarantino?), fa alzare abbondantemente le transaminasi allo spettatore.
L’approccio filmico del regista ricorda “Amistad” di Steven Spielberg quando i coprotagonisti siedono dinanzi alla Corte Suprema dell’Alabama e “Dead Man Walking” di Tim Robbins nello sviluppo scenico del tragitto dalla cella al luogo della esecuzione, senza tralasciare “Selma – la strada per la liberta” di Ava DuVernay e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” di Martin McDonagh.
Pellicola didattica e didascalica, “Il diritto di opporsi entra nella sanguinolenta carne viva della (persistente) tragedia della discriminazione negli States senza sbavature né eccessi: il garbo va a braccetto con la “banalità del Male”.
Fabrizio Giulimondi
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fabio silvestre
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sabato 5 febbraio 2022
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la storia vera di un avvocato di colore "pro bono"
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Il film è tratto da libro scritto dall'avvocato di colore Bryan Stevenson, qui interpretato da Michael B. Jordan, che dopo essersi laureato in legge ad Harward decide di lavorare "pro bono" in Alabama per un'associazione che difende i diritti dei detenuti nel braccio della morte. Bryan segue in particolare la vicenda giudiziaria di Walter McMillian alias Jonny D. (Jamie Foxx) ingiustamente accusato di avere ucciso una giovane ragazza bianca in una lavanderia. Nonostante non si trovasse nel luogo dell'omicidio, Walter, sposato con 2 figli, viene arrestato grazie ad una "falsa testimonianza". Si assiste quindi all'impegno dell'avvocato per trovare altre "vere" prove e far riaprire il caso.
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Il film è tratto da libro scritto dall'avvocato di colore Bryan Stevenson, qui interpretato da Michael B. Jordan, che dopo essersi laureato in legge ad Harward decide di lavorare "pro bono" in Alabama per un'associazione che difende i diritti dei detenuti nel braccio della morte. Bryan segue in particolare la vicenda giudiziaria di Walter McMillian alias Jonny D. (Jamie Foxx) ingiustamente accusato di avere ucciso una giovane ragazza bianca in una lavanderia. Nonostante non si trovasse nel luogo dell'omicidio, Walter, sposato con 2 figli, viene arrestato grazie ad una "falsa testimonianza". Si assiste quindi all'impegno dell'avvocato per trovare altre "vere" prove e far riaprire il caso. La pellicola si avvale di una discreta sceneggiatura anche se presenta un ritmo eccessivamente lento che ricade poi su una lunga durata (2 ore e 15 minuti). Il cast di attori è all'altezza della situazione e oltre ai 2 protagonisti si segnala la particina di Brie Larson. Il tema della pena di morte, sempre attuale, ci viene rappresentato in tutta la sua crudeltà soprattutto psicologica dei condannati. In definitiva un buon film che si lascia vedere; voto: 6/10.
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