Tim Burton è tornato! Dopo un breve periodo di assenza finalmente ritorna con Dumbo, rivisitazione del quarto grande classico Disney uscito nel 1941 che salvò l’azienda dalla bancarotta, a causa dello scarso successo di Fantasia e di Pinocchio.
Basato sulla storia scritta da Helen Aberson e illustrato da Harold Pearl, e pubblicato nel 1939 dalla Roll-a-Book. Il nome del personaggio in originale è Jumbo Jr., ma il soprannome gli viene dato da una delle elefantesse sue madrine e deriva dalla parola inglese "dumb" ("stupido", "muto"), mentre in Italia viene chiamato Dumbo Jumbo.
Si tratta dell'unico personaggio disneyano protagonista di un film che porta il suo nome a non dire una parola durante tutto il film. parlerà solamente nella serie televisiva a pupazzi dedicata al film, Dumbo's Circus (inedita in Italia), nella quale diventa un elefantino adolescente.
Dopo il successo de La bella e la bestia e Il libro della giungla, Walt Disney continua a rinfrescare i suoi classici e ora si aggiunge Dumbo, diretto da Tim Burton con Colin Farrell, Danny DeVito, Michael Keaton e Eva Green. Oltre alla storia del famoso elefante dalle orecchie grandi, si attendono anche Mulan e Aladdin nel progetto di remake in live-action dei più importanti film di Walt Disney. Se Michael Keaton, dunque, torna per la terza volta a lavorare con il regista di Beetlejuice, Batman e Batman - Il ritorno, Colin Farrell si troverà per la prima volta sul set di Tim Burton nel ruolo del protagonista vinto per un soffio. Per la parte di Holt concorrevano, infatti, anche Chris Pine e Will Smith, scelto invece per Aladdin.
ll film di Tim Burton si discosta dall’originale a un certo punto della pellicola e ne amplia i confini ponendosi come seguito ufficiale del film originale.
Il film riesce a cogliere moltissimi elementi dei primi anni del secolo scorso e farli esplodere attraverso dei personaggi particolari compreso lo stesso Dumbo. Per esplodere si intende darli una loro motivazione sulla perdita di un loro caro come la madre dell’elefantino che sarà uno degli elementi cardine del film.
Burton colui che ha ancora paura dei clown riesce a risaltare le loro emozioni e a mostrare dei personaggi che una volta venivano considerati al di fuori della società. La pellicola fa anche riferimento alla Famiglia di Saltimbanchi un opera del Periodo rosa di Picasso.
Tutti i personaggi sono differenti, e nonostante siano stati riprodotti come un gruppo, tutti sembrano sconnessi tra loro e sembrano essere completamente isolati, come si può notare dai loro sguardi e gesti, che li portano ad isolarsi reciprocamente. Secondo alcuni studi, questa rappresentazione di saltimbanchi isolati e poveri potrebbe essere un’allusione alla mesta e povera situazione dello stesso Picasso e alla sua cerchia.
Il film si apre come un viaggio che ti introduce nel mondo del circo con i classici stili di Tim Burton, espressionismo tedesco, atmosfere gotiche e pochissime ambientazioni alla luce del sole, tutto in chiave dark. La pellicola è accompagnata da una colonna sonora che farà venire i brividi, composta dal grandissimo Danny Elfman.
Le inquadrature pur non essendo così eclatanti in alcune situazioni, nei momenti di tensione del film sorprendono per la loro efficacia e da una computer grafica cura in ogni particolare. Un altro tema caro per Tim Burton è l’Espressionismo tedesco e cita registi del passato che resteranno sempre nella memoria del cinema come per l’appunto i fratelli Auguste e Louis Lumière.
La celebre scena degli elefanti rosa viene ripresa anche nel Dumbo di Tim Burton e lascio scoprire a voi come sarà. Molti atri temi della pellicola originale vengono ripresi ma semplificati, trattandosi di un film che si rivolge a un pubblico esclusivamente per bambini, nonostante le sue atmosfere gotiche.
Tuttavia di fronte a questi film in carne e ossa manca qualcosa. Manca l’ingenuità del disegno, manca la sua forza fantastica, la sua poesia, la capacità creativa e soprattutto manca quella libertà immaginifica che non rinchiudeva lo spettatore dentro la gabbia di un realismo diventato oggi l’unico metro per giudicare un film.
Dumbo sicuramente è il miglior prodotto dei Disney live-action degli ultimi anni e non mancherà di certo qualche lacrimuccia che faranno emozionare anche i più grandi.
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antonio montefalcone
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lunedì 8 aprile 2019
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dumbo torna a volare in un film live-action
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Tim Burton reinventa 'Dumbo' , mitico cartoon capolavoro della Disney del 1941, in un film live-action dilatato e raddoppiato nella sua durata e ampliato nel suo svolgimento narrativo. La pellicola conserva lo spirito fiabesco, ma ne evidenzia i lati più oscuri. I cambiamenti e le differenze rispetto all'originale sono tante, tra vecchi personaggi eliminati e new entry, tra sequenze modificate e altre replicate come sentite citazioni. Ma non è questo che rende più o meno interessante l'opera. Quanto piuttosto ciò che potrebbe renderla dignitosa tra pregi e difetti: la cifra stilistica di Burton, la sua attenzione verso freak ed emarginati dotati di profonda umanità, lo sguardo innocente e sensibile che ogni volta ci invita al rispetto e alla valorizzazione delle preziose diversità di ognuno.
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Tim Burton reinventa 'Dumbo' , mitico cartoon capolavoro della Disney del 1941, in un film live-action dilatato e raddoppiato nella sua durata e ampliato nel suo svolgimento narrativo. La pellicola conserva lo spirito fiabesco, ma ne evidenzia i lati più oscuri. I cambiamenti e le differenze rispetto all'originale sono tante, tra vecchi personaggi eliminati e new entry, tra sequenze modificate e altre replicate come sentite citazioni. Ma non è questo che rende più o meno interessante l'opera. Quanto piuttosto ciò che potrebbe renderla dignitosa tra pregi e difetti: la cifra stilistica di Burton, la sua attenzione verso freak ed emarginati dotati di profonda umanità, lo sguardo innocente e sensibile che ogni volta ci invita al rispetto e alla valorizzazione delle preziose diversità di ognuno. Perché in grado di fare la differenza, di riscattare identità ed esistenze, di alimentare sogni e affetti. Al di là di questo però, la pellicola, seppur coinvolgente, godibile e piacevole, sembra essere senza fascino e potenza emozionale. Se il prototipo commuoveva per la sua intensità, tenerezza e poesia, qui si avverte non soltanto la loro assenza ma anche una mancata voglia (o capacità) di approfondire il racconto, di elaborare un discorso, di riuscire a infondere forza e magia all'opera nel suo complesso. Tutto appare abbastanza piatto e convenzionale, prevedibile e poco originale: una giustapposizione di eventi collegati tra loro da meccanici snodi narrativi in cui i personaggi sembrano privi di psicologia. Colori, fotografia, scenografie, ritmo e musiche abbelliscono solo superficialmente ed esteticamente lo spettacolo, ma restano vuoti e di superficie. 'Dumbo' resta quindi un'opera riuscita a metà, un po' sospesa come il suo protagonista quando si alza in volo. Certamente un mix di azione e sentimenti, temi disneyani e burtoniani; un compromesso tra tradizione e innovazione, bello si, ma di una bellezza però comune e poco espressiva, che non incanta e non ti rimane dentro a lungo...
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