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Esordisco con questo commento dicendo subito che questo docufilm a me è piaciuto e l'ho trovato ben diretto e soprattutto ben fatto. Innanzitutto non avrebbe avuto senso una pellicola cinematografica se avesse mostrato integralmente le immagini di un concerto della band, dal momento in cui ogni periodo storico della loro carriera concertistica, dai lontani anni '80 fino alla loro storia recente datata 2017, è sempre stata fedelmente riprodotta ed immortalata dall'uscita di un DVD live ufficiale che ogni fan che si rispetti deve necessariamente conservare nella loro propria collezione personale. E difatti se non faccio male i conti, di supporti live ufficiali, tra VHs e DVD, ne sono stati pubblicati ben 8. Di conseguenza il regista Anton Corbijn ha pensato bene di regalare agli estimatori un film che mostrasse parallelamente alle immagini di una tappa dell'ultimo Tour 2017 del gruppo tenutasi a Berlino, le confessioni personali di alcuni fan ripresi nel corso di interviste in cui essi confidano al regista l'importanza che la musica dei Depeche Mode ha avuto nelle loro vite private e come essa abbia rappresentato un valido supporto affinché alcuni loro problemi esistenziali trovassero validi spiragli e soprattutto la forza di cambiare per poter riaffiorare dalla sofferenza. L'esperimento era già stato effettuato circa 30 anni fa con l'altrettanta pellicola a sfondo documentaristico dal titolo "101". Ma rispetto al film datato 1988, trovo sicuramente che "Spirits in the forest" porti con se significati molto più profondi e significativi relativamente alle storie private di alcuni appassionati della band. Se in "101" vennero presi a partecipare alle riprese, a seguito di una selezione particolare, alcuni giovani probabilmente per la loro estetica accattivante (caspita, come avrei voluto che "101" fosse durato almeno mezz'ora in meno, tagliando tante scene inutili riferite proprio ai fan protagonisti di allora) nell'attuale film, ho trovato commovente ed interessante che il regista ci abbia mostrato le vite comuni di alcuni giovani che poi si ritroveranno insieme per gioire ed applaudire la loro band preferita. E a tal proposito, come avrei voluto invece che "Spirits in the forest" durasse almeno una mezz'oretta in più. Effettivamente appena un'ora e 30 minuti mi è sembrato decisamente poco, soprattutto considerando la bellezza suggestiva delle immagini del concerto.
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