La vita straordinaria di David Copperfield

Che divertimento le disavventure di Copperfield

I lettori del romanzo di Charles Dickens, e gli spettatori dei film che ne sono stati tratti fin qui, non avrebbero certo immaginato una versione allegra delle disavventure del giovane orfano David Copperfield nell'Inghilterra vittoriana. Invece il regista Armando Iannucci (Morto Stalin se ne fa un altro), scozzese di origini italiane, ha parafrasato le tristi vicende e gli ambienti sinistri in un inaspettato feel-good-movie pieno di momenti di allegria, magari un po' forzati ma mai stonati né fuori luogo. Gli episodi del libro, fitti e densi, sono inquadrati da una cornice narrativa in cui David, sulla scena, racconta la propria storia a un pubblico trasportandolo attraverso scenografie accattivanti. Si va dalla nascita al secondo matrimonio della madre; dalle violenze del patrigno, che lo manda a Londra a lavorare nella sua fabbrica di bottiglie, al soggiorno presso il signor Micawber, brav'uomo oberato di debiti; fino all'affermazione come scrittore. Ci sono gli amici (la governante Peggotty, l'innamorata Agnes) e gli oppositori (l'odioso Murdstone, il perfido Uriah Heep). C'è una quota di critica sociale. Il tutto immerso in un bagno di humour e in un ritmo rapido, che dinamizza la vita dell'eroe. Anzi, La vita straordinaria di David Copperfield: come suona il titolo del film. La cosa più bizzarra è il cast multietnico, che affida i noti character ad attrici e attori con la pelle colorata dai più vari pigmenti; a cominciare dal David dell'attore anglo-indiano Dev Patel. Spesso il cinema è accusato di fare whitewashing sbiancando personaggi di altre razze. Questa volta, invece (vedi il caso attuale di Gal Gadot, accusata di leso color-conscious casting per il ruolo di Cleopatra), avviene l'opposto.
Da La Repubblica, 15 ottobre 2020


di Emiliano Morreale, 15 ottobre 2020