Babyteeth - Tutti i colori di Milla |
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Un film di Shannon Murphy (I).
Con Eliza Scanlen, Michelle Lotters, Toby Wallace, Sora Wakaki.
continua»
Titolo originale Babyteeth.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Australia, USA 2019.
- Movies Inspired
uscita giovedì 13 maggio 2021.
MYMONETRO
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Amore, famiglia e malattia: "Babyteeth", una sorpresa dall'Australia
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Non avevamo capito niente. Dopo due giorni un po' fiacchi pensavamo che le sorprese in concorso fossero finite. E invece Babyteeth (Dente da latte) dell'australiana Shannon Murphy prenota un posto la sera dei premi per forza, freschezza, ampiezza di orizzonti, bravura del cast. E capacità di spiazzare le attese evitando tutte le trappole di uno dei sottogeneri più scivolosi di questi anni, il "cancer movie", già declinato infinite volte in chiave di commedia, thriller, mélodramma e prima o poi, se non è già successo, anche di fantascienza.
Per gli amanti delle statistiche precisiamo trattarsi di un'opera prima (l'unica in gara), nonché, udite udite, di un film-diretto-da-una-donna, categoria che sarebbe di per sé irrilevante se la peggior interpretazione possibile di un problema autentico come la parità di genere nell'accesso alle professioni non avesse ormai generato uno sguardo censorio perfino sui direttori di festival, che lavorano sull'ultimissimo segmento della catena produttiva. Ma per non essere messi in croce ormai bilanciano la (reale) scarsità di registe gonfiando il numero delle donne nelle giurie, possibilmente nel ruolo di presidenti. Fine della (obbligatoria, quindi spiacevole) parentesi "gender", torniamo a parlare di cinema.
Cresciuta «tra Singapore, Hong Kong, l'Africa e l'Australia», come recita la biografia ufficiale, già regista teatrale e televisiva, qui al suo primo lungometraggio per il cinema, Shannon Murphy evoca a tratti la neozelandese Jane Campion, ma con molta meno enfasi e molto sense of humour in più, per la capacità di unire in un impasto imprevedibile i colori più diversi. E per l'abilità con cui riesce a mantenere sullo stesso piano tutti i suoi personaggi, senza cadere nel gorgo nero della malattia. Anzi individuando con acume, compassione e dispettoso senso del comico tutto ciò che non va in ognuno di loro - e tutto ciò che contengono di potenzialmente meraviglioso, perfino in una situazione terribile come quella di una ragazzina di 15 anni colpita da un tumore. Oltre che alle prese con un primo amore che è anche uno spostato e un piccolo spacciatore, dunque viene visto non proprio di buon occhio (almeno sulle prime) dal babbo psichiatra e dalla mamma musicista, a sua volta impasticcata a dovere dal marito perché trovi un po' di pace e soprattutto lasci in pace gli altri.
Il tutto senza mai smettere di volersi bene, perché alla fine è questo che fa la differenza. Non nel modo zuccheroso e fasullo di tanto cinema americano però, bensì in quello brusco, eccentrico e sopra le righe che il cinema degli antipodi ci ha reso familiare. C'è dietro la pièce di un'altra commediografa e attrice australiana, Rita Kalnejais (anche sceneggiatrice del film), lo si intuisce dalla qualità della drammaturgia, uno degli aspetti oggi più trascurati dal cinema, e dalle performance dei quattro eccellenti protagonisti. Ma Babyteeth non sarebbe il bel film che è se la Murphy non usasse a meraviglia anche luci, ritmi, musiche, atmosfere, cambiando di continuo i punti di vista interni al racconto per tenerci sulla corda. Che qui non significa giocare sulla suspense, sarebbe troppo facile, ma farci entrare nella sfera più intima di ogni personaggio.
Con un occhio particolarmente affettuoso e penetrante per quel padre psichiatra che cerca disperatamente di tenere insieme tutto (uno straordinario Ben Mendelsohn, sarebbe bellissimo, anche politicamente, se in questo film così "femminile" un premio toccasse proprio a lui) . Insomma una piccola grande scoperta. Che si aggiunge fin d'ora, premi o meno, al medagliere di questa 76ma Mostra.
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