maurizio.meres
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lunedì 23 aprile 2018
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castellitto ,super mattatore
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Il film senza togliere nulla a nessuno è una lezione cinematografica recitativa di Castellitto,un vero mattatore entra ed esce dalle scene con una disinvoltura semplice e allo stesso tempo autoritaria,dialoga con una scioltezza e padronanza di linguaggio eccezionale,si vede benissimo che il bravissimo regista Valerio Attanasio al suo primo film si affida completamente a Sergio Castellitto per dettare i tempi.
Con una sceneggiatura azzeccatissima,tra la realtà è il grottesco e con dei capovolgimenti che fanno diventare il grottesco la realtà e viceversa,in situazioni tragicomiche ma sempre con una logica di reale attualità,con uno stile classico di base della commedia all'Italiana improntata su una delle più grandi virtù Italiane l'eterna spintarella per emergere nel mondo del lavoro.
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Il film senza togliere nulla a nessuno è una lezione cinematografica recitativa di Castellitto,un vero mattatore entra ed esce dalle scene con una disinvoltura semplice e allo stesso tempo autoritaria,dialoga con una scioltezza e padronanza di linguaggio eccezionale,si vede benissimo che il bravissimo regista Valerio Attanasio al suo primo film si affida completamente a Sergio Castellitto per dettare i tempi.
Con una sceneggiatura azzeccatissima,tra la realtà è il grottesco e con dei capovolgimenti che fanno diventare il grottesco la realtà e viceversa,in situazioni tragicomiche ma sempre con una logica di reale attualità,con uno stile classico di base della commedia all'Italiana improntata su una delle più grandi virtù Italiane l'eterna spintarella per emergere nel mondo del lavoro.
Ritengo che sia stato bravissimo il giovane attore Guglielmo Poggi partner perfetto,diventa lui stesso mattatore nei momenti in cui la sceneggiatura lo coinvolge direttamente,ottima padronanza di linguaggio con una espressività quasi infantile.
Ottimo film,gradevole da vedere,con una lezione nel finale di non moralità molto,anzi sicuramente attualissima.
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rossana
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domenica 22 aprile 2018
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ironia amara
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Il tuttofare di V. Attanasio (regista) e S. castellitto attore. Ridendo castigat mores. Il motto non vale per lo spettatore del suddetto film il quale invece dello stimolo alla risata percepisce il senso di un'amara tristezza nel veder rappresentata una certa classe della società odierna talmente incrostata di immoralità e corruzione da aver perso ogni valore etico e quindi ogni senso di umanità. Da tale rappresentazione non si salva nessuno,, né vittime né carnefici : le prime riconoscibili negli individui ingenui e sprovveduti ma con qualche ambizioso desiderio di affermazione come nel caso del giovane protagonista del film di sani principi e dotato di eccellenti risorse intelletti ve e soprattutto del senso della dignità personale finché non cade nell'irretimento tesogli dal suo "mentore e protettore", giurista di grido e prestigioso accademico (il carnefice appunto) che ne fa il suo schiavo facendogli baluginare i riflessi luminosi del futuro successo.
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Il tuttofare di V. Attanasio (regista) e S. castellitto attore. Ridendo castigat mores. Il motto non vale per lo spettatore del suddetto film il quale invece dello stimolo alla risata percepisce il senso di un'amara tristezza nel veder rappresentata una certa classe della società odierna talmente incrostata di immoralità e corruzione da aver perso ogni valore etico e quindi ogni senso di umanità. Da tale rappresentazione non si salva nessuno,, né vittime né carnefici : le prime riconoscibili negli individui ingenui e sprovveduti ma con qualche ambizioso desiderio di affermazione come nel caso del giovane protagonista del film di sani principi e dotato di eccellenti risorse intelletti ve e soprattutto del senso della dignità personale finché non cade nell'irretimento tesogli dal suo "mentore e protettore", giurista di grido e prestigioso accademico (il carnefice appunto) che ne fa il suo schiavo facendogli baluginare i riflessi luminosi del futuro successo. in tale storia a rimanere sempre in piedi /più o meno) sono i carnefici, gli altri rimangono (più o meno ) sempre schiavi .Nell'opera cinematografica si potrebbero rilevare due diversi registri di stile narrativo : quello della satira che accompagna magistralmente il percorso psicologico del giovane "intrappolato" sia la mostruosa deriva dei personaggi altolocati; l'altro linguaggio è quello della farsa nell'episodio del mafioso che si fa convincere a subire l'intervento per diventare "femmina" e gli altri episodi dei mafiosi che risultano che risultano un po' più favolosi dei dei film sulla mafia.
mafiosi
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lama
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mercoledì 25 aprile 2018
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l'opera che stavo aspettando
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Il Tuttofare, opera prima di Attanasio, è un film che non ti aspetti. Innanzitutto ha il merito di averci fatto capire che Castellitto è uno dei più grandi attori italiani, al pari dei maestri Gassman, Mastroianni, Sordi, Tognazzi etc. (vi invito a vedere questa sua magistrale interpretazione di Toti Bellastella prima di commentare) e che l'errore più grande che l'industria cinematografica commette, è quello di "gettizzare" un attore facendogli interpretare un unico ruolo per tutta la carriera; in secondo luogo, ha il merito di raccontare la situazione attuale di precariato giovanile senza voler fare la morale a nessuno (finalmente!) ma semplicemente portando lo spettatore ad uscire dalla sala con una grande riflessione.
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Il Tuttofare, opera prima di Attanasio, è un film che non ti aspetti. Innanzitutto ha il merito di averci fatto capire che Castellitto è uno dei più grandi attori italiani, al pari dei maestri Gassman, Mastroianni, Sordi, Tognazzi etc. (vi invito a vedere questa sua magistrale interpretazione di Toti Bellastella prima di commentare) e che l'errore più grande che l'industria cinematografica commette, è quello di "gettizzare" un attore facendogli interpretare un unico ruolo per tutta la carriera; in secondo luogo, ha il merito di raccontare la situazione attuale di precariato giovanile senza voler fare la morale a nessuno (finalmente!) ma semplicemente portando lo spettatore ad uscire dalla sala con una grande riflessione. Voto 4 stelle e 1/2.
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lucky italian movies
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martedì 5 gennaio 2021
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un praticante "troppofare"
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Una commedia di gran lunga superiore ad altre più "ricche" e pubblicizzate! Una narrazione che parte dalla realtà del praticante avvocato, il quale fa di tutto per il suo capo rimanendo sottopagato (o non pagato per nulla), per poi sfociare in situazioni divertenti proprio perchè estremamente surreali e assurde.
Attanasio fa un quadro esatto degli ambienti degli studi legali e dell'aristocrazia italiana incentrati sul meccanismo della raccomandazione e disegna perfettamente la figura del ricco avvocato avido e schiavista, magistralmente interpretato dal Maestro Castellitto. Un plauso alla sceneggiatura che permette allo spettatore di ridere, divertirsi e rimanere incollato allo schermo per capire come vanno a finire le cose, visti i tanti colpi di scena e i momenti di azione.
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Una commedia di gran lunga superiore ad altre più "ricche" e pubblicizzate! Una narrazione che parte dalla realtà del praticante avvocato, il quale fa di tutto per il suo capo rimanendo sottopagato (o non pagato per nulla), per poi sfociare in situazioni divertenti proprio perchè estremamente surreali e assurde.
Attanasio fa un quadro esatto degli ambienti degli studi legali e dell'aristocrazia italiana incentrati sul meccanismo della raccomandazione e disegna perfettamente la figura del ricco avvocato avido e schiavista, magistralmente interpretato dal Maestro Castellitto. Un plauso alla sceneggiatura che permette allo spettatore di ridere, divertirsi e rimanere incollato allo schermo per capire come vanno a finire le cose, visti i tanti colpi di scena e i momenti di azione.
Speriamo di vedere presto un nuovo film di Attanasio, insomma, e che gli siano dati anche i giusti meriti, perchè le premesse per dare lustro alla commedia italiana ci sono tutti.
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michelecamero
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sabato 28 aprile 2018
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e' sempre l'italietta degli anni '70.
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Finché sullo schermo c’è lui in primo piano a fare il protagonista, il film regge bene, in virtù di una prestazione attoriale di rilievo giocata sui toni del sarcasmo, del grottesco, della cialtroneria, e su un ritmo scenico sostenuto, creando situazioni paradossali sempre necessarie alla comicità. Quando lui scompare prima di ritrovarlo nel finale, perde qualcosa. Lui è Sergio Castellitto che fa il mattatore alla Vittorio Gassman e non a caso visto che esordisce al cinema con Scola ne “La Famiglia” il cui protagonista era appunto il grande Vittorio. Un Castellitto ritrovato a mio giudizio, che quando si fa avvolgere dalla spirale intellettuale delle storie tratte dai libri della moglie, Margaret Mazzantini, mi piace assai meno quasi subisse anche visivamente e somaticamente il peso dell’impegno, perdendo la sua recitazione (resta sempre un mio giudizio) in naturalezza e spontaneità.
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Finché sullo schermo c’è lui in primo piano a fare il protagonista, il film regge bene, in virtù di una prestazione attoriale di rilievo giocata sui toni del sarcasmo, del grottesco, della cialtroneria, e su un ritmo scenico sostenuto, creando situazioni paradossali sempre necessarie alla comicità. Quando lui scompare prima di ritrovarlo nel finale, perde qualcosa. Lui è Sergio Castellitto che fa il mattatore alla Vittorio Gassman e non a caso visto che esordisce al cinema con Scola ne “La Famiglia” il cui protagonista era appunto il grande Vittorio. Un Castellitto ritrovato a mio giudizio, che quando si fa avvolgere dalla spirale intellettuale delle storie tratte dai libri della moglie, Margaret Mazzantini, mi piace assai meno quasi subisse anche visivamente e somaticamente il peso dell’impegno, perdendo la sua recitazione (resta sempre un mio giudizio) in naturalezza e spontaneità. Il film è una buona commedia che si occupa della condizione di molti giovani professionisti odierni i quali hanno tante difficoltà ad emergere nonostante siano talentuosi. Perché? L’idea di base della pellicola è che il talento non basta in un’Italia che pare non abbia fatto passi avanti nelle sue peggiori abitudini: la raccomandazione, il familismo, l’intrallazzo, la truffa fiscale, la prossimità di certi ambienti “bene” con il mondo della malavita organizzata, l'idea dello sfruttamento del lavoro altrui, il do ut des la perdita del pudore ed un certo decadimento dei costumi morali che sembrerebbe non conoscere più limiti. Non mi è dispiaciuta, nelle non molte scene affidatele, anche Elena Sofia Ricci che col tempo mi pare diventi sempre più poliedrica , bella lo è sempre stata.
michelecamero
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eugenio
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domenica 5 aprile 2020
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l'avvocatura dello stato italiana
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Il meccanismo della raccomandazione è indebita. Non si premiano i meritevoli, ma si costringono i giovani a mentire.
Così afferma in modo imperioso il celebre professor Toti Bellastella, principe del foro e docente di Diritto penale, al suo “avvocatino” Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi) in una scena madre del film Il tuttofare.
Lui anima candida, si piega, con trecento euro al mese guadagnate in nero in uno studio di praticantato legale, a seguire pedissequamente ogni dettame del precettore, dal pelo sullo stomaco assai lungo, che a dir invischiato nei malaffari è eufemismo (del resto è o non è un penalista?) ma non rinuncia tuttavia a quel briciolo di dignità, convinto che nel mondo dell’avvocatura civilista italiana, ci sia spazio per il talento e le capacità del singolo.
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Il meccanismo della raccomandazione è indebita. Non si premiano i meritevoli, ma si costringono i giovani a mentire.
Così afferma in modo imperioso il celebre professor Toti Bellastella, principe del foro e docente di Diritto penale, al suo “avvocatino” Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi) in una scena madre del film Il tuttofare.
Lui anima candida, si piega, con trecento euro al mese guadagnate in nero in uno studio di praticantato legale, a seguire pedissequamente ogni dettame del precettore, dal pelo sullo stomaco assai lungo, che a dir invischiato nei malaffari è eufemismo (del resto è o non è un penalista?) ma non rinuncia tuttavia a quel briciolo di dignità, convinto che nel mondo dell’avvocatura civilista italiana, ci sia spazio per il talento e le capacità del singolo. Del resto Antonio ha proprio un “buon cuore”, è onesto, studioso, vive col padre nella provincia romana, ai margini della società in piena campagna e fantozzianamente si barcamena ogni giorno tra tragitti lunghissimi verso il centro della Roma borghese dove il “professore” ha il suo studio, fungendo anche da cuoco per la gioia della moglie (Elena Sofia Ricci) tra l’altro detentrice del novanta per cento delle quote dello studio. Antonio è, suo malgrado, “servo” dell’autorità professorale secondo un adagio che recita che i “baroni” comandano e i giovani, ahimè, anche se talentuosi, obbediscono rinunciando alla loro dignità e soprattutto ricoprendo ruoli inferiori al sacrificio del loro titolo di studio faticosamente conseguito.
Esatto, perché nel giro tutto italiano di imbrogli e malaffare figli di nepotismi e ricatti morali a cui il nostro protagonista è sottoposto, il “martire” Bonocore, dovrà compiere un sacrificio non indifferente, per arrivare a quel “salto” di qualità promessogli da Bellastella: un contratto presso il suo studio con regolari contributi. Ovvero sposare l'amante spagnola del professore, tra l’altro incinta, per permetterle di acquisire la cittadinanza italiana e, chiaramente, divenire il suo braccio destro, in cause legali non troppo “cristalline”.
Riuscirà il giovane avvocato a cui è difficile non affezionarsi, a trovare una sua stabilità morale in un marcio mondo fatto di raccomandazioni e bustarelle?
Il tuttofare è una commedia piacevole, capace, grazie alla mano agile di Valerio Attanasio che ne firma anche la sceneggiatura, di strizzare l’occhio al “Medico della mutua” (l’ingresso nelle sale universitarie del professore circondato dai suoi “scagnozzi” è un chiaro rimando al grande Sordi) e in generale alla grande commedia italiana degli anni ’60 pur con un cinismo intimo, raccolto che non esplode mai. Attanasio con un poker d’assi fa giganteggiare il bravissimo Sergio Castellitto, un pò guascone alla Gassman, un po’ arraffone alla Sordi e sardonico alla Tognazzi, per citare tre aulici “riferimenti”. Ma ciò ahimè non basta: prevale, nell’oretta e mezza del film, quel sentimento di grottesco che specie nella seconda parte della commedia incentrata sulle donchisciottesche avventure del nostro avvocato-cavaliere in lotta contro i demoni del malaffare, alleggerisce il tono piuttosto che denunciare quell’orrido e amaro meccanismo di corruzione e malaffare a scapito delle nuove leve.
E questo è un vero peccato.
Se la sceneggiatura vivace azzecca toni, umori, con personaggi verosimili, raccolti dalla sociologia e dal viver comune attuale, dall’altro la messa in pratica nelle scene, gigioneggia troppo: sui processi di mafia, sulle vessazioni durante gli esami di stato, sull’arrivismo e i giochi di potere nell’amministrazione pubblica, rendendo il film un prodotto quasi di serie B di un Paolo Villaggio al culmine della carriera. Ma se Fantozzi, specie il primo, era capace con un’aggressiva e salace ironia di mettere in luce il cieco arrivismo e il lassismo del posto pubblico para-statale, Il tuttofare al contrario, non riesce a brillare di luce propria, declinando alla flebile aura della comicità assortita e della battuta a ogni forza, una storia ingarbugliata con un lieto fine rocambolesco malgrado premesse sicuramente valide e interessanti. Pollice alto grazie al terzetto dei protagonisti, con plauso al giovane Guglielmo Poggi.
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flyanto
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lunedì 23 aprile 2018
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cosa non si fa per iniziare la propria carriera pr
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"Il Tuttofare", opera prima del regista Valerio Attanasio, è l'esplicita definizione del protagonista del film che, giovane appena laureato in Giurisprudenza, nella speranza di venire assunto in un futuro presso uno studio legale importante come collaboratore, si mette a competa disposizione di un noto ed alquanto pomposo avvocato. E' così che il ragazzo svolge per il suddetto 'datore di lavoro' le più svariate e poco professionali mansioni quali, provvedere alla spesa ed a molteplici commissioni di genere personale, aiutarlo con i documenti ed inscenano finte situazioni nel corso delle udienze in tribunale, essere sempre e comunque a diposizione per qualsiasi evenienza, sino addirittura a contrarre un matrimonio combinato con una ragazza argentina, amante ovviamente del suddetto 'principe del Foro', al fine di farle ottenere la cittadinanza italiana.
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"Il Tuttofare", opera prima del regista Valerio Attanasio, è l'esplicita definizione del protagonista del film che, giovane appena laureato in Giurisprudenza, nella speranza di venire assunto in un futuro presso uno studio legale importante come collaboratore, si mette a competa disposizione di un noto ed alquanto pomposo avvocato. E' così che il ragazzo svolge per il suddetto 'datore di lavoro' le più svariate e poco professionali mansioni quali, provvedere alla spesa ed a molteplici commissioni di genere personale, aiutarlo con i documenti ed inscenano finte situazioni nel corso delle udienze in tribunale, essere sempre e comunque a diposizione per qualsiasi evenienza, sino addirittura a contrarre un matrimonio combinato con una ragazza argentina, amante ovviamente del suddetto 'principe del Foro', al fine di farle ottenere la cittadinanza italiana. E proprio da questa 'concessione' inizierà per il neo-laureato una serie di avvenimenti che lo coinvolgeranno direttamente mettendolo anche in serio pericolo. Al termine di tutto ciò e risolta definitivamente ogni situazione, per l'aspirante avvocato però il finale non si rivelerà del tutto positivo.
Una commedia parecchio assurda o, per lo meno, portata all'estremo della veridicità e , dunque, nel suo complesso poco credibile in sè. L'esagerazione che permea tutta la pellicola ne svilisce anche la sua riuscita, diventando un'opera che rimane in superficie come contenuti e in certi momenti nella seconda parte della vicenda anche un poco noiosa. Se non fosse per la presenza dell'attore Sergio Castellitto che sovrasta abbondantemente su tutti e tutto, nel film non vi sarebbe alcun elemento da apprezzare. Sebbene sopra le righe (ma così deve essere il personaggio dell'avvocato borioso da lui interpretato), Castellitto riesce a dare un'eccellente prova di un uomo che, tra bugie, intrallazzi vari e molta presunzione, nonchè astuzia, riesce in maniera alquanto antipatica a manovrare tutti coloro che gli sono intorno, avendone, addirittura la meglio su di loro.
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