La caduta di Gary Hart vittima del puritanesimo
di Emiliano Morreale La Repubblica
Negli ultimi tempi, la politica è tornata al centro del cinema americano, specie sotto forma di rilettura del passato alla luce del presente. Si tratti delle questioni razziali (da ultimi, Se la strada potesse parlare e in fondo Green Book), sia del cuore del potere, come in Vice, feroce biopic di Dick Cheney. E se The Post di Spielberg faceva l'epopea del giornalismo americano, ricostruendo la vicenda di Pentagon Papers divulgati dal Washington Post, qui è invece il giornalismo scandalistico a fare la parte del cattivo. Il "front runner" del titolo è infatti Gary Hart, candidato favorito alle primarie democratiche dell'88 contro George Bush sr. Una personalità dalle idee fortemente liberal, che puntava sull' ecologia e sulla difesa dei lavoratori. Ma quando il Miami Herald tirò fuori la sua relazione extraconiugale con la giovane Donna Rice, Hart finì bruciato dal puritanesimo dell'opinione pubblica. Il candidato insiste fino all'ultimo a rifiutarsi di parlare dell'argomento, perché teme giustamente che questo possa segnare l'inizio della fine, non per lui ma per la politica stessa, che diventerà il regno dei tabloid, della spettacolarizzazione del privato. Ha ragione: ma, gli obiettano i suoi, i tempi sono cambiati dagli anni 70. In effetti il film sembra giocare, nella ricostruzione d' epoca, anche su questo: i suoi tardi anni 80, se sono evidentemente un luogo d' inizio di molti mali presenti, appaiono con certi segni rétro che li apparentano al decennio precedente, come se Hart fosse un personaggio nobilmente fuori tempo. Il film in realtà ci mette un po' a ingranare, con la fase iniziale del pedinamento piuttosto laboriosa (il regista Jason Reitman sembra aver perso la scioltezza che mostrava in Juno o Tra le nuvole), ma offre un classico ruolo da virtuoso per Hugh Jackman: "Più che una performance, una lotta tra un attore e un parrucchino, vinta dall'attore per un soffio", ha scritto il critico del New Yorker. O, potremmo tradurre liberamente, per un'attaccatura. Ma intorno, sono in fondo i personaggi femminili a dare respiro al film, dalla Rice (Sara Paxton) alla moglie di Hart (Vera Farmiga).
Da La Repubblica, 21 febbraio 2019
di Emiliano Morreale, 21 febbraio 2019