David Oelhoffen,nel solco della tradizione noir francese, dal Rififi di Dassin fino al l’Odio di Kassovitz, narra la storia drammatica di tre ragazzi cresciuti per strada nello stesso quartiere degradato, che, divenuti adulti, si separano, ritrovandosi a combattere su fronti opposti, in un thriller d’azione calato nelle atmosfere cupe e violente tipiche dei classici gangster movies.
Oelhoffen filma le banlieue come Garrone, in Gomorra, le vele di Scampia, il ritmo narrativo è serrato e avvincente allo stesso modo, ne ricalca, negli squarci di violenza, che si aprono improvvisi nel tran tran quotidiano della gente dedita al malaffare, la forza drammatica, caratteristica del racconto filmico dell’epopea dei criminali di Saviano, icasticamente resa sia nel film che nella serie.
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David Oelhoffen,nel solco della tradizione noir francese, dal Rififi di Dassin fino al l’Odio di Kassovitz, narra la storia drammatica di tre ragazzi cresciuti per strada nello stesso quartiere degradato, che, divenuti adulti, si separano, ritrovandosi a combattere su fronti opposti, in un thriller d’azione calato nelle atmosfere cupe e violente tipiche dei classici gangster movies.
Oelhoffen filma le banlieue come Garrone, in Gomorra, le vele di Scampia, il ritmo narrativo è serrato e avvincente allo stesso modo, ne ricalca, negli squarci di violenza, che si aprono improvvisi nel tran tran quotidiano della gente dedita al malaffare, la forza drammatica, caratteristica del racconto filmico dell’epopea dei criminali di Saviano, icasticamente resa sia nel film che nella serie. Sono storie parallele di emarginazione, di droga, di soldi facili, per gente che non avrà mai accesso ad una vita cosiddetta normale. A differenza di Gomorra, in Fratelli nemici il dramma non è chiuso all’interno di un organizzazione criminale ma si apre al mondo della legalità attraverso la presenza di un protagonista che ha fatto una scelta diversa, il poliziotto della narcotici.
La forza e la debolezza del film forse sta proprio in questo, nello scopo moraleggiante, sotteso al soggetto, che indica la possibilità di sottrarsi al male anche per chi ha un vissuto analogo a quello dei criminali.
Matthias Schoenaerts e Reda Kateb rappresentano, rispettivamente, più che il Caino e l’Abele della tradizione biblica, l’Ahriman e l’Ohrmazd dello zoroastrismo; sono, infatti, la personificazione del male e del bene che discendono da una sola entità, le banlieue parigine, il Moloch partorito dalle viscere della moderna società di massa che richiede sacrifici di sangue ai suoi adoratori, divorandone le speranze ed i sogni di una vita felice. Il bene ed il male sono reintegrati nell’unità totalizzante, dalla quale derivano entrambi, nelle foto in bianco e nero, che appaiono nelle sequenze finali, dei due protagonisti che ancora giovani si abbracciano sorridenti.
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