Les faux tatouages

Film 2018 | Drammatico +13 87 min.

Regia di Pascal Plante. Un film con Anthony Therrien, Rose-Marie Perreault, Lysandre Nadeau, Brigitte Poupart. Cast completo Titolo internazionale: Fake Tattoos. Genere Drammatico - Canada, 2018, durata 87 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 29 gennaio 2019

Tra Theo e Mag scoppia l'amore. Ma il ragazzo dovrà presto trasferirsi per allontanarsi da un passato doloroso.

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Consigliato sì!
3,04/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,08
CONSIGLIATO SÌ
Una storia d’amore senza tempo e senza età che riesce a non essere un cliché, nonostante la sua (apparente) immediatezza.
Recensione di Marco Lombardi
martedì 29 gennaio 2019
Recensione di Marco Lombardi
martedì 29 gennaio 2019

Theo frequenta spesso – da solo, e con l’aria molto triste – dei concerti punk dove beve, forse troppo, ma proprio alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, al termine dell’ennesima uscita in piena solitudine, incontra Mag, una ragazza poco più grande di lui. Dopo tante chiacchiere e una notte di sesso a casa di lei, fra i due inizia – lentamente, ma inesorabilmente – una storia d’amore destinata a interrompersi perché Theo, per motivi oscuri, a breve dovrà lasciare Montreal per trasferirsi dalla sorella, a La Pocatière. Nel week-end in cui Mag rimane a casa perché deve accudire la sorellina, Theo – vedendo la bimba giocare in mezzo alla strada, con le auto che potrebbero investirla – ha uno scatto d’ira che ci fa intuire parte del suo passato, cioè la causa drammatica del suo doversene andare via.

“Siamo come lui, scadiamo il 20 agosto”, dice Mag guardando il barattolo di yogurt che ha in mano e poi Theo, che le ha appena detto che proprio fra venti giorni dovrà partire.

Niente di nuovo sotto al sole, visto che tutte le relazioni nascono con una specie di timer incorporato (perché l’amore finirà, perché uno dei due prima o poi morirà), ma per questi ragazzi è la prima volta che – brutalmente, per come si sono innamorati – la vita fa prendere loro coscienza dell’orizzonte (non sempre lontano) del finire delle cose.

Detta così, si potrebbe pensare al solito vecchio film con al centro una vicenda romantica i cui tratti ancora vagamente adolescenziali sarebbero pure in grado d’interessare quel pubblico di non più giovani che ancora vorrebbero esserlo, ma la bellezza del film sta nel fatto di essere una storia di amore universale la cui appartenenza anagrafica si dimentica presto, nonostante i dialoghi fra Theo e Mag siano i dialoghi fra due persone di quell’età, come pure il loro modo (tanto pudìco, quanto diretto) di conoscersi fisicamente. “Il tatuaggio finto è fatto molto bene”, è infatti la prima cosa che Mag dice a Theo, dopo averlo incontrato al bar, come a dirgli (con un approccio da adolescente, ma una capacità introspettiva adulta) “io ti vedo dentro, al di là le tue finte protezioni e al di là della tua misteriosa tristezza”.

Dietro un soggetto così lineare c’è, in effetti, una sceneggiatura piuttosto strutturata che non cede mai alla retorica e a una(facile) sessualità, e invece è piena di elissi che costringono lo spettatore a “esserci”, rispondendo alle domande poste dal film: come mai le mamme di entrambi i ragazzi vivono sole, senza un compagno? E perché la casa (borghese) di Theo è così vuota? E cosa è accaduto di preciso a lui e al suo amico che ora siede su una sedia a rotelle? E Theo e Mag si risentiranno, un giorno? E come? Sarà nuovamente la musica a darci la speranza che fra i due ci sia un “Futuro”, la città (vera o inventata?) che Mag evoca nella loro ultima chiacchierata, tant’è che a La Pocatière Theo svolgerà un lavoro “deciso” da lei, che però gli appartiene veramente.

Quanto al regista (ex attore) Pascal Plante: trattandosi del suo primo lungometraggio di finzione, per come ha saputo dirigere tutte le materie prime del film – a partire dai suoi due giovani attori, Rose-Marie Perreault e Anthony Therrien – c’è da pensare che saprà fare ancora di meglio, in “Futuro”.

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