La linea verticale

Film 2018 | Commedia +13

Regia di Mattia Torre. Una serie con Valerio Mastandrea, Babak Karimi, Antonino Bruschetta, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi. Cast completo Genere Commedia - Italia, 2018, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 gennaio 2018

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Tra le corsie di un ospedale, l'idea di un'altra Italia possibile.
Andrea Fornasiero
martedì 9 gennaio 2018
Andrea Fornasiero
martedì 9 gennaio 2018

A Luigi viene diagnosticata una massa tumorale a un rene, da rimuovere con urgenza, così insieme alla moglie incinta Elena si reca in ospedale, dove dovrà essere operato da un oncologo eccellente: il professor Zamagna. Tra la preparazione dell'operazione e la degenza successiva a rischio di complicanze per il difficile intervento, Luigi ha modo di conoscere il mondo ospedaliero con la sua scala sociale, i suoi conflitti, le sue assurdità e naturalmente anche gli altri pazienti, alcuni veri e propri veterani che hanno sviluppato un modo tutto loro di condurre la vita da degenti.

C'era il desiderio di raccontare un reparto oncologico di un ospedale pubblico di assoluta eccellenza capitanato da un chirurgo che, per gentilezza e amore verso il proprio mestiere, rappresenta l'idea di un'altra Italia possibile. Contrariamente alla malasanità, che pure esiste, La linea verticale significa lo stare in piedi e aggrapparsi alla vita con tutte le forze, la malattia è vista come crisi ma anche come occasione di crescita e di riscatto.
Mattia Torre

La serie ideata, scritta e diretta da Mattia Torre, prende spunto da una sua vicissitudine autobiografica (che ha dato vita anche a un libro omonimo pubblicato da Baldini e Castoldi). Per quanto non manchi di satira verso il Paese e alcuni dettagli del sistema ospedaliero o l'indifferenza incallita di certi medici, ci ricorda che in fondo ci sono anche cose che funzionano e bene pure nel pubblico. Il tutto con una notevole dose di ironia, grazie a un cast molto ricco che ripesca per altro tre attori con cui Torre aveva già lavorato su Boris, facendo di questa breve serie una sorta di erede di quella rimpianta comedy.

Sguardo sincero a uno dei reparti ospedalieri più difficili.

Protagonista assoluto Valerio Mastandrea, che per Torre aveva già recitato in "Qui e ora" e nel monologo "Migliore oltre" che nel film Ogni maledetto Natale, si cale nei panni volutamente neutri di Luigi, un uomo che professa la propria normalità e il proprio spaventato scetticismo senza che si sappia nulla di lui. Una figura volutamente costruita perché un po' tutti vi si possano immedesimare, grazie anche alla simpatie naturale di Mastandrea e alle riflessioni del personaggio durante l'odissea ospedaliera.

Io e Mattia ci conosciamo da anni e mi ritiene un attore faticoso, ma solo perché abbiamo diversi modi di guardare alle nostre comuni intenzioni, ci siamo scontrati molte volte anche a teatro per questo. Il mio Luigi è un uomo che guarda, racconta ciò che vede e diventa gli occhi del pubblico e mi sono approcciato al ruolo mantenendo questo pensiero in testa.
Valerio Mastandrea

Al suo fianco ci sono prima di tutto gli altri pazienti come Amed, interpretato da Babak Karimi il cui cancro recidivo ne fa uno dei più esperti del reparto, sempre pronto a dare saggi consigli ma pure esasperato dalla discutibile qualità del cibo e dal pop italiano tanto amato dalla caposala. Si aggiunge poi nella loro stanza Peppe, che ha il volto di Gianfelice Imparato, recidivo a sua volta che spera tutti si ricordino di lui. Il più esilarante è però il personaggio di Giorgio Tirabassi, Marcello, che durante la sua lunga degenza è convinto di aver appreso le competenze di un medico e dà pareri e diagnosi con l'autorevolezza propria dei mitomani.

Il racconto della realtà con un tono leggermente comico.

Tra i dottori ritroviamo da Boris Antonio Catania e Ninni Bruschetta, il primo un ex chirurgo disilluso e il secondo invece ancora convinto della superiorità della sua professione, tanto da litigare con l'oncologo. Ci sono poi le infermiere, una burbera e l'altra più amorevole, e la caposala, solo apparentemente inflessibile, a patto però che non le si tocchi il caffè. A metà tra i pazienti e il personale medico c'è un altro volto di Boris, Paolo Calabresi, che interpreta l'apatico cappellano Don Costa. Poco presente infine la moglie di Luigi e anche di lei, interpretata da Greta Scarano, non ci viene detto nulla se non per l'assoluta devozione al marito e alla famiglia, una presenza di conforto e serenità in mezzo al caos.

Ho fatto il tentativo di procedere senza rete, raccontando vicende molto realistiche da un punto di vista clinico, ma facendolo in modo libero e a tratti spregiudicato, talvolta surreale. In questo senso, se il protagonista è un pesce fuor d'acqua in un mondo complesso e per lui completamente nuovo, la sua voce off ci accompagna nella storia attraverso digressioni sociologiche, racconti di vicende umane, liturgie dell'ospedale e incredibili paradossi della scienza medica.
Mattia Torre

Un tono sottilmente comico pervade l'intero progetto e il tempo del racconto viene spesso sospeso dalle elucubrazioni del protagonista, a volte in parentesi in cui parla direttamente in macchina, altre in sequenze di montaggio che mostrano situazioni irreali, per esempio quando esemplifica la gerarchia ospedaliera e come la frustrazione si scarichi sempre sul gradino inferiore. Come in una linea verticale, che però è anche quella del test di gravidanza della moglie e della ritrovata "centratura" di Luigi, via via più presente a se stesso nel proprio percorso ospedaliero.


LA LINEA VERTICALE disponibile in DVD o BluRay

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 29 gennaio 2018
Dana Scully

Se il livello non venisse alzato da un Mastandrea meraviglioso come sempre, questa sarebbe la solitissima fiction tv a episodi; a parte Luigi, il resto dei personaggi sono delle macchiette che più macchiette non si può. Mi è però piaciuto Imposimato nell'episodio 4 (l'ultimo guardato ad oggi). Spero sempre che migliori.

giovedì 18 gennaio 2018
Simone

La descrizione che viene fatta del funerale cattolico, descrive l'inutilità di tale rito della Chiesa Cattolita? O descrive la miseria di chi non capisce?   Ma Gesù gli disse: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”». (Mt 8, 21)

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