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lunedì 22 gennaio 2018
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recensione: il vegetale
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Il Vegetale è il nuovo film di Gennaro Nunziante che ritorna questa volta nelle sale affidando il ruolo da protagonista ad un insolito Fabio Rovazzi, qui in veste di attore e non di creatore di tormentoni web come 'Andiamo a Comandare' e 'Tutto molto interessante'.
Interessante, appunto, in questo film, è la storia del giovane Fabio, laureato in Scienze della Comunicazione, pieno di sogni e speranze, che cerca un lavoro consono ai suoi ideali e del suo coinquilino, Nicola, che invece si accontenta di fare un lavoro qualsiasi come le consegne per conto di un ristorante giapponese.
Fabio, ben presto, è costretto ad accettare come il suo amico un lavoro qualsiasi e inizia così a consegnare dei volantini, venendo poi selezionato per uno stage particolare.
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Il Vegetale è il nuovo film di Gennaro Nunziante che ritorna questa volta nelle sale affidando il ruolo da protagonista ad un insolito Fabio Rovazzi, qui in veste di attore e non di creatore di tormentoni web come 'Andiamo a Comandare' e 'Tutto molto interessante'.
Interessante, appunto, in questo film, è la storia del giovane Fabio, laureato in Scienze della Comunicazione, pieno di sogni e speranze, che cerca un lavoro consono ai suoi ideali e del suo coinquilino, Nicola, che invece si accontenta di fare un lavoro qualsiasi come le consegne per conto di un ristorante giapponese.
Fabio, ben presto, è costretto ad accettare come il suo amico un lavoro qualsiasi e inizia così a consegnare dei volantini, venendo poi selezionato per uno stage particolare. Coinvolto in un rapporto difficile con il padre e con la sorella, viziata e petulante, il ragazzo cercherà di barcamenarsi in un mondo a lui nuovo e difficile quello degli adulti, del lavoro e della difficoltà nel gestire vari aspetti di questa condizione che più di una volta, non solo per colpa sua, lo lasciano inerme come un "vegetale".
In questo lavoro, Nunziante con molta leggerezza punta l'attenzione sulla situazione precaria dei ventenni che spesso risentono della poca o nulla importanza della meritocrazia nella società odierna.
Rovazzi, ha una flemma e un'ironia naturale che lo aiutano ad entrare nel personaggio, sebbene limitato da un'evidente inesperienza attoriale e cinematografica ma per sopperire alle normali ed eventuali mancanze del protagonista, corrono in aiuto attori di esperienza come Zingaretti, Bruschetta e lo stesso Nunziante che da tempo predilige la naturalezza e permette quindi ai suoi interpreti di improvvisare, modificare in parte i dialoghi, creando così una recitazione più naturale e rilassata.
Il lungometraggio nel complesso funziona, anche l'inesperienza di Rovazzi paradossalmente, può esser positiva per certi aspetti; Non è Checco Zalone, con cui Nunziante è abituato a collaborare, certo, ma è a modo suo un talento "embrionale", da scoprire anche sotto l'aspetto cinematografico.
Il tema caro al regista e sceneggiatore, è molto attuale e richiama l'attenzione di tutte le fasce d'età, invitando di certo alla riflessione ma non è privo di piccoli inciampi ad esempio alcune scene abbastanza stereotipate che segnano la differenza tra provincia e città come e anche la sdolcinatezza di alcune scene alla "volemose bene" e saggezza popolare annessa che ogni tanto escono fuori contrapponendosi agli squali cinici e senza valori del mondo del lavoro.
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flyanto
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mercoledì 24 gennaio 2018
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un giovane di belle speranze
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Il tanto seguito ed amato dalle adolescenti cantante Fabio Rovazzi si cimenta ora anche nella recitazione divenendo il protagonista del film "Il Vegetale".
La storia ruota intorno ad un giovane di 24 anni, appunto Fabio Rovazzi che nella pellicola mantiene il suo stesso vero nome, che si è appena laureato in Scienze della Comunicazione e, come tutti i giovani al termine del proprio percorso di studi, inizia la ricerca di un lavoro. Tale ricerca si verificherà assai ardua e lunga e il protagonista si troverà a svolgere mansioni mal pagate e soprattutto inferiori al proprio titolo di studio, quali quella di distribuire volantini pubblicitari nei vari palazzi della città o, trasferito dall'azienda, di raccogliere sotto forma di stage, i pomodori nei campi di un paesino sperduto nel sud Italia.
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Il tanto seguito ed amato dalle adolescenti cantante Fabio Rovazzi si cimenta ora anche nella recitazione divenendo il protagonista del film "Il Vegetale".
La storia ruota intorno ad un giovane di 24 anni, appunto Fabio Rovazzi che nella pellicola mantiene il suo stesso vero nome, che si è appena laureato in Scienze della Comunicazione e, come tutti i giovani al termine del proprio percorso di studi, inizia la ricerca di un lavoro. Tale ricerca si verificherà assai ardua e lunga e il protagonista si troverà a svolgere mansioni mal pagate e soprattutto inferiori al proprio titolo di studio, quali quella di distribuire volantini pubblicitari nei vari palazzi della città o, trasferito dall'azienda, di raccogliere sotto forma di stage, i pomodori nei campi di un paesino sperduto nel sud Italia. Inoltre, il ricco e faccendiere padre rimane con la compagna seriamente ferito in un incidente stradale ed il giovane deve anche accollarsi la responsabilità dell'azienda paterna fortemente compromessa dal punto di vista legale e della piccola sorellina, che peraltro gli è ostile, figlia della suddetta seconda moglie del genitore. Sognatore, fiducioso nel futuro e soprattutto profondamente onesto, Fabio riuscirà ad affrontare tutti gli svariati e difficili avvenimenti che gli capiteranno ed a poco a poco riuscirà a trovare la propria realizzazione professionale, nonché l'amore.
Il regista Gennaro Nunziante, che già ha riscosso successi filmatografici con le molteplici pellicole con Checco Zalone, anche questa volta è riuscito a fare centro con questa commedia, un poco a guisa di favola, che prende in esame la difficoltà dei giovani a trovare un'occupazione stabile ed all'altezza del proprio titolo di studi e delle proprie reali capacità. Divertente grazie anche ai dialoghi brillanti, "Il Vegetale" risulta dunque una rappresentazione, sia pure parecchio fantasiosa, della contemporanea situazione generale del nostro Paese ma questo tema così serio e delicato viene qui affrontato appositamente in maniera lieve ed ironica tale da non rattristare lo spettatore, sebbene non impedendogli di riflettere.
Fabio Rovazzi in veste di attore risulta soddisfacente in quanto naturale e spontaneo e, a parte Luca Zingaretti ed Antonio Bruschetta di cui si conosce già la professionalità, anche tutti gli altri attori, che sono poco famosi e che affiancano il protagonista, si dimostrano pienamente soddisfacenti nei loro ruoli ed in sintonia con lui, con una menzione particolare per la piccola Rosy Franzese che interpreta la sorellina.
Sicuramente consigliabile.
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greatsteven
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lunedì 30 luglio 2018
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vede le storture socio-economiche ma non le coglie
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IL VEGETALE (IT, 2018) di GENNARO NUNZIANTE. Con FABIO ROVAZZI, LUCA ZINGARETTI, NINNI BRUSCHETTA, PAOLA CALLIARI, MATTEO REZA AZCHIRVANI, ALESSIO GIANNONE, BARBARA D'URSO
Fabio Rovazzi, neolaureato milanese in cerca di lavoro e figlio di un avido industriale col quale ha un pessimo rapporto, il quale s’è costruito una nuova famiglia fidanzandosi con un’altra donna dopo la morte prematura della madre di Fabio. Questi condivide una casa con un postino pugliese, Nicola. Superati brillantemente i colloqui di lavoro, ottiene in cambio soltanto un’attività di volantinaggio e si ritrova lasciato dalla ragazza che va a fare la cameriera a Londra.
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IL VEGETALE (IT, 2018) di GENNARO NUNZIANTE. Con FABIO ROVAZZI, LUCA ZINGARETTI, NINNI BRUSCHETTA, PAOLA CALLIARI, MATTEO REZA AZCHIRVANI, ALESSIO GIANNONE, BARBARA D'URSO
Fabio Rovazzi, neolaureato milanese in cerca di lavoro e figlio di un avido industriale col quale ha un pessimo rapporto, il quale s’è costruito una nuova famiglia fidanzandosi con un’altra donna dopo la morte prematura della madre di Fabio. Questi condivide una casa con un postino pugliese, Nicola. Superati brillantemente i colloqui di lavoro, ottiene in cambio soltanto un’attività di volantinaggio e si ritrova lasciato dalla ragazza che va a fare la cameriera a Londra. Poi il padre ha un incidente stradale con la sua compagna e Fabio è costretto ad assumere la direzione della sua ditta e la custodia della sorellastra che a malapena conosce, ma deve vendere la casa paterna e chiudere l’impresa dopo che gli impiegati minacciano di linciarlo per denuncia d’abuso edilizio. Frattanto la ditta di volantinaggio gli propone, in quanto unico collaboratore onesto, uno stage in un paesino del Centro Italia, che si rivela in realtà, non appena Fabio si trasferisce con la sorellina a carico, un lavoro da bracciante agricolo consistente nel raccogliere pomodori in aperta campagna assolata. Là incontra due persone: Armando, personaggio locale unanimemente rispettato, che prende Fabio sotto la sua protezione e col quale nasce un’amicizia, e Caterina, affascinante maestra di scuola di sua sorella. Armando consiglia a Fabio di dichiararsi a Caterina, ma il ragazzo scopre che lei è in procinto di sposarsi con un trentino. A stage concluso e coi sentimenti a pezzi, il neolaureato torna a Milano, dove deve prendersi cura, oltre alla sorellastra impertinente, anche della di lei madre e del padre finito sul lastrico per esser arrestato dopo la denuncia di suo figlio stesso. All’impresa che gli aveva offerto lo stage, scopre che il presidente altri non è che l’amico Armando, il quale vorrebbe, pur senza permettersi di fargli un contratto regolarlo, assumerlo per come ha sopportato umiliazioni e avversità, ma alla proposta di lavorare in un’impresa di pulizie, Fabio se la squaglia. Poco dopo il vecchio team dell’azienda del padre prova ancora a raggirarlo, ma lui non cede il terreno in sua proprietà: qui decide di avviare un’impresa di prodotti biologici che, grazie all’aiuto di Nicola e di tutti i suoi familiari, riscuote un gran successo, e impiega pure il padre, in permesso di lavoro durante la detenzione carceraria, il quale si ritrova ad adottare la mentalità incorruttibile del figlio. La maestrina di cui s’era innamorato, inoltre, s’è lasciata col fidanzato, lui la reincontra e può iniziare finalmente con lei una storia. Dopo i quattro ottimi film in cui, con l’apporto in produzione di Pietro Valsecchi, aveva lanciato dall’universo della musica demenziale al mondo della commedia cinematografica Checco Zalone, Nunziante sembra voler proseguire sulla strada della riscoperta di talenti musicali convertendoli al grande schermo, ma questa volta, col suo 5° opus, l’esperimento fallisce per un buon 70%: l’unico 30% di buono che resta risiede nella bravura di Rovazzi di reinventarsi sé stesso come impeccabile, integerrimo e incrollabile lavoratore fresco di laurea che cerca arduamente di farsi strada nel mondo del lavoro italico della crisi economica che gli rema contro con tutto il suo insieme di leggi svantaggianti i giovani, professioni utopistiche e irraggiungibili, superiori ingannatori e manipolatori ed escamotages innumerevoli per impedire una piena realizzazione personale e una stabilità economica da difendere senza troppi scossoni. La sua presenza, insieme alle poche battute graffianti ed efficaci di una sceneggiatura per la maggioranza incespicante, forniscono l’acqua della vita ad una commediola che non racconta nulla di nuovo e lo racconta ricorrendo a trovate vecchie come il cucco, fra cui è logico che non manchino le peripezie tragicomiche del protagonista in cui si passa di continuo dalla padella alla brace e la lieta fine, zuccherosa fino al limite della smanceria. Perfino Zingaretti appare sacrificato in vesti che non gli si addicono, troppo compresso dalla presunta ambivalenza del suo personaggio e da dialoghi che non gli consentono di estrarre la sua abituale autoironia che in altre situazioni (vedi il Commissario Montalbano) va sempre a segno, e Bruschetta interpreta un ruolo tecnicamente identico a tanti altri che gli sono stati affidati in precedenza, il romanaccio con le mani in pasta ovunque e la coscienza sporca per i suoi atti da carogna imbrogliona che evade con puntualità qualsiasi rettitudine. Se non altro, si salvano i messaggi abbastanza corretti dal punto di vista etico riguardo l’importanza del cibo biologico da consumazione e la visione utilitaristica delle sofferenze altrui da narrare in televisione (il colloquio con B. D’Urso in cui lei respinge il caso Rovazzi perché sostiene che tredici anni siano troppi per uno che a quell’età ha perso la madre e intende far conoscere il suo dolore a milioni di telespettatori).
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domenica 7 agosto 2022
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topolino docet
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Vedendo questo film mi è sembrato di sfogliare un numero di Topolino, perché la storia riflette quella tipica della rivista a fumetti più amata dai bambini. Rovazzi è un personaggio a metà tra il fortunato Topolino e lo sfigato Paperino, che al posto dei tre nipotini qui, quo, qua, ha una sorellina che ne compendia pregi e difetti. L'amico pugliese invece ricorda Pippo, il padre ricorda il brigante Gambadilegno mentre Paperon de Paperoni è rappresentato dal sistema che ti dà la mancetta per un fasullo lavoro di volantinaggio e poi ti manda in vacanza premio, chiamata stage, a raccogliere pomodori. L'unica differenza sta nel ruolo di Minnie - Paperina, che, a differenza dei personaggi a fumetti, un lavoro ce ha e pure un fidanzato.
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Vedendo questo film mi è sembrato di sfogliare un numero di Topolino, perché la storia riflette quella tipica della rivista a fumetti più amata dai bambini. Rovazzi è un personaggio a metà tra il fortunato Topolino e lo sfigato Paperino, che al posto dei tre nipotini qui, quo, qua, ha una sorellina che ne compendia pregi e difetti. L'amico pugliese invece ricorda Pippo, il padre ricorda il brigante Gambadilegno mentre Paperon de Paperoni è rappresentato dal sistema che ti dà la mancetta per un fasullo lavoro di volantinaggio e poi ti manda in vacanza premio, chiamata stage, a raccogliere pomodori. L'unica differenza sta nel ruolo di Minnie - Paperina, che, a differenza dei personaggi a fumetti, un lavoro ce ha e pure un fidanzato. La spensieratezza dei toni e delle situazioni però finisce quando si capisce che un laureato, dopo aver sbaragliato la facile concorrenza con i braccianti neri e aver raggiunto l'apice della carriera come pastore di un gregge di pecore, non può sedersi sugli allori ma deve entrare nell'agone capitalistico mettendo a frutto le competenze relazionali e di leadership acquisite "sul campo" per essere all'altezza del suo nome, piuttosto che del suo cognome. Ciò avviene però solo dopo un percorso catartico in cui il protagonista ha anche dimostrato alle male lingue che non c'è niente di male nel mettere migranti giunti sui gommoni a raccogliere pomodori o nel mettere in piedi squadrette di calcio formate al 95% da stranieri ma accettate all'atto dell'iscrizione perché c'è un solo italiano, che poi si rivela tutt'altro che marginale segnando il gol decisivo della finale. Morale della storia: la chiave del successo, come il diavolo, sta nei dettagli, a dispetto di quanto si evince dal testo della famosa canzone di De Gregori "leva calcistica del '68".
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