Il Corriere - The Mule |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Michael Peña.
continua»
Titolo originale The Mule.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 116 min.
- USA 2018.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 7 febbraio 2019.
MYMONETRO
Il Corriere - The Mule
valutazione media:
3,87
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Clint & C, la terza età si riprende lo schermo tra cinema e serie tv
di Natalia Aspesi La Repubblica
Se il protagonista di una storia è un novantenne e il regista-attore che decide di farne un film è un novantenne, pare giusto che la parte l'affidi a se stesso: perché quel vecchio potrebbe interpretarlo anche un giovanotto di cinquanta, ma nessun trucco, nessuna protesi, nessuna sapienza professionale gli consentirebbe di imitare quella lenta fragilità, quel passo incerto, quelle spalle dignitosamente curve, la voce arrochita, lo sguardo desolato e ironico insieme di chi ha perso l'udito, infine l'aria perduta della paura. Così Clint Eastwood, classe 1930, gira Il corriere (The mule) e diventa lui stesso il vecchio Earl Stone, l'insospettabile corriere della droga affascinato dalla nuova avventura spericolata, criminale e ben remunerata. C'è un gran cinerecupero dei vecchi, o non più giovani, o decrepiti come si preferisca chiamarli anche perché avendo la scienza gerontologa spostato l'inizio della vecchiaia a 75 anni, un brivido di giovinezza ha rincuorato i sessantenni, che tuttavia l'informazione continua a chiamare anziani se maschi, e nonnine se femmine. Deve essere anche per questa longevità recentemente riconosciuta dal cinema, che crescono storie di anziani con attori coetanei dei personaggi. Tipo Michael Douglas, 75 anni, e Alan Arkin (84) nella meravigliosa serie Il Metodo Kominsky su Netflix, o Robert Redford, 82 anni, che ha dichiarato essere Old man and the gun (da poco uscito in Italia) il suo ultimo film da attore: e qui si può anche non disperarsi, perché ci sono facce che invecchiano bene e questo non è il suo caso. Sono invece ammirevoli due dame 85enni che ancora illuminano film e serie, Shirley MacLaine e Maggie Smith. Per non parlare di Jane Fonda e Lily Tomlin e delle ancora avvenenti ultrasettantenni, che un tempo sarebbero state considerate cadaveri (la star Greta Garbo fu giudicata vecchia a 36 anni e rifiutata dal cinema): tra le tante Helen Mirren e Glenn Close, dalle rughe e dallo sguardo quasi sexy. Non sempre va così, e per esempio nel 2013, per Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, film svedese tratto da un romanzo pure svedese, il ruolo del vispo protagonista fu affidato a un celebre comico, Robert Gustafsoon, allora 49enne. Ma torniamo al nostro vecchio del momento, Clint Eastwood, e al suo film Il corriere, in un certo senso vecchio anche lui, visto che per renderlo amabile accomuna una storia quasi vera di gangster che sparano una volta sola, quindi in sé deludente, a un'altra immaginaria di tipo familiare che ha sempre un suo pubblico ovviamente femminile e anzianotto. C'è un prologo nel 2005, quando l'orticultore Earl Stone, sotto un enorme cappello di paglia che gli nasconde il viso di fresco ragazzo ultra settantenne, si dedica alla coltivazione della sua famosa emerocallide Ojo Poco, fiore arancione che Leo Sharp ( il personaggio reale che ha ispirato la storia) aveva ibridato e brevettato nei suoi Brookwood Gardens, portandoli anche nei giardini della Casa Bianca ai tempi di Bush padre. Quel grande fiore che dura solo un giorno è richiesto tuttora anche in Italia col marchio di Sharp. Tale è l'amore di Earl per i suoi fiori che fugge persino alle nozze della figlia Iris (Alison Eastwood, una dei sei figli del regista, nati da due matrimoni e sei convivenze) per partecipare a un'esposizione floreale in cui è una star assalita dalle signore. Clint è ancora affascinante, come fosse il commovente ricordo di se stesso, così quando nel 2017 Earl, finalmente quasi novantenne, viene trascinato a letto da una coppia di bellissime signorine, si apprezza: poi non si sa, ma almeno il battito cardiaco resiste. Fallita la sua piccola impresa, Leo-Earl che guida con prudenza un pick up Lincoln nero e sgangherato, viene ingaggiato per trasportare merce imprecisata, dal cartello messicano Silanoa, uno dei più potenti nel traffico internazionale di oppio, cocaina, marijuana e ecstasy lui non chiede cosa e alla consegna ritrova in macchina una busta gonfia di dollari. Neanche gli passa per la mente che quelle centinaia di chili di droga rovineranno molte vite: oppure sì ma simpaticamente non gliene importa niente. Earl piace a tutti, pare innocuo e un po' perso, è spiritoso e soprattutto molto furbo e capace di ogni inganno: anche reazionario, chiamando soavemente "negri" i neri che incontra (del resto si sa che Clint è un appassionato sostenitore di Bush e di bazuka acquistabili nei supermercati). Ci sono occasioni in cui Earl è costretto a riprendere contatti con la famiglia, altri matrimoni, un funerale, il che gli fa capire, nel film almeno, che solo la famiglia ha un valore e si pente di averla trascurata, anzi cancellata. Ma ormai l'antipatico Bradley Cooper, l'agente speciale Colin Bates gli sta alle calcagna anche con elicotteri. Al cineprocesso (ma anche a quello vero) la difesa ricordò che il vecchio corriere era stato un veterano della seconda guerra mondiale con medaglia di bronzo e sbarco in Sicilia: Leo, ma non Earl, offrì invano 500 mila dollari alla giustizia per non andare in prigione. Ovvio che Earl Stone in galera abbia ripreso a coltivare le sue emerocallidi mentre Leo Sharp fece un solo anno di prigione, morendo libero nel 2016.
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