La pellicola tratta il racconto di due uomini, tanto opposti nei modi e nel retaggio quanto legati da una forte attrazione magnetica, tra le strade del profondo sud, in un’amicizia che ben presto si evolverà in famiglia.
Peter Farrelly ci trascina in un road-movie piacevolissimo da seguire (il cui titolo rimanda alla famosa guida nel country side con le tappe esclusive per i colored) in una attenta ricostruzione degli anni 60, dalla nevosa New York, all’agricola ed intransigente Birmingham dell’Alabama.
Proprio sulle cornici delle differenze, della segregazione, della discriminazione e delle minoranze, si articola la vicenda dei due protagonisti.
Il tema trasversale dell’emarginazione, che sia nera o italiana, per classe o ceto, e degli stereotipi è presente, ma senza la pretesa di sconfinare in collante unico della pellicola, o di estrema rivendicazione sociale rimanendo lì, dichiaratamente in background.
A questo punto, un incontro dettato dal fato, o forse dalla fama (che sempre precede gli eroi-protagonisti), mette faccia a faccia Tony Lip, nato Villanova, di Viggo Mortensen, abile bugiardo e raggiratore, ma in grado di calzare perfettamente il ruolo dell’uomo devoto alla famiglia con il misterioso dottore Shirley, noto pianista, di Mahershala Ali, artista unico e contraddittorio poiché posizionato in una zona di confine per l’interpretazione.
Nel contratto di lavoro tra Tony e Shirley comincia il viaggio a tappe forzate, ricordando un Quasi Amici (2011) ma in stile on the road, carico di empatia, conoscenza e supporto tra i due, che gradualmente si trasformerà in una profonda amicizia, tutta descritta, a più richiami, in quei particolari comuni o apparentemente insignificanti di fast food, gemme, leggende metropolitane, drink, celle, lettere e discorsi sulla vita.
Momenti più intensi, invece, hanno la portata di rendere la storia vera, concludente e verosimile, nei quali tutta la bravura (e qui ce n’è tanta) dei due attori può esprimersi senza freni (anche se proprio nell’irrigidimento morale si trova il sublime delle performance), la quale marca uno sviluppo di crescita (sicuramente non banale o convenzionale), che a volte si adagia su dei cliché, altre volte regala svolte inaspettate.
La musica, che per esigenze di personaggio (e di pit stop), risulta essere uno degli elementi principali, rimane giusta e ponderata, con la costante dicotomia del registro classico proprio degli Steinway & Sons, e dell’autoradio dell’ultima vettura sul mercato, a suggerire la moda del tempo.
Una pellicola divertente, comica nell’ironia e satira nei gesti, che sa intrattenere, coinvolgere e strappare risate genuine, con due interpretazioni convincenti che danno forma ad una storia vera, umana e profonda.
31/01/2019
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