maurizio.meres
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sabato 10 novembre 2018
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odio e rancore
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Il sempre sensibile Farhadi creatore di situazioni complicate che entrano nelle più profonde e oscure vicissitudini famigliari questa volta si trasferisce in Spagna e più precisamente a nord di Madrid,importantissima la scelta in quanto in questi piccoli paesi le tradizioni per la celebrazione di una cerimonia come il matrimonio sono radicate in sorta di libero arbitrio nella più assoluta libertà in una festa senza fine,è proprio durante questa festa dove tutti sono impegnati nel divertirsi accade un qualcosa di estremamente inquietante,il rapimento di una ragazza.
La sceneggiatura scorre fluidamente con alcuni momenti di stasi forse volute ma assolutamente inefficaci dal punto di vista dello spettatore,emergono tutti i sentimenti sia d'amore che di odio che in un paese piccolo,dove ognuno sa cosa l'altro nasconde e la falsità si associa ad un invidia di odio,vecchi rancori che riemergono anche con il solo sguardo,basta una parole per far uscire tutta la rabbia che una persona possa nascondere,la famiglia esiste solo come nome ma non nel sentimento,in un quadro del genere emerge tutta l'ignoranza di chi non conosce cosa c'è oltre quel muro di omertà,vite dissociate senza punti di riferimento ma solo il proprio interesse, siamo in Spagna ma è così in qualsiasi parte del mondo.
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Il sempre sensibile Farhadi creatore di situazioni complicate che entrano nelle più profonde e oscure vicissitudini famigliari questa volta si trasferisce in Spagna e più precisamente a nord di Madrid,importantissima la scelta in quanto in questi piccoli paesi le tradizioni per la celebrazione di una cerimonia come il matrimonio sono radicate in sorta di libero arbitrio nella più assoluta libertà in una festa senza fine,è proprio durante questa festa dove tutti sono impegnati nel divertirsi accade un qualcosa di estremamente inquietante,il rapimento di una ragazza.
La sceneggiatura scorre fluidamente con alcuni momenti di stasi forse volute ma assolutamente inefficaci dal punto di vista dello spettatore,emergono tutti i sentimenti sia d'amore che di odio che in un paese piccolo,dove ognuno sa cosa l'altro nasconde e la falsità si associa ad un invidia di odio,vecchi rancori che riemergono anche con il solo sguardo,basta una parole per far uscire tutta la rabbia che una persona possa nascondere,la famiglia esiste solo come nome ma non nel sentimento,in un quadro del genere emerge tutta l'ignoranza di chi non conosce cosa c'è oltre quel muro di omertà,vite dissociate senza punti di riferimento ma solo il proprio interesse, siamo in Spagna ma è così in qualsiasi parte del mondo.
Due attori importanti diventano i veri mattatori del film,la bellissima Penelope sempre intensa e profonda e con un Javier Barden in grande forma,riempie la cinepresa con la sua grande naturalezza nel muoversi e soprattutto nei gesti.
Un film senza dubbio interessante da vedere e che sotto l'aspetto esistenziale mette in luce tutte le negatività dell'essere umano.
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[+] un film minore ma comunque interessante.
(di antonio montefalcone)
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mciril
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sabato 17 novembre 2018
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la tragicitá
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Farhadi dipinge scenari famigliari a molti di noi conosciuti –liti per questioni venali, invidie o richiesta mancate di riconoscenza –e le intreccia a tragedie.
Rendendo tutti i personaggi eroi tragici.
Tragica èLaura, madre e moglie condannata al rimorso. Tragica èRocío, che si fa coinvolgere per amore in crimine e viene scoperta. Tragicomica èla figura del padre di Laura.
Per peccato di ubris svetta in tragicitáPaco, condannato a tutto: a perdere figlia, moglie, lavoro.
La tragicitádi Alejandro èla mediocritá. Alejandro risulta alla fine debole, scialbo, bigotto fuori posto. Di lui si sa poco o nulla, come si sa poco o nulla di chi vive a quattordicimila chilometri di distanza.
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Farhadi dipinge scenari famigliari a molti di noi conosciuti –liti per questioni venali, invidie o richiesta mancate di riconoscenza –e le intreccia a tragedie.
Rendendo tutti i personaggi eroi tragici.
Tragica èLaura, madre e moglie condannata al rimorso. Tragica èRocío, che si fa coinvolgere per amore in crimine e viene scoperta. Tragicomica èla figura del padre di Laura.
Per peccato di ubris svetta in tragicitáPaco, condannato a tutto: a perdere figlia, moglie, lavoro.
La tragicitádi Alejandro èla mediocritá. Alejandro risulta alla fine debole, scialbo, bigotto fuori posto. Di lui si sa poco o nulla, come si sa poco o nulla di chi vive a quattordicimila chilometri di distanza. (Mi chiedo perchéun´attore del calibro di Darín ha accettato un personaggio tanto negativo?).
Unico personaggio non tragico èIrene, giovane donna esuberante e inconscia di rischi, che subisce la violenza. Chiede solamente ad Alejandro perchénon sia andato a salvarla al posto di Paco.
Domanda che rimane senza risposta.
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flyanto
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martedì 13 novembre 2018
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un segreto rivelato
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Con la sua ultima opera cinematografica “Tutti lo Sanno” il regista iraniano Asghar Farhadi si conferma l’ottimo regista di sempre che è. Girato ed ambientato tutto in Spagna, con un cast interamente spagnolo/argentino, che differenziano la pellicola dalle sue precedenti ambientate in Iran (eccezion fatta per “Il Passato” su suolo francese), “Tutti lo Sanno” racconta di una donna che, dopo essersi sposata e trasferita in Argentina, in occasione del matrimonio della sorella minore ritorna in Spagna con i due figli, una ragazza di sedici anni ed un bambino di circa 7/8 anni. Qui ella ritrova i propri anziani genitori e l’intero parentado, nonché l’ex fidanzato dei tempi giovanili lasciato a suo tempo per seguire il nuovo amore in Argentina.
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Con la sua ultima opera cinematografica “Tutti lo Sanno” il regista iraniano Asghar Farhadi si conferma l’ottimo regista di sempre che è. Girato ed ambientato tutto in Spagna, con un cast interamente spagnolo/argentino, che differenziano la pellicola dalle sue precedenti ambientate in Iran (eccezion fatta per “Il Passato” su suolo francese), “Tutti lo Sanno” racconta di una donna che, dopo essersi sposata e trasferita in Argentina, in occasione del matrimonio della sorella minore ritorna in Spagna con i due figli, una ragazza di sedici anni ed un bambino di circa 7/8 anni. Qui ella ritrova i propri anziani genitori e l’intero parentado, nonché l’ex fidanzato dei tempi giovanili lasciato a suo tempo per seguire il nuovo amore in Argentina. Nel corso degli ultimi preparativi per le nozze e del matrimonio stesso, tutti vivono le proprie giornate in armonia ed allegria finchè a festa inoltrata non viene scoperto che la figlia adolescente è stata misteriosamente rapita. A ciò, dopo breve tempo, si susseguono ovviamente dei messaggi da parte dei rapitori con l’ordine perentorio di non fare intervenire la Polizia e la richiesta di un’ingente somma di denaro come riscatto. Saranno ore di inferno per tutti i familiari e parenti che cercheranno in ogni modo di lottare contro il tempo al fine di recuperare i soldi necessari a liberare la ragazza, portando nel frattempo anche alla luce verità mai sospettate ….
Quello che contraddistingue il cinema di Farhadi è sempre un evento che irrompe improvvisamente e misteriosamente nelle vite dei protagonisti, cambiandone definitivamente le esistenze ed il modo di pensare e configurando una nuova situazione che mai più però sarà uguale a quella precedente. Ma tutto quello che succede nelle vicende presentate dal regista iraniano non avviene mai per caso od irrazionalmente, bensì ha un chiaro e preciso legame con la realtà e la vita dei protagonisti che ne giustifica l’accadimento e le naturali ed inevitabili conseguenze. In “Tutti lo Sanno” l’avvenimento ‘chiave’ è costituito dal rapimento della giovane figlia della protagonista che porta scompiglio nella grande famiglia come evento già di per sé grave e doloroso, ma anche come rivelazione di sconcertanti verità che destabilizzeranno per sempre gli assetti familiari.
Come in tutti i suoi films, anche in quest’ultimo lavoro Farhadi dirige con una regia lucida, nitida, lineare, precisa e con un andamento da thriller ‘sommesso’e, cioè, procedendo lentamente con la storia, dispiegandola man mano attraverso gli eventi che conseguentemente fanno scaturire nei personaggi azioni e reazioni tese alla scoperta della verità che inevitabilmente sempre sopraggiunge alla fine. Elemento fondamentale e quanto mai importante nelle sue opere sono, inoltre, anche i dialoghi e, dunque, la sceneggiatura in generale, che appaiono ben strutturati e razionali, verbosi ma vivaci e, pertanto, mai noiosi, e soprattutto finalizzati ad immedesimare lo spettatore stesso nella vicenda rappresentata, rendendolo quasi partecipe ai protagonisti sullo schermo.
Essendo, ripeto, ambientato in Spagna “Tutti lo Sanno” è composto da un cast interamente spagnolo di cui fanno parte, come attori principali, Penelope Cruz e Javier Barden che spiccano sugli altri confermando la propria professionalità. L’unica eccezione del cast locale è data dalla presenza dell’attore argentino Ricardo Darin nella parte del marito della protagonista a cui, però, purtroppo è stato affidato un ruolo, tempisticamente parlando, marginale che, per quanto ne confermi la nota bravura, ne limita assai la performance.
Un vero gioiello di film.
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corazzatapotiomkin
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mercoledì 14 novembre 2018
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un deja vu, ma con stile
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Il profumo di dejà vu sarà stato fortissimo per chi, come il sottoscritto, aveva già visto l'assai meno rinomato "I segreti del settimo piano", film argentino del 2013, fra l'altro con lo stesso interprete nei panni del marito truffato: Ricardo Darin.
Ecco, non voglio dire che la sceneggiatora sia stata copiata di sana pianta, questo no, ma sicuramente il film argentino è stato fonte di ispirazione, di molta ispirazione: il rapimento dei figli, il raggiro ai danni del marito, l'intrigo famigliare, e persino il poliziotto in pensione che si occupa della vicenda.
Detto questo, "Tutti lo sanno" rimane un film ben diretto e ben interpretato, validi i dialoghi e le musiche: un film da vedere
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carloalberto
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domenica 1 agosto 2021
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un dramma familiare tinto di folklore iberico
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Bell’affresco corale di una piccola comunità agricola della Spagna più povera e depressa e di una vecchia famiglia di ex proprietari terrieri caduta in disgrazia a causa di un patriarca alcolista che si è giocato tutto a carte.
Nella storia già compiuta, tratteggiata con i toni della commedia di costume e colorata dal folklore paesano, accade l’imponderabile, l’evento drammatico che squarcia il quadretto bucolico e mette in moto i personaggi rivelandone nei passi allegri della danza nuziale o in quelli concitati su e giù per le scale della grande casa a cercare la ragazza scomparsa, l’aspetto nascosto di ognuno, rivelatore di un passato creduto morto e sepolto ed invece più vivo che mai.
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Bell’affresco corale di una piccola comunità agricola della Spagna più povera e depressa e di una vecchia famiglia di ex proprietari terrieri caduta in disgrazia a causa di un patriarca alcolista che si è giocato tutto a carte.
Nella storia già compiuta, tratteggiata con i toni della commedia di costume e colorata dal folklore paesano, accade l’imponderabile, l’evento drammatico che squarcia il quadretto bucolico e mette in moto i personaggi rivelandone nei passi allegri della danza nuziale o in quelli concitati su e giù per le scale della grande casa a cercare la ragazza scomparsa, l’aspetto nascosto di ognuno, rivelatore di un passato creduto morto e sepolto ed invece più vivo che mai.
Credibile ed efficace l’interpretazione della Cruz e di Bardem, un po’ sottotono quella di Darin, non proprio a suo agio nel ruolo di coprotagonista, abituato com’è a primeggiare sulle scene.
Finale scialbo e poco verosimile, come se il regista si fosse, nelle ultime sequenze, già appagato del risultato ottenuto e del resto a ragione, considerato che la pellicola si distanzia elevandosi sul panorama della produzione contemporanea per ricercatezza e gusto estetico delle immagini e approfondimento psicologico dei protagonisti.
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kimkiduk
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martedì 13 novembre 2018
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farhadi o .....
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Il nuovo film di Almodovar ancora non raggiunge i livelli dei suoi, forse perchè non ci sono gli stereotipi comportamentali suoi classici, i personaggi di sempre.
La famiglia è descritta bene, la regia decisamente buona, la storia prende ma non sempre; un film che dovrebbe avere un crescendo ma si ferma quando vengono scoperti i colpevoli che decisamente non reggono la storia del film; un thriller che non lo diventa mai, una storia d'amore che non si trasforma, un dramma che non cresce mai. Detto così sarebbe un pessimo film, ma in fin dei conti non lo è perchè Almodovar lo completa con una fotografia ottima, e un cast suo ormai rodato.
Da Almodovar ci si aspetta ormai questo, sembrano finiti i bei tempi?
Vabbè dai Farhadi ha fatto una gitarella in Spagna, ha chiesto la collaborazione di Almodovar (ho aspettato i titoli finali per vedere scritto il nome di Pedro ed infatti appare nei ringraziamenti) e chiaramente il film perde perchè il film non ha la personalità di nessuno dei due.
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Il nuovo film di Almodovar ancora non raggiunge i livelli dei suoi, forse perchè non ci sono gli stereotipi comportamentali suoi classici, i personaggi di sempre.
La famiglia è descritta bene, la regia decisamente buona, la storia prende ma non sempre; un film che dovrebbe avere un crescendo ma si ferma quando vengono scoperti i colpevoli che decisamente non reggono la storia del film; un thriller che non lo diventa mai, una storia d'amore che non si trasforma, un dramma che non cresce mai. Detto così sarebbe un pessimo film, ma in fin dei conti non lo è perchè Almodovar lo completa con una fotografia ottima, e un cast suo ormai rodato.
Da Almodovar ci si aspetta ormai questo, sembrano finiti i bei tempi?
Vabbè dai Farhadi ha fatto una gitarella in Spagna, ha chiesto la collaborazione di Almodovar (ho aspettato i titoli finali per vedere scritto il nome di Pedro ed infatti appare nei ringraziamenti) e chiaramente il film perde perchè il film non ha la personalità di nessuno dei due.
Piacevole ma poco di più; peccato Farhadi e peccato Almodovar.
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(di alle72)
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