giorgia77
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venerdì 18 maggio 2018
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duro e credibile
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Un noir duro e credibile - di fattura e di gusto tipicamente francesi -, e tuttavia di non agevole assimilazione. Il focus narrativo si dipana a partire da un antefatto illecito e per nulla inconsueto nel mondo del teatro: l’incauto e avventato sfruttamento dell’oggetto di un furto d’arte.
“Corpo del reato” è nella fattispecie un copione vergato in veneranda età da un letterato decadente e pederasta, sottrattogli post-mortem con ingenua disinvoltura dall’attendente personale. Titolo del copione: “Parole d’ordine”. Stop. Stacco temporale.
Il racconto riprende con l’ingresso ufficiale in scena di Bertrand - quasi irriconoscibile nei panni dell’attendente -, giovane scrittore giunto alla celebrità grazie ad una pièce teatrale intitolata - guarda caso - “Parole d’ordine”, la quale riscuote - invero - un notevole successo di pubblico; ha raggiunto una buona posizione sociale ed economica grazie anche all’amore per la facoltosa Caroline, ma le forti pressioni subite da parte del suo supervisore per la stesura di un nuovo capolavoro, ed un palese senso di inadeguatezza - che ben si amalgama con la verosimile provenienza del suo “essudato” - lo conducono rapidamente in un vortice distruttivo.
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Un noir duro e credibile - di fattura e di gusto tipicamente francesi -, e tuttavia di non agevole assimilazione. Il focus narrativo si dipana a partire da un antefatto illecito e per nulla inconsueto nel mondo del teatro: l’incauto e avventato sfruttamento dell’oggetto di un furto d’arte.
“Corpo del reato” è nella fattispecie un copione vergato in veneranda età da un letterato decadente e pederasta, sottrattogli post-mortem con ingenua disinvoltura dall’attendente personale. Titolo del copione: “Parole d’ordine”. Stop. Stacco temporale.
Il racconto riprende con l’ingresso ufficiale in scena di Bertrand - quasi irriconoscibile nei panni dell’attendente -, giovane scrittore giunto alla celebrità grazie ad una pièce teatrale intitolata - guarda caso - “Parole d’ordine”, la quale riscuote - invero - un notevole successo di pubblico; ha raggiunto una buona posizione sociale ed economica grazie anche all’amore per la facoltosa Caroline, ma le forti pressioni subite da parte del suo supervisore per la stesura di un nuovo capolavoro, ed un palese senso di inadeguatezza - che ben si amalgama con la verosimile provenienza del suo “essudato” - lo conducono rapidamente in un vortice distruttivo. Nemmeno l’incontro casuale con Eva, enigmatica e solo apparentemente diabolica escort, sembra offrire allo sciagurato scrittore una concreta opportunità di riscatto professionale, nel momento in cui egli decide di attrarla a sé con ogni mezzo, riversando passo passo il percorso di conquista in quella pièce che dovrebbe rilanciarlo nell’Olimpo dell’arte. L’impresa non si rivela del tutto fallimentare - quantunque molto dispendiosa: 500 euro “in nero” nel noleggio della bella signora per una cena con “dopocena”; millequattrocentoquattro euro “fatturati” per cena - condita di un vasto assortimento di pregiati effluvi - e pernottamento (pernottamento…) -, ma una serie di imperdonabili errori lo conducono alla perdita della fidanzata – in tragiche circostanze, non troppo credibili, e a lui indirettamente imputabili -, di Eva e del lavoro. A questo stadio della narrazione si ha la vivida impressione di trovarsi di fronte ad un mostro e si è indotti a desiderarne il peggio.
L’epilogo rivela in ogni caso la sostanziale positività dell’insieme e della escort in particolare, che interrogata da un’amica sull’identità del giovane, casualmente incontrato a distanza di tempo in precarie condizioni, risponde con glaciale distacco “nessuno”. Ecco, il quel “nessuno” - che sgomenta lo spettatore, confermando nel contempo l'attenta caratterizzazione psicologica del personaggio, già in precedenza palesatasi – giacciono il sale della vita e il germoglio della speranza dei quali è concessa, ad ognuno di noi, la più ampia e libera facoltà di prefigurazione.
Irishcoffee'74
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flyanto
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lunedì 7 maggio 2018
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una donna misteriosa e affasscinante ed uno scrit
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"Eva" racconta di una donna di mezza età, elegante e molto affascinante, la quale, con il falso nome di Eva, svolge l'attività di squillo di lusso. Un giorno, per caso, un giovane scrittore di successo in crisi creativa la conosce e, invaghitosi di lei, inizia a frequentarla minando seriamente il proprio rapporto con la giovane fidanzata, sua promessa sposa. In seguito al precipitare degli eventi, la loro relazione si interromperà bruscamente ....
Remake dell'omonimo precedente film di Joseph Losey, interpretato da Jeanne Moreau, "Eva" è un thriller in cui l'ambiguità ed il mistero ne costituiscono gli elementi fondamentali .
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"Eva" racconta di una donna di mezza età, elegante e molto affascinante, la quale, con il falso nome di Eva, svolge l'attività di squillo di lusso. Un giorno, per caso, un giovane scrittore di successo in crisi creativa la conosce e, invaghitosi di lei, inizia a frequentarla minando seriamente il proprio rapporto con la giovane fidanzata, sua promessa sposa. In seguito al precipitare degli eventi, la loro relazione si interromperà bruscamente ....
Remake dell'omonimo precedente film di Joseph Losey, interpretato da Jeanne Moreau, "Eva" è un thriller in cui l'ambiguità ed il mistero ne costituiscono gli elementi fondamentali . La trama sotto certi aspetti è poco credibile ma la pellicola punta tutta sull'atmosfera e sui personaggi avvolti in un'aura, appunto, di mistero e di lieve suspense che la rendono interessante ed intrigante. Ovviamente, il pregio di quest'opera cinematografica del regista Benoit Jacquot poggia tutta sull'interpretazione della, sempre ottima Isabelle Huppert che, ancora una volta, riesce a nobilitare ed a rendere affascinanti tutti i personaggi che interpreta, anche quelli, come in questa occasione, di dubbia moralità. La sua classe nel proporsi dal punto di vista recitativo è unica e ben si addice al personaggio misterioso e seduttore di Eva a cui dà vita. Il giovane scrittore in crisi è interpretato da Gaspard Ulliel che, pur non essendo ovviamente all'altezza della Huppert professionalmente parlando, riesce però a dare bene l'idea dell'uomo millantatore ed ambiguo, seppure parecchio affascinante ed un poco tormentato.
La regia di Jacquot è lineare, nitida ed il film scorre bene nel suo insieme. Interessante.
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noureddine el harti
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mercoledì 10 ottobre 2018
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passare dalla vendetta alla rassegnazione
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Se c’è qualcosa di nobile nell’arte, oltre alla sua magia, questo sta nel fatto che esiste, secondo me, tra l’esprimerla e il percepirla qualcosa di umano (telepatia, feeling o altro). A volte però, quante cazzate si percepiscono per arte, quali alchimia tra ciarlatani!
Uscire come film francese nel 2018 ispirato da un romanzo datato 1946 scritto da un inglese, condiziona la mia scelta della chiave di lettura. L’epoca del parto del romanzo originale sembra riflettere il cessato dominio tedesco sulla potenza coloniale francese e ciò coincide nel film con la scarcerazione della Francia brutale, cioè, del marito della prostituta,.
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Se c’è qualcosa di nobile nell’arte, oltre alla sua magia, questo sta nel fatto che esiste, secondo me, tra l’esprimerla e il percepirla qualcosa di umano (telepatia, feeling o altro). A volte però, quante cazzate si percepiscono per arte, quali alchimia tra ciarlatani!
Uscire come film francese nel 2018 ispirato da un romanzo datato 1946 scritto da un inglese, condiziona la mia scelta della chiave di lettura. L’epoca del parto del romanzo originale sembra riflettere il cessato dominio tedesco sulla potenza coloniale francese e ciò coincide nel film con la scarcerazione della Francia brutale, cioè, del marito della prostituta,. Eva in questo caso rappresenta la Francia dell’interesse.
All’inizio della pellicola vediamo la nuova generazione appropriarsi dei meriti della vecchia generazione che esce di scena.
La presenza della fidanzata dell’impostore, a mio avviso, non ha nessuna ragione di esistere se non in quanto parametro di confronto sulla serietà tra sessi, anche la fine che gli ha riservato il racconto sembra toglierle ogni speranza nei confronti degli uomini.
Le sequenze del film, anche quando ipotizzano un legame tra di loro, si presentano come una proiezione di diapositive nelle quali scorrono tutti i personaggi maschili nel salotto di Eva, la prostituta.
La chiusura, a mio parere, è molto originale “passare dal desiderio di vendetta alla placida rassegnazione” cioè, mentre l’impostore, dopo essere stato malmenato e ridotto in fin di vita, segue con l’aria di volersi vendicare della prostituta e dello scarcerato, con un semplice cenno di Eva, la nuova generazione sparisce dalla scena, poi alla domanda dell’altra prostituta su chi egli fosse, la protagonista risponde “nessuno”.
Personalmente preferisco affidarmi ad una chiavi di lettura “franco-francese”, in quanto, un'altra chiave potrebbe portare molti popoli a vedere la Francia come essa vede loro.
noureddine el harti
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