carloalberto
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venerdì 20 agosto 2021
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un film tv di poche pretese ma superpremiato
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Thriller drammatico senza mordente e senza personalità. Non c’è thriller perché non c’è suspense, ogni sequenza annuncia con largo anticipo quella successiva ed il finale, che nelle intenzioni dell’autore dovrebbe sorprendere sconvolgendo, arriva come la conclusione logica di un teorema, sa di artificiosamente studiato a tavolino. Non c’è dramma perché i profili psicologici delle due protagoniste, le mamme amiche nemiche che si contendono l’unico pargoletto superstite, sono completamente piatti, schiacciati dall’azione che ognuna deve compiere nello schema preordinato del plot. La recitazione è nella media, non impressiona, non coinvolge, non disturba.
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Thriller drammatico senza mordente e senza personalità. Non c’è thriller perché non c’è suspense, ogni sequenza annuncia con largo anticipo quella successiva ed il finale, che nelle intenzioni dell’autore dovrebbe sorprendere sconvolgendo, arriva come la conclusione logica di un teorema, sa di artificiosamente studiato a tavolino. Non c’è dramma perché i profili psicologici delle due protagoniste, le mamme amiche nemiche che si contendono l’unico pargoletto superstite, sono completamente piatti, schiacciati dall’azione che ognuna deve compiere nello schema preordinato del plot. La recitazione è nella media, non impressiona, non coinvolge, non disturba. Le tecniche di ripresa ed il montaggio in stile televisivo ne fanno poco più di un film tv, paragonabile ad uno di quei gialli del sabato sera che la rai si ostina a comprare oltreoceano, ma, misteriosamente, questo film belga di poche pretese è stato sommerso di premi Magritte ed osannato dalla critica del suo paese.
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elgatoloco
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lunedì 16 novembre 2020
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duelles. non oltre il prevedibile, in realtà
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"DUelles"(Olivier Masset-Depasse, 2018, da"Alice( Derrière la Haine, "dietro l'odio"), di Barbara Adel, 2018)ha certo momenti di notevole interesse, ma complessivamente non risce a mantenere un adeguato livello di suspense, perdendosi, in particolare verso metà film, in circonlocuzioni"attendiste"decisamente inutili, pletoriche, ridondanti, come l'insistenza su feste di compleanno dei bambini, che non arrivano al nocciolo della questione, che è, in realtà, la brama di possesso del figlio, in particolare nel"duello", appunto, tra le due donne, che vivono praticamente quasi insieme(nello stesso edificio, per meglio dire), con rimproveri dapprima tenui, poi invece insistiti, parzialmnete soipiti, che riprendono continuamente vigore e intensità.
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"DUelles"(Olivier Masset-Depasse, 2018, da"Alice( Derrière la Haine, "dietro l'odio"), di Barbara Adel, 2018)ha certo momenti di notevole interesse, ma complessivamente non risce a mantenere un adeguato livello di suspense, perdendosi, in particolare verso metà film, in circonlocuzioni"attendiste"decisamente inutili, pletoriche, ridondanti, come l'insistenza su feste di compleanno dei bambini, che non arrivano al nocciolo della questione, che è, in realtà, la brama di possesso del figlio, in particolare nel"duello", appunto, tra le due donne, che vivono praticamente quasi insieme(nello stesso edificio, per meglio dire), con rimproveri dapprima tenui, poi invece insistiti, parzialmnete soipiti, che riprendono continuamente vigore e intensità. Oliver Masset-.Depasse , che ha non solo diretto il film, ma lo sceneggia a partire dal romanzo di Barbara Adel, indubbiamente conosce i détours, le giravolte e le deviazioni della psiche umana, in particolare femminile, ma non riesce ad alternare in modo fecondo(con lo schema climax-anticlimax)tale"dialettica", non arrivando invero mai a risultati quali quelli raggiunti, per esempio, dal Brian de Palma degli anni migliori(fine anni 1970..inizio 1980), dove dunque parlare di"film hitchcockiano"appare inesatto, fuorviante, dato che siamo comunque su"un altro pianeta", vista la condizione decisamente diversa anche di partenza, nella quale i conflitti non riescono ad emergere in modo "reale", ma poi, soprattutto, si resta al di qua rispetto all'hapax che, in Hitchock come in De Palma, in molto Claude Chabrol o nel Dario Argento di"Profondo Rosso"(solo di quel film, in realtà, visto che "Suspiria"e"Inferno"sono legati al tema fantastico, sono dunque altro rispetto al thriller parossistico)invece viene raggiunto in pieno. Gli e soprattutto le interpreti sono certamente di buon livello, con Veerle Betens e Anne Coesens , la coppia femminile, Mehdi Nebbou e Aneb Worthalter che invece rappresentano il pendant maschile, in un film nel quale anche tale caratterizazione avrebbe meritato una maggiore accentuazione, che invece, almneo in parte, risulta quasi carente. Summa summarum potremmo dire che il regista rimane a un livello sufficiente ma in qualche modo inadeguato rispetto alla tensione che senza'altro nel libro è più eivdnete. Questo non per dire che qui siamo troppo "in Belgio", dato che è produzione franco.belga, ma proprio che uno sviluppo più deciso di varie tematiche sarebbe stato opportuno. El Gato
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maramaldo
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domenica 1 marzo 2020
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"più che il rancor potè il dolor"
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Se mi ha sollecitato una vena poetica facendomi fare il verso ad un noto verso dantesco vuol dire che quel "noir" mi ha colpito, turbato. Materia infernale già lo era alle origini: "Derrière la haine", il romanzo di Barbara Abel. Ne sono derivati titoli che in due trovo fuorvianti. "Duelles" ovvero la normale duplicità femminile che camuffa e travisa colpe e desideri. Più banalizzante il nostro "Doppio Sospetto" ossia uno dei vari inconvenienti che possiamo aspettarci quando famiglie entrano in intimità ovvero si dànno troppa confidenza. Più seria la denominazione usata dalla circolazione internazionale dove tengono ad informare: " Mothers' Instinct".
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Se mi ha sollecitato una vena poetica facendomi fare il verso ad un noto verso dantesco vuol dire che quel "noir" mi ha colpito, turbato. Materia infernale già lo era alle origini: "Derrière la haine", il romanzo di Barbara Abel. Ne sono derivati titoli che in due trovo fuorvianti. "Duelles" ovvero la normale duplicità femminile che camuffa e travisa colpe e desideri. Più banalizzante il nostro "Doppio Sospetto" ossia uno dei vari inconvenienti che possiamo aspettarci quando famiglie entrano in intimità ovvero si dànno troppa confidenza. Più seria la denominazione usata dalla circolazione internazionale dove tengono ad informare: " Mothers' Instinct". Comprenderete che il film non ci riguarda, non racconta di noi, non ha un briciolo di attualità. (Nel dubbio andate a vedere "Figli" di Giuseppe Bonito.)
Al posto di Masset-Depasse avrei ambientato nell'800, più consono alla cupezza della storia. Le tinte pastello della capitale d'Europa anni 60 sono piacevoli ma non vi si addicono se non per assecondare lo spettatore viziato all'edonismo televisivo. L'effetto è quello della pittura iperrealistica, artefatti visuali identici ai soggetti presi in esame per sbeffeggiarvi sulla vostra idea di realtà. Un'occhiata alla messa in piega di Alice, la bionda (Veerle Baetens), immutata per tutta la vicenda, quando si dice una permanente.
Ma ci sono atmosfere, spettralità. Theo (Jules Lefebvres) si vede riflesso nei vetri della macchina di papà e non si piace. Alice all'improvviso si riguarda osservata dalle tre creature che compaiono sulle ante della specchiera. La coppia superstite, allacciata sul divanetto, immota, non si sa se dormiente o defunta, incongrua e gelida.
In conclusione, inganni e livori, ma dov'è l'umanità? chi vive? chi capisce?
Il piccolo e indifeso Theo si addormenta con "magie".
S'incamminerà, condotto per mano, imbambolato e contento, tra guizzi di luce e scintillii, verso la meta luminosa di un infinito dove gli istinti si acquietano e non si odia più per amore.
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