Matteo Garrone, probabilmente in questo momento, per quanto mi riguarda, il miglior regista italiano, prendendo a pretesto, e allontanandose quanto basta, un raccapricciante fatto di cronaca della malavita romana (la vicenda del “canaro”), ci racconta una storia di umana bestialità o di un’umanità bestiale.
Garrone torna, in un certo senso, agli scenari esterni desolati e veristi, ai codici narrativi de “L’imbalsatore” e al registro stilistico che ne caratterizzava l’originalità: ci descrive così una lotta per la sopravvivenza che non contempla nessuna compassione.
Risalta così il lucido sguardo da entomologo di chi dimostra di conoscere le pulsioni umane, di chi vuol rappresentare il senso di spaesamento emotivo di un personaggio che insegue un impossibile, forse, riscatto.
Un film che conferma il potente stile registico dell’autore, la sua maestria pari probabilmente alla sua umiltà: ancora una volta (dopo l’indimenticabile Gomorra, altro che serie tv!) la rappresentazione-estetizzazione della violenza è resa in maniera efficace e naturalistica, ma senza compiacimenti e ammiccamenti, con il suo talento che ne anestetizza gli effetti collaterali che troppo spesso, in altri casi, “corrompono” lo spettatore.
“Solita” sceneggiatura di ferro (Sorrentino dove sei?), attori esaltati e resi straordinari dallo stile di Garrone. Marcello Fonte, giustamente premiato a Cannes, fornisce una prova quasi da Cristo laico, con la sua ostinata ricerca di salvezza/riscatto dalla sua condizione esistenziale oltre che dal suo mortificante aspetto fisico. Non è da meno la grande prova attoriale di Edoardo Pesce, cane sciolto criminale, la cui bestialità ferina assoggetta ambienti e persone.
Non a caso lo sguardo dei cani del protagonista Marcello sembra l’unico appiglio per tentare il recupero di un briciolo di umanità. Ma è tutto il cast ad essere meritoriamente sopra le righe. Al servizio del grande Matteo Garrone, fuoriclasse del cinema europeo contemporaneo, e della splendida indimenticabile fotografia di Nicolaj Brüel. Ottime le musiche di Michele Braga.
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