Matteo Garrone si ispira ad una ben nota vicenda di cronaca nera per realizzare una pellicola dai tratti fortemente drammatici, dove però trovano spazio anche i sentimenti, sebbene imprigionati all'interno di una realtà sostanzialmente misera e degradata. Marcellino e Simone sono, rispettivamente, il protagonista e l'antagonista della storia: il primo è mite, benevolo, ben accetto da tutti; il secondo, invece, a causa dei suoi continui eccessi, degli abusi e delle prepotenze è diventato un problema anche per gli abitanti di un quartiere degradato come quello in cui la vicenda si svolge. Entrambi sono cocainomani, integrati nel mondo della piccola criminalità, fatta di furti, rapine e spaccio ; ma mentre per Simone l'alienazione è oramai totale, tanto che non è più capace di relazione alcuna con il prossimo, Marcello è invece capace di sentimenti profondi, rivolti in primo luogo alla sua figlioletta e, ovviamente, agli animali con cui lavora (è, come si evince dal titolo del film, una sorta di dogsitter). I sentimenti di Marcello, tuttavia, nonostante la loro purezza, non riusciranno a redimerlo, né a condurlo al di fuori della miseria in cui, un po' per scelta e un po' per destino, si è ritrovato a vivere: la fuga è solo sognata, mai veramente progettata. Interessante anche, a livello drammatico, il rapporto dialettico, il contrasto (anche fisico) fra Marcello e Simone, che finisce per essere il collante della loro simbiosi. Marcello è talmente "idiota" (nel senso dostoieskiano del termine) da acconsentire al piano di Simone (rapinare il negozio accanto a quello del dogsitter) e da scontare, al suo posto, un anno di galera; poi, una volta uscito di prigione, non può far altro che constatare che l' "amico" non gli ha riservato né riconoscenza né (come gli aveva promesso) metà del bottino. Inoltre, l'affetto che tutti quanti gli riservavano, è ormai tramutato in disprezzo, essendo Marcellino considerato un "infame". All'ennesimo sopruso, all'ennesima umiliazione da parte dell'amico, Marcello escogita la sua vendetta: attrae Simone nel suo negozio con un pretesto, lo chiude in una gabbia per cani e infine, con molta difficoltà, lo uccide. Il corpo viene caricato a fatica su un furgoncino, scaricato in un campo e dato alle fiamme. Qui, la lucidità del protagonista inizia a venire meno; nella sua anima si sente un eroe, colui che è riuscito a compiere il gesto glorioso che nessuno aveva avuto il coraggio di fare. Davide contro Golia. Così egli pensa di ottenere finalmente il rispetto degli ex-amici (che vede giocare in un campo di calcetto); con uno sforzo sovrumano, portando sulle spalle il corpo semicarbonizzato di Simone, da esibire come un trofeo a un pubblico plaudente, Marcello potrà finalmente ottenere il suo riscatto. Ma il tutto si rivela come una inutile illusione. Il suo trionfo è circondato da una cornice di puro nulla, perché il nulla è il contesto che ha permesso l'avvicendarsi della storia. Una nullità era Simone, una nullità gli abitanti del quartiere, una nullità lui stesso. Eroe del niente, rimane con il suo trofeo, in una solitudine in cui il dis-umano ha ormai cancellato ogni umanità.
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