Capri-Revolution

Sono perfettamente d'accordo. Io l'ho detta così:
La fatica di vivere coincide con la fatica di raccontare e di capire: come nei sogni più ossessivi, occorre andare dallo psicanalista per cercarne un senso. All'emicrania che me n'è derivata per inseguire i sottotitoli di una sceneggiatura frammentaria, banale, fumettistica e quasi inesistente che rasenta i fumetti dei vecchi fotoromanzi e che ha il mero scopo di distrarre dalla bellissima scenografia. Esasperato e finalizzato alla incomprensione reciproca, tutti contr tutti, (tranne quando nella piazza arriva la luce elettrica, la scena più bella). Il desiderio di stare altrove è fortissimo e la voglia di comprendere lascia il posto al "non vedo l'ora che finisca", e non si capisce perchè non finisca molto prima vista la fatica a cui ci sottopone per una esigenza registica abbastanza contorta. La recitazione quasi assente, le figure statuarie, credo solo per l'incapacità recitative ma soprattutto per una regia tirannica e visionaria incompatibile con la partecipazione e condivisine degli interpreti e il risultato è che appaiono forzati, bloccati: paradossalmente si parla di libertà, un vero ossimoro.