Border - Creature di confine |
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Un film di Ali Abbasi.
Con Eva Melander, Eero Milonoff, Jörgen Thorsson, Ann Petrén.
continua»
Titolo originale Gräns.
Fantastico,
Ratings: Kids+13,
durata 108 min.
- Svezia, Danimarca 2018.
- Wanted
uscita giovedì 28 marzo 2019.
- VM 14 -
MYMONETRO
Border - Creature di confine
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Istantanea di Border – Creature di Confinedi CineFoglioFeedback: 3561 | altri commenti e recensioni di CineFoglio |
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sabato 23 marzo 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella stagione primaverile, si fa strada sul grande schermo una storia di confine e di «confinati», a tratti evocativa della fiaba con elementi grotteschi, a tratti in pieno stile detective, inserita in un landscape tutto nordico, dominato dalla natura diafana, dal sottobosco muschioso e dalle alci. Il giovane regista Ali Abbasi, di origini iraniane, confeziona un secondo lungometraggio coerente in tutti i suoi elementi, dotato di una storia semplice da seguire, ma essenziale nelle sue parti, con quel gusto fisionomico del tutto peculiare che gli è valso il premio Un Certain Regarde allo scorso Festival di Cannes. La narrazione vede coinvolta Tina, interpretata da una «truccatissima» Eva Melander, operatrice della dogana, all’interno di un’indagine di polizia a seguito della scoperta di materiale pedopornografico trasportato in un telefonino, scovato proprio grazie al fiuto innato della protagonista. Nell vita personale di Tina, si aggiungerà la conoscenza di Vore, interpretato dall’attore finlandese (terra tanto anelata dal personaggio) Eero Milonoff, uomo misterioso anch’egli «benedetto» dalla forma bestiale. La narrazione procede spedita e ben organizzata, dotata solo degli elementi necessari alla costruzione dell’intreccio tra la vita personale e quella professionale di Tina, valorizzando ogni inquadratura ed ogni informazione visiva e uditiva prodotta. Il film Border, possedendo un’architettura semplice e solida, racconta sì una storia coerente ed efficace, che colpisce però per l’estetica facciale ed animale dei personaggi. Una fisicità bestiale, che man mano diventa sempre più presente nella vita di Tina, scontrandosi, o meglio amalgamandosi, con l’esperienza umana acquisita, che a volte cede il posto ad un exploit selvaggio (non considerato incivile quanto prossimo al primordiale), altre volte alla morale tipica degli «animali sociali», in grado di discernere (qui si evince la speranza ma anche tutta l’ineluttabilità della perversione umana) tra il bene e la malvagità delle azioni. La pellicola affronta trasversalmente diverse tematiche, tra le quali (d’impatto è l’analisi del nudo e del sesso) si dipinge il ritratto di una femminilità, trascurata nella forma, ed alla ricerca di una sensibilità non tanto nell’aspetto esteriore, assimilato ed accettato, quanto nelle viscere del grembo materno infertile della protagonista. La sfera della nascita e della prole è il leit motiv collante della vicenda: l’abuso di bambini per la produzione di materiale illegale parallelamente all’abuso fisico e psicologico, che Tina, Vore ed i loro genitori biologici (gli essere ai confini della società), hanno dovuto sperimentare dalla nascita; la perdita ed il rapimento del nascituro della giovane coppia (e delle molte altre), contrapposto all’essere embrionale auto-generatosi, privo di una fecondazione genitoriale, ma in grado di sopravvivere, ponendo le basi alla formazione di una nuova famiglia ed al proseguimento della discendenza. Border è sia confine morale che geologico, dove, nello spazio fiabesco e grottesco, dotato di colori anonimizzanti, le specie lottano per la sopravvivenza e per il riconoscimento, per la vendetta personale o per la morale sociale, in un contesto denso di pregiudizi e pietismi che lasciano il posto tanto rapidamente a questioni ben più importanti: la ricerca della propria natura e la raison d'être, in oscillazione tra umanità ascritta ed animalità innata. 23/03/2019
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