laurence316
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venerdì 10 marzo 2017
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il canto del cigno del mutante con gli artigli
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Cala il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel. 17 anni dopo il primo X-Men Jackman interpreta per l'ultima volta Wolverine, alias James "Logan" Howlett, in questo film tragico, amaro, disperato persino, ma soprattutto estremamente violento, ben oltre le consuetudini tipiche della Marvel (e si spinge ben oltre Deadpool).
Sorta di western postmoderno on the road dai toni crepuscolari, Logan è sicuramente una sorpresa, nel panorama dei cine-comics degli ultimi anni. In un periodo di crescente omologazione in cui ogni nuovo film assomiglia sempre troppo al precedente (e persino a quelli della case concorrenti), la Marvel cerca, qui come in Deadpool, di staccare il genere dai binari ormai già ben collaudati ma usurati dell’opera per ragazzi, per gettarsi a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, e di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate.
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Cala il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel. 17 anni dopo il primo X-Men Jackman interpreta per l'ultima volta Wolverine, alias James "Logan" Howlett, in questo film tragico, amaro, disperato persino, ma soprattutto estremamente violento, ben oltre le consuetudini tipiche della Marvel (e si spinge ben oltre Deadpool).
Sorta di western postmoderno on the road dai toni crepuscolari, Logan è sicuramente una sorpresa, nel panorama dei cine-comics degli ultimi anni. In un periodo di crescente omologazione in cui ogni nuovo film assomiglia sempre troppo al precedente (e persino a quelli della case concorrenti), la Marvel cerca, qui come in Deadpool, di staccare il genere dai binari ormai già ben collaudati ma usurati dell’opera per ragazzi, per gettarsi a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, e di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate. Mai in un film della Casa delle Idee era stata proposta una versione così abbattuta e rassegnata di un supereroe. Mai era stata offerta una visione così tetra e oscura del mondo, mai era stata così pregnante ma soprattutto tangibile, nell’aria, l’idea di una morte imminente. Certo tanto di questo è già stato detto nel Cavaliere oscuro di Nolan, giusto per fare un esempio, e certo, lo spettatore più smaliziato potrebbe di conseguenza sostenere che non si tratta dunque di niente di poi così innovativo, ma per un “film di supereroi” e, in particolare, per un film della Marvel, è qualcosa di mai troppo scontato. Anche solo tentare di creare qualcosa di più maturo e sfaccettato delle solite scazzottate iper-tecnologiche stile Avengers è un discreto passo avanti.
Detto questo, c’è comunque da dire che il film di Mangold non è di certo un nuovo capolavoro di genere e che l’acclamazione quasi unanime della critica d’oltreoceano è stata francamente un po’ esagerata. E’ sicuramente interessante, questo Logan, ma si perde un po’ via con il passare dei minuti e spesso scivola in una violenza parossistica ed esibita alla lunga solo fine a se stessa e ripetitiva, nell’evidente tentativo di ostentare la propria distanza stilistica dagli altri film della Marvel. Ma l’iperviolenza non è, ovviamente, di per sé garanzia di qualità né di per sé segno di una particolare evoluzione espressiva rispetto ai film del passato. E l’ultima mezz’ora di combattimenti e spargimenti di sangue è quanto di più risaputo e già visto che si possa immaginare. Si salva, comunque, con il finale drammatico ed emotivamente coinvolgente, seppur leggermente prevedibile.
E al netto dei difetti, Logan ha in ogni caso alcuni indiscutibili punti di forza: le interpretazioni, non solo di Jackman, ma anche di Stewart, Merchant e, soprattutto, della piccola e straordinaria Dafne Keen; la fotografia di J. Mathieson; il montaggio di M. McCusker e D. Westervelt e le perfette coreografie delle scene d’azione.
In conclusione, un discreto film d'azione vicino al dramma e al western (con tanto di citazione esplicita de Il cavaliere della valle solitaria ed implicita de Gli Spietati di Eastwood), non eccessivamente innovativo, ma comunque un primo tentativo di andare un po' oltre gli standard ormai logori del cinema di genere. Apprezzabile, nonostante tutto, ma non di certo eccezionale. Perfettamente in linea con le atmosfere del film la malinconia e sconsolata Hurt di Johnny Cash.
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spacexion
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mercoledì 1 marzo 2017
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il crepuscolo degli eroi
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Scuro, tenebroso, crepuscolare, violento. Questo il mondo dopo la scomparsa dei mutanti. I pochi rimasti vegetano, aspettando una fine misera e senza gloria. "Logan" è la storia della loro caduta, da potentissima generazione di superesseri a nulla. Logan, una volta Wolverine e ora semplice tassista "Uber", vive di espedienti e si nasconde nel deserto, dove protegge i resti senili e sconfortanti di un Charles Xavier ormai ombra di sé stesso, reso incontrollabile e perciò pericolissimo dalla malattia mentale.
Al tempo stesso road movie, western fantascientifico e film di supereroi, Logan riesce laddove 8 anni prima aveva fallito Watchmen: raccontare coi toni giusti, drammatici, scuri fino alla disperazione il tramonto di una generazione di eroi, reietti, dimenticati ed emarginati da un genere umano ormai totalmente indifferente alle loro sorti.
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Scuro, tenebroso, crepuscolare, violento. Questo il mondo dopo la scomparsa dei mutanti. I pochi rimasti vegetano, aspettando una fine misera e senza gloria. "Logan" è la storia della loro caduta, da potentissima generazione di superesseri a nulla. Logan, una volta Wolverine e ora semplice tassista "Uber", vive di espedienti e si nasconde nel deserto, dove protegge i resti senili e sconfortanti di un Charles Xavier ormai ombra di sé stesso, reso incontrollabile e perciò pericolissimo dalla malattia mentale.
Al tempo stesso road movie, western fantascientifico e film di supereroi, Logan riesce laddove 8 anni prima aveva fallito Watchmen: raccontare coi toni giusti, drammatici, scuri fino alla disperazione il tramonto di una generazione di eroi, reietti, dimenticati ed emarginati da un genere umano ormai totalmente indifferente alle loro sorti. Bravissimi Hugh Jackman e Patrick Stewart nell'interpretare, desacralizzandoli, i loro rispettivi eroi ormai al capolinea. Favolosa, vitale, "selvatica" Dafne Keen nel ruolo di una "piccola wolverine" tanto deliziosa in quanto bambina che letalmente spaventosa in quanto mutante.
Il sangue scorre a fiume e alcune scene splatter si susseguono in un vortice di violenza inusuale per un film della franchise X-Men ma coerente con la disperazione sottostante al racconto: persa ogni speranza di convivenza tra umani e mutanti, con questi ultimi sull'orlo dell'estinzione, in un mondo freddo e costantemente interconnesso in cui le macchine progressivamente sostituisco l'umano, non rimane altra opzione che la sopravvivenza pura, con tutto ciò che di bestiale essa comporta.
Da quasi due decenni ormai, navigano sugli schermi a velocità di crociera i film targati Marvel, sfruttando un filone ben consolidato di indubbio successo nel reparto "entertainement". Ma "Logan" va oltre, proponendo ad un pubblico più adulto del target abituale, una profondità di narrazione e di caratterizzazione dei personaggi inusuale per il genere e, forse, aprendo le porte ad un nuovo stile di filmografia dei super eroi.
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[+] un maturo viaggio nella fragilità umana
(di antonio montefalcone)
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lucacapaccioli
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giovedì 2 marzo 2017
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l'ultima prova per jackman nel ruolo di wolverine!
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Sono passati 17 lunghi anni dalla prima volta in cui Hugh Jackman ha sfoderato gli iconici artigli di adamantio del celeberrimo mutante canadese di Casa Marvel, ovvero in X-Men (2000) di Bryan Singer, apripista di una delle saghe ad oggi più longeve. Nel corso del tempo, Wolverine ha subito una lunga evoluzione di film in film, fino a Logan di James Mangold (regista del precedente Wolverine - L'immortale) che segna di fatto l'ultimo film in cui Jackman riprende il ruolo che lo ha reso celebre. Ma questo capitolo segna la fine anche per un altro storico personaggio: Charles Xavier/Professor X (Patrick Stewart), anch'egli presente fin dai primi capitoli.
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Sono passati 17 lunghi anni dalla prima volta in cui Hugh Jackman ha sfoderato gli iconici artigli di adamantio del celeberrimo mutante canadese di Casa Marvel, ovvero in X-Men (2000) di Bryan Singer, apripista di una delle saghe ad oggi più longeve. Nel corso del tempo, Wolverine ha subito una lunga evoluzione di film in film, fino a Logan di James Mangold (regista del precedente Wolverine - L'immortale) che segna di fatto l'ultimo film in cui Jackman riprende il ruolo che lo ha reso celebre. Ma questo capitolo segna la fine anche per un altro storico personaggio: Charles Xavier/Professor X (Patrick Stewart), anch'egli presente fin dai primi capitoli. Nel 2029, i mutanti, una volta considerati l'anello successivo della catena evolutiva, sono in via di estinzione, con ben pochi di loro sopravvissuti, tra cui un Logan ormai invecchiato e affranto dalle numerose perdite subite nella sua lunga vita, con un fattore rigenerante che non è più reattivo come un tempo. Decide di rifugiarsi a El Paso, in compagnia di Charles Xavier, del quale si prende cura, data la malattia degenerativa che lo ha colpito, rendendo i suoi poteri psichici instabili e pericolosi, e Calibano (Stephen Merchant), mutante in grado di percepire la presenza dei suoi simili. A complicare le cose, una donna messicana di nome Gabriela (Elizabeth Rodriguez) chiede a Logan di tenere con sé una misteriosa bambina, Laura (Dafne Keen), dotata dei suoi stessi poteri, dalle grinfie di letali mercenari noti come i Reavers, guidati dallo spietato Donald Pierce (Boyd Holbrook).
Dopo due film stand-alone su Wolverine riusciti, ma abbastanza controversi, questa volta si decide di cambiare tono, molto più cupo e con sfumature che ricordano molto un film western che però si combina con il fantascientifico, e un protagonista ancora più impeccabile, frutto della migliore interpretazione di Hugh Jackman vista finora, più umano, regalando un'intensità incredibile in ogni sequenza. Eccellente anche Patrick Stewart, che interpreta Xavier in maniera differente, con tanto di un lato molto più duro e sboccato, anziché la solita retorica vista nei precedenti capitoli, e spettacolare la resa di Laura/X-23, avente un ruolo fondamentale, in quanto instaurerà un rapporto profondo con il protagonista, vedendolo come una figura paterna. I villains non hanno un ruolo particolarmente incisivo, ma è un fattore trascurabile, nel senso che si tratta di un film essenzialmente incentrato su Wolverine e il concetto del tempo: tutto è cambiato rispetto a quando era stato accolto da Charles e gli X-Men, invecchia più rapidamente, gli rimangono le cicatrici ogni volta che viene ferito e si trova in un mondo decisamente più arido e triste, saggia quindi la decisione di scegliere come ambientazione principale il deserto, come se l'intento fosse proprio quello di rappresentare certe sensazioni attraverso le immagini e una fotografia curata. Vi è anche una certa importanza nei dialoghi, profondi e ben scritti, specialmente quelli tra i vari comprimari, e la colonna sonora potente è un altro dei punti forti del film. Le sequenze d'azione sono ad alto tasso di spettacolarità, in particolare quelle che coinvolgono il duo artigliato, con litri di sangue, tant'è che la pellicola è vietata ai minori, e geniali le trovate dei riferimenti ai fumetti degli X-Men. Sembra quindi che l'intero staff ce l'abbia messa tutta per sfornare un film che dà un degno addio ad uno dei più famosi supereroi di tutti i tempi, in un capitolo che non può che strappare qualche lacrima, specie verso il terzo atto. Hugh Jackman si consacra definitivamente come Wolverine, pur non avendo indossato il cararatteristico costume dei fumetti originali in nessun film, anche se ha dedicato tutto sé stesso per rendere al meglio il proprio personaggio nell'arco di quasi vent'anni. Ci mancherai, Hugh!
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ashtray_bliss
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martedì 7 marzo 2017
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film epocale e bellissimo!
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Logan è il film Marvel che aspettavamo da tempo. Una pellicola cruda, violenta, crepuscolare, amara e tuttavia profondamente vitale, dinamica ed empatica. Un film epocale che lascia il segno e si rende memorabile per la forza espressiva, visiva ed emotiva che trasmette al pubblico. Con Logan cala definitivamente (?) il sipario su uno degli antieroi più complessi e interessanti di sempre, ovvero Wolverine che si è presentato cinematograficamente 17 anni fa al pubblico ed è stato accolto con esaltazione e amore. Questo epilogo è un vero e proprio epos post-apocalittico che riecheggia egregiamente le atmosfere ruvide di Mad Max e altresì quelle terrestri di Interstellar, tra i campi di mais in un'America rurale e decadente che di futuristico ha ben poco.
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Logan è il film Marvel che aspettavamo da tempo. Una pellicola cruda, violenta, crepuscolare, amara e tuttavia profondamente vitale, dinamica ed empatica. Un film epocale che lascia il segno e si rende memorabile per la forza espressiva, visiva ed emotiva che trasmette al pubblico. Con Logan cala definitivamente (?) il sipario su uno degli antieroi più complessi e interessanti di sempre, ovvero Wolverine che si è presentato cinematograficamente 17 anni fa al pubblico ed è stato accolto con esaltazione e amore. Questo epilogo è un vero e proprio epos post-apocalittico che riecheggia egregiamente le atmosfere ruvide di Mad Max e altresì quelle terrestri di Interstellar, tra i campi di mais in un'America rurale e decadente che di futuristico ha ben poco. Ambientato dapprima nella natura arida, assolata e spietata del confine messicano che incornicia in modo assolutamente impeccabile il cupo dramma famigliare e umano, e successivamente nelle zone boschive del Nord Dakota dove calerà definitivamente il sipario. Ma le sensazioni predominanti e trasmesse al pubblico, sopratutto nella prima parte, sono l'abbandono, la rassegnatezza, la stanchezza psicofisica nonchè la consapevolezza della morte imminente.
Laddove i mutanti non esistono più e dove i super-eroi non sono in grado di controllare le loro abilità ma attendono la morte, attimo dopo attimo, sconfitti dal peso del tempo e della malattia, ma sconfitti anche dalle troppe battaglie vinte e perdute. In questa contesto pessimista incontriamo Logan, che ha ormai sepolto il suo passato da Wolverine e lavora come autista di limousine. Ma Logan e' invecchiato, letteralmente logorato dal tempo e dall'alcol, stanco e le sue capacità di rigenerative non funzionano più come una volta. Le sue ferite non si rimarginano e i suoi artigli all'adamantio non scalfiscono più come prima. Logan non è l'unico X-men ad essersi arreso alla mercè del tempo: Charles Xavier è anch'egli anziano e debole, ormai incapace di controllare i suoi poteri psichici che deve tenere sotto controllo assumendo farmaci e costretto a vivere il resto dei suoi giorni all'interno di una cisterna abbandonata.
Il lato umano, vulnerabile e mortale predomina quindi sulle scene insieme al cinismo e al pessimismo fornito dalla vita stessa che ricorda ai protagonisti, frame dopo frame, di essere giunti al capolinea. Eppure qualcosa di straordinario spezza la routinaria e solitaria esistenza dei protagonisti quando una donna messicana rintraccia Logan e gli chiede di scortare lei e una bambina, Laura, ai confini col Canada. Logan si rifiuta ma presto scoprirà che forze oscure stanno dando la caccia alla piccola e lo stesso Xavier lo informa che i mutanti esistono ancora e che la bambina è una di loro. A quel punto avrà inizio una dinamica e adrenalinica fuga on the road, che vede protagonisti Charles, Logan e Laura e che ridefinirà le dinamiche simil-famigliari che si creano fra i protagonisti, mentre tentano di sopravvivere e sfuggire dai tentacoli della Transigen, società che vuole eliminare tutti i rimanenti X-men di nuova generazione dopo aver perfezionato il prototipo X-24. La fuga assume tonalità cupe e violente mentre ognuno dei protagonisti deve affrontare situazioni che mettono alla prova la loro resistenza ma anche il loro codice etico e morale in una drammatica corsa contro il tempo e l'esercito di Zander Rice.
La parola fine alla leggendaria e iconica figura di Wolverine/ Logan giunge per mano di un regista, Mangold, sapiente e abilissimo nel dirigere un cinecomix maturo e disilluso che riesce a rinnovare il genere ed eleva Logan ad un prodotto stilisticamente audace, cupo, profondo e incisivo da essere giustamente paragonato al Dark Knight di Nolan.
Perfetta la caratterizzazione dei personaggi e specialmente lo sviluppo emotivamente coinvolgente tra Logan e Laura che si rivelerà profonda e viscerale dato che i due hanno in comune molto di più di quel che sembra. Altresì curata è la relazione quasi paterna che si installa tra Logan e Xavier il quale dispensa sempre i suoi filosofici consigli, mentre per entrambi rappresenta un saldo punto di riferimento. La parte finale della pellicola è emotivamente carica ma anche ricca di azione e non delude sotto alcun aspetto: coreografie di combattimento ottimamente eseguite, violenza, voglia di vendetta ma sopratutto di proteggere. E in questo caso si tratta di proteggere la piccola Laura e di permettere a lei e i suoi amici (anch'essi mutanti) di attraversare il confine e proseguire il viaggio verso una terra promessa, denominata appunto, Eden.
Hugh Jackman rivestendo per l'ultima volta i panni di Wolverine fornisce una impeccabile, perfetta e grandiosa interpretazione la quale verrà ricordata per la sua intensità che riesce a catturare pienamente. Altresì eccellente l'ultima prova di Patrick Stewart nei panni del professore X, ormai anziano e dolente ma che non si rassegna e coltiva speranze per il futuro, proprio e dei mutanti. Straordinaria e veramente impressionante l'interpretazione della giovanissima Daphne Keen in un ruolo aggressivo, tenace, violento ma infine profondamente empatico. Perfetto e coerente il taglio realistico e crudo dato al film che, esattamente come il Cavaliere Oscuro alla sua epoca, minimizza l'influenza del comix e degli effetti speciali puntando tutto sulle dinamiche umane, e sui sentimenti che emergono. Alcuni forse lamenterano l'assenza di un vero e proprio villain ma in realtà l'avversario principale degli eroi non è altro che quello dei comuni mortali: il tempo, la vecchiaia, la morte.
In conclusione si tratta d'un capolavoro del genere, un'epopea intimamente umana che commuove e conquista anima e cuore. Da vedere e rivedere assolutamente. 5/5.
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scavadentro65
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martedì 28 marzo 2017
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e dopo logan?
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Per dare l'addio ad un personaggio dello spessore di Wolverine ocorreva un abito su misura, rifinito e adatto alle sue caratteristiche amare. Questo film è calibrato su questa cifra, volutamente staccato sia scenograficamente che intellettualmente da quelli precedenti. Rimane lo spettacolo degli scontri violenti e dei duelli con i consueti "cattivi", ma il mondo ove si svolge questo capitolo finale (per Logan) è molto meno patinato e fumettistico: ricorda scenari apocalittici tipo "Mad max" e sudore, lacrime, polvere e violenza nonostante qualche eccesso non soffocano il sentimento ed i valori sottocutanei del narrato. Il rischio di malinconia e senso dell'abbandono per la perdita di una figura basilare degli x man si percepisce solo nel finale, ovviamente aperto per una certa prosecuzione della saga con i nuovi personaggi ora bambini-adolescenti ma prossimi possibili interpreti del "dopo Logan".
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Per dare l'addio ad un personaggio dello spessore di Wolverine ocorreva un abito su misura, rifinito e adatto alle sue caratteristiche amare. Questo film è calibrato su questa cifra, volutamente staccato sia scenograficamente che intellettualmente da quelli precedenti. Rimane lo spettacolo degli scontri violenti e dei duelli con i consueti "cattivi", ma il mondo ove si svolge questo capitolo finale (per Logan) è molto meno patinato e fumettistico: ricorda scenari apocalittici tipo "Mad max" e sudore, lacrime, polvere e violenza nonostante qualche eccesso non soffocano il sentimento ed i valori sottocutanei del narrato. Il rischio di malinconia e senso dell'abbandono per la perdita di una figura basilare degli x man si percepisce solo nel finale, ovviamente aperto per una certa prosecuzione della saga con i nuovi personaggi ora bambini-adolescenti ma prossimi possibili interpreti del "dopo Logan". La trama ancorchè non troppo originale scorre fluida, nel viaggio salvifico verso l'Eden prima chimera ma poi effettiva meta concreta di speranza per i "diversi" che la società vuole eliminare. Gli interpeti sono all'altezza del plot, con l'ottimo Jackman che nella sua ultima apparizione esalta le virtù sia ferine che umane del suo ruolo. Come sempre il genere umano non ci fa una bella figura, nonostante riscattato parzialmente da figure simbolo come l'infermiera e la famiglia dei cavalli. Forse un prodotto troppo profondo e difficile per il pubblico americano e per adolescenti abituati alla superficialità espressa negli ultimi films con supereroi più estetici che etici.
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elpanez
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lunedì 6 marzo 2017
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logan non poteva salutarci meglio
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LOGAN
Pochi anni dopo gli avvenimenti accaduti in X-men giorni di un futuro passato, James Mangold prende in mano il timone per dirigere l’ultima opera dedicata a Logan: The Wolverine.
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LOGAN
Pochi anni dopo gli avvenimenti accaduti in X-men giorni di un futuro passato, James Mangold prende in mano il timone per dirigere l’ultima opera dedicata a Logan: The Wolverine. La pellicola inizia inserendo fin da subito toni cupi, drammatici, maturi e brutali come mai siamo stati abituati da un film della saga. Ci troviamo di fronte ad un Logan abbattuto dal suo passato, che non gli resta più niente da vivere, come se non aspettasse altro che la sua morte, non vi è più speranza né in lui né in tutto il genere dei mutanti. Il suo carattere viene condito da un’ambientazione distopica, un futuro in mano a grandi uomini che fanno del male al popolo per fare del bene a loro stessi, ove i mutanti sono ormai quasi istinti e dietro alla maschera di feste e sbraghi notturni che Mangold evidenzia in svariate scene risiede criminalità e tanta voglia di uccidere. Veniamo fin da subito introdotti in un mondo che non siamo abituati a vedere in un cinecomic e fin dal primo piano sequenza si percepisce l’esplicita violenza che ci accompagnerà per tutto il film. I personaggi vengono presentati in uno stato vulnerabile, sia Logan che Charles, quest’ultimo mangiato dalla droga e dal suo passato oscuro che l’ha portato a vivere dentro una cisterna come se fosse in quarantena. Mangold riesce in modo impeccabile, soprattutto per un cinecomic, a caratterizzare i personaggi e riuscire a sfaccettarli in ogni loro particolare: Logan agisce per conto del suo passato, è intrappolato in esso e non riesce ad uscirne, odia se stesso e si pente di ciò che ha fatto, di come ha ucciso, ma non vuole riscattarsi, rimane nel limbo dei suoi ricordi, tale da definirsi un errore divino. Charles viene presentato come un uomo ormai ai titoli di coda della sua vita, ma con ancora tanta speranza per i mutanti, poiché ignaro di come la vita per quest’ultimi sia pressoché finita. L’uomo mostra il fanciullo che è in lui, il suo lato bambino di vedere un futuro migliore per i mutanti della prossima generazione ma ignaro del pericolo che questo suo obiettivo può rappresentare. Il rapporto fra Logan e Charles è apparentemente debole, ma molto forte nell’abisso delle anime dei due protagonisti. Charles crede in lui nel dar vita ad una nuova stirpe di mutanti, ma Logan non crede in se stesso, è consapevole del fatto che le persone che gli stanno accanto si fanno del male, non vuole assumersi responsabilità, non vuole tutelare nessuno perché non riesce nemmeno a tutelare se stesso, si definisce un mostro. Wolverine subisce una metamorfosi nel corso del film, da abbattuto quale era ha deciso di portare a termine l’obiettivo che gli è stato affidato da Charles, il tutto sorretto da una sceneggiatura che non lascia nulla al caso e che evidenzia in modo pulito e chiaro quanto una persona possa toccare il fondo della propria anima e non riconoscere più se stesso per poi riuscire, grazie ad aver toccato il fondo, a dare un contributo alla vita delle altre persone che, non come lui, sono all’inizio della propria vita.
Il tutto viene girato da una regia al cardiopalma: dall’inizio alla fine della pellicola non vi potrete annoiare, Mangold non vi lascerà un minuto di respiro, vi sono continui plot twist, ribaltamenti di trama e scene d’azione spettacolari, talvolta anche troppo confusionarie ma sempre efficaci che vi sbalordiranno. I tempi sono gestiti benissimo e sono studiati per dare la giusta importanza e rilevanza ai personaggi, senza tralasciarne alcuno. Il Fan Service è distribuito benissimo, mettendo alla luce molti fumetti degli x-men senza andare fuori contesto e richiamando scene dei film precedenti incastrate da dialoghi solidi e molto ben riusciti.
Mangold ci fa entrare nella vera indole del protagonista, interpretato da un grandissimo Hugh Jackman affezionato al suo Wolverine più che mai. Fra noi e Logan si crea empatia, i sentimenti vengono riportati su schermo fedelmente e realisticamente riscaldandoci il cuore dalle emozioni che vengono trasmesse mantenendo comunque lo spirito dei cinecomic con battaglie esaltanti, iperboliche e, in questo particolare caso, estremamente violente. Finalmente dopo anni i Villain ricoprono un’importanza decisiva e hanno grandissimo carisma: sono pazzi, alcuni apparentemente innocenti, altri brutali. Il tutto viene accompagnato da una fotografia in perfetta sintonia con le altri componenti tecniche che risalta molto l’ambiente cupo, tetro e drammatico ma presenta anche qualche spiraglio di sollievo: luci chiare che trasmettono quel poco di speranza e accostamenti cromatici affascinanti e condito da una colonna sonora toccante e adrenalinica, nient’altro da aggiungere se non che riesce nel suo intento: farci venire i brividi.
Peccato per il mancato approfondimento del passato dei personaggi, che per tutta la pellicola vi chiederete in che modo si siano ridotti in tale stato, non rispondendovi mai in modo degno e concreto; confido nei prossimi film Marvel!
Infine ci troviamo davanti ad un cinecomic evoluto, maturo che si sofferma sullo stato d’animo dei personaggi trascurando gli errori commessi dai suoi capitoli precedenti. Siamo di fronte ad un film solido e potente di significato che riesce a trattare temi come l’amore che provi per una persona e quanto le persone al tuo fianco possano migliorarti risollevandoti dall’abisso in cui ti sei cacciato: dando retta solamente a te stesso la tua mente sprofonda sempre di più nell’abisso, tale da non vedere più la luce, tale da non sentire più le emozioni, tale da non percepire più i sensi, tale da non avere più la vita.
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orione95
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domenica 2 aprile 2017
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"la tranquillità è tornata nella vallata"
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Sono esattamente queste le parole poste a conclusione di quel capolavoro assoluto del cinema western, firmato George Stevens, "Il cavaliere della valle solitaria" (in originale "Shane"). E come dimenticare il volto dell'invincibile Alan Ladd, che con la sua fantastica interpretazione del solitario e coraggioso cowboy Shane impose nella cinematografia di ogni tempo e luogo il prototipo di eroe giusto e impavido che ancora oggi è emulato e riprodotto, mentre proferiva parole di cotanta filosofica beltà ad un giovanissimo Brandon De Wilde, nella cui infantile innocenza si trasfigurava inevitabilmente lo spettatore.
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Sono esattamente queste le parole poste a conclusione di quel capolavoro assoluto del cinema western, firmato George Stevens, "Il cavaliere della valle solitaria" (in originale "Shane"). E come dimenticare il volto dell'invincibile Alan Ladd, che con la sua fantastica interpretazione del solitario e coraggioso cowboy Shane impose nella cinematografia di ogni tempo e luogo il prototipo di eroe giusto e impavido che ancora oggi è emulato e riprodotto, mentre proferiva parole di cotanta filosofica beltà ad un giovanissimo Brandon De Wilde, nella cui infantile innocenza si trasfigurava inevitabilmente lo spettatore. Ebbene, questa breve premessa che scomoda nientemeno che il film western per antonomasia si rende quantomai necessaria, non solo per via dello stupendo omaggio che Mangold ne fa in questo suo "Logan - The Wolverine", bensì anche e soprattutto perché l'ultima fatica del regista di "Quel treno per Yuma" si conferma essere una rilettura in chiave moderna del dramma e dell'inquietudine dell'eroe "outcast", che fugge da un passato di sangue e morte (che "a torto o ragione" resterà per sempre un marchio) conducendo una vita "on the road" segnata dall'esilio e dalla solitudine.
Un passaggio di consegna, un'epica conclusione di un'avventura durata ben 17 anni (risale infatti al lontano 2000 il primo film della saga degli X-men): Hugh Jackman abbandona (a suo dire) per sempre i panni del più feroce e tormentato eroe di casa Marvel, Wolverine, fornendo in questo nono (decimo se consideriamo "Deadpool") capitolo della serie la sua interpretazione più emotiva e sensazionale. In "Logan - The Wolverine" il noto eroe dagli artigli di adamantio si trova infatti catapultato in una pericolosa avventura a fianco di una misteriosa quanto letale bambina della quale, più avanti nel film, scoprirà un passato saldamente intrecciato al suo stesso vissuto. La giovane in questione è Laura Kinney, alias X-23, bambina mutante dai poteri molto simili a Wolverine, interpretata dalla piccola Dafne Keen, che con questa sua performance spalanca senza dubbio alcuno le porte di un (meritato) futuro di apparizioni cinematografiche di successo.
Il susseguirsi incalzante di vicissitudini e violente battaglie (ricordiamo che la pellicola è stata vietata ai minori di 14 anni) porterà Logan incontro al suo destino, in un finale che altro non rappresenta se non un confronto tra inizio e fine, condito da un "passaggio di consegna" squisitamente nostalgico, nel quale Wolverine si trasfigura, proprio come fece Shane a suo tempo, provvidenziale eroe solitario che spende tutto se stesso per "riportare la pace nella vallata", affinché gli innocenti (ai quali è rimesso di disegnare un nuovo futuro) non debbano temere più nulla.
La formula da "avventura su strada" (sulla falsariga di "Mad Max" per intenderci) convince appieno, e il merito per la sua totale riuscita è da riconoscersi agli elementi da cinema western (ed ecco tornare in scena "Il cavaliere della valle solitaria"), attinti a piene mani da un regista, Mangold, che più volte ha dichiarato (e dimostrato) di amarlo. Ad esclusione dei tre film della saga de "Il cavaliere oscuro" firmata Christopher Nolan, sento di poter esclamare, senza pericolo di smentita, che mai prima d'ora alcun cinecomic aveva posto cotanta introspettiva attenzione al profilo psicologico del personaggio protagonista: in "Logan" assistiamo dunque ad un Wolverine che, vecchio e stanco, sembra perdere buona parte della sua tempra fisica a favore di una rinnovata tempra psicologica, ed è proprio quest'ultimo particolare che dona all'ultima fatica del Mangold una maturità decisamente mai vista nella maggioranza dei titoli che compongono il vasto panorama dei cinefumetti.
Per quanto concerne la recitazione dei tre attori protagonisti, ritengo non fosse davvero possibile fare di meglio: applausi a scena aperta per Sir Patrick Stewart (Charles Xavier), Dafne Keen (X-23) e, ovviamente, per Hugh Jackman (Wolverine), nei confronti del quale è impossibile non sentire già la mancanza nell'esatto momento in cui si fanno strada i titoli di coda. Sovviene però una consolazione: con "Logan - The Wolverine" il ricordo dell'attore australiano nei panni del mutante canadese vivrà per sempre, nuovo termine di paragone per tutti i cinecomics (e per i relativi attori protagonisti) che verranno.
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simolazze27
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lunedì 27 marzo 2017
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logan
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Il capitolo epico d'eccellenza. La parola fine non esiste, Logan è tornato.
Non si ferma davanti a nessuno, ma in questo capitolo dovrà affrontare forse un pericolo più grande di lui.
Alle difese dell'anziano Charles Xavier, dovrà riuscire a sopravvivere cercando di tener duro davanti a tutte le insidie che si fanno sempre più pericolose.
L'arrivo di una new entry renderà tutto ancora più difficile e confuso. Accompagnato da una terribile malattia, la sua mutazione rallenta e le sue ferite si rimarginano molto lentamente, a volte quasi mai, mettendo il mutante a dura prova su pugni e sulle armi da fuoco, scoprirà inoltre un segreto su di lui fino ad allora sconosciuto.
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Il capitolo epico d'eccellenza. La parola fine non esiste, Logan è tornato.
Non si ferma davanti a nessuno, ma in questo capitolo dovrà affrontare forse un pericolo più grande di lui.
Alle difese dell'anziano Charles Xavier, dovrà riuscire a sopravvivere cercando di tener duro davanti a tutte le insidie che si fanno sempre più pericolose.
L'arrivo di una new entry renderà tutto ancora più difficile e confuso. Accompagnato da una terribile malattia, la sua mutazione rallenta e le sue ferite si rimarginano molto lentamente, a volte quasi mai, mettendo il mutante a dura prova su pugni e sulle armi da fuoco, scoprirà inoltre un segreto su di lui fino ad allora sconosciuto.
Film ricco d'azione e scene molto, molto cruente con scenari post apocalittici paralleli alla vita di tutti i giorni in città, discorsi nella maggiore lenti ma complessi. Wolverine torna indietro di anni, quando ancora non era nella famiglia Xmen, tira ancora una volta fuori la bestia che è in lui difendendo a tutti costi chi ama.
Un Hugh Jackman invecchiato ma molto intraprendente e commuovente che finisce con l'ultimo Logan nel migliore dei modi sfiorando l'apoteosi.
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super2davide
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lunedì 6 marzo 2017
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meraviglioso
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Logan è una meraviglia. Non ha difetti. A mio parere, il miglior film sui supereroi di tutta la storia del cinema, insieme a watchmen. Crudo, pessimista, cinico e spietato. Distrugge tutti i canoni a cui i film del genere ci avevano abituati e crea qualcosa di nuovo, fresco e innovativo che da tempo aspettavamo.
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cinemich
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domenica 5 marzo 2017
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logan: uomo o mutante?
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Logan è l'ultimo film dove Wolverine è interpretato da Hugh Jackman; e credo con tutto me stesso che non si potesse fare di meglio. Questo film esprime finalmente l'umanità che Logan ha dentro di se, ma che ha sempre celato nella sua rabbia e nel suo menefreghismo. Certo, tutto ciò non è immediato, ma nello svolgersi della trama si nota un cambiamento nell'animo dell'uomo dagli artigli di adamantio. Ormai, è vecchio e stanco: non è più in grado di rigenerarsi completamente, e questo lo rende più umano, o meglio dire un ibrido. L'elemento chiave della storia che lo porta a cambiare progressivamente è l'incontro con la bambina Laura, molto simile a lui e tra i due vi è un legame non solo affettivo (non voglio spoilerare elementi chiave della trama).
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Logan è l'ultimo film dove Wolverine è interpretato da Hugh Jackman; e credo con tutto me stesso che non si potesse fare di meglio. Questo film esprime finalmente l'umanità che Logan ha dentro di se, ma che ha sempre celato nella sua rabbia e nel suo menefreghismo. Certo, tutto ciò non è immediato, ma nello svolgersi della trama si nota un cambiamento nell'animo dell'uomo dagli artigli di adamantio. Ormai, è vecchio e stanco: non è più in grado di rigenerarsi completamente, e questo lo rende più umano, o meglio dire un ibrido. L'elemento chiave della storia che lo porta a cambiare progressivamente è l'incontro con la bambina Laura, molto simile a lui e tra i due vi è un legame non solo affettivo (non voglio spoilerare elementi chiave della trama). Un altro personaggio mostrato in chiave diversa è sicuramente Charles Xavier, il quale è in questo film stanco, e anche più schietto se si può dire. E' sempre apprezzato vedere un supereroe in chiave umana e non invincibile, e in questo film credo ci siano riusciti alla perfezione. Ciò che inoltre colpisce in questo lungometraggio è l'ambiente nel quale si svolge: apocalittico, quasi vecchio, a volte malinconico, e soprattutto realistico. Ma riesce nell'obiettivo di caratterizzare ancora meglio i vari personaggi che compongono la trama. A proposito di quest'ultima: in realtà, non si può dire che sia il pilastro principale del film. Invece, credo sia il modo nel quale si è voluto rappresentare questi stanchi eroi il vero pilastro e punto fermo. Ultima nota eccellente è la violenza brutale, cruda ma mai eccessiva del film. Questo aumenta secondo me quel senso di realismo che il regista voleva far trasparire in questa ultima interpretazione del personaggio più famoso degli X-men. Non posso raccomandare abbastanza questo film. E' crudo, realistico, alterna un ritmo veloce e lento, mostra episodi di vita quotidiana, manda messaggi fondamentali e costruttivi. E' un bellissimo film, e soprattutto si distingue da molti altri film di supereroi. Merita i bellissimi commenti che fino ad ora ho letto.
p.s. Nota a margine: non è un film adatto per un bambino. se in America è stato vietato ai minori di 17 anni vi è un motivo. La violenza è brutale, persino per un normale adulto. E alcuni temi trattati non sono così rose e fiori.
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