ashtray_bliss
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venerdì 3 novembre 2017
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sci-fi distopico con noomi rapace a 360 gradi.
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Volenti o nolenti bisogna ammettere che Netflix pare abbia in mano le redini non solo delle serie tv più amate e seguite degli ultimi anni, ma abbia proprio le redini della cinematografia in generale. Nell'epoca dello streaming illimitato, ove i film vengono distribuiti prima su piattaforme di online streaming che nelle sale cinematografiche, Netflix sembra aver reso possibile salvaguardare le pellicole dal declino, e quindi rappresentare un porto di speranza per un'industria intera che nell'era di internet affronta una crisi consistente.
In questo universo che si è venuto a creare Netflix ha sfornato perlopiù prodotti discreti e mediocri, lontani dal classico formato cinematografico ma anche dalle aspettative che crea un film pensato per la distribuzione su larga scala.
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Volenti o nolenti bisogna ammettere che Netflix pare abbia in mano le redini non solo delle serie tv più amate e seguite degli ultimi anni, ma abbia proprio le redini della cinematografia in generale. Nell'epoca dello streaming illimitato, ove i film vengono distribuiti prima su piattaforme di online streaming che nelle sale cinematografiche, Netflix sembra aver reso possibile salvaguardare le pellicole dal declino, e quindi rappresentare un porto di speranza per un'industria intera che nell'era di internet affronta una crisi consistente.
In questo universo che si è venuto a creare Netflix ha sfornato perlopiù prodotti discreti e mediocri, lontani dal classico formato cinematografico ma anche dalle aspettative che crea un film pensato per la distribuzione su larga scala. Bisogna però anche avere l'onesta intellettuale di ammettere che talvolta Netflix sia in grado di fornire ottimi prodotti che non hanno molto da invidiare a certe opere destinate alla silver screen, se non il budget piuttosto risicato e la destinazione finale sulla piattaforma online. In tal senso, Seven Sisters- What Happened to Monday, risulta senza ombra di dubbio una ben accetta eccezione, un valido prodotto d'intrattenimento che grazie ad una sceneggiatura, non originalissima, ma molto attenta e curata nei dettagli e ad una corposa dose d'azione e effetti speciali all'avanguardia riesce a distinguersi e guadagnarsi l'attenzione del pubblico (anche di quello estraneo alla piattaforma di online streaming). Il merito in questo caso va senza ombra di dubbio alla solidissima performance di Noomi Rapace, in grado di impersonare alla perfezione ben sette sorelle gemelle. Ognuna dalla personalità e dal carattere diverso, ognuna col proprio carisma, gusto, imperfezioni e segreti. Ognuna, unica nel suo genere. Ma anche la trama stessa riesce a risultare sufficientemente convincente e coinvolgente, approcciando nel modo giusto la tematica sci-fi distopica proposta. Infatti, la fantascienza come genere cinematografico è ormai saturo e risulta assai difficile proporre nuovi argomenti o sfruttare in modo originale alcune delle tematiche già proposte nella ricca letteratura di genere.
Qui, lo spunto parte dall'attuale problema della sovrapopolazione mondiale che viene proiettato in un futuro non troppo lontano, dove la scarsità delle risorse naturali provoca l'aumento di produzione di cibo geneticamente modificato che però nel tempo produce l'effetto opposto. I parti gemellari aumentano sproporzionatamente e i governi devono affrontare la crescita demografica regolamentando le nascite e istituendo la politica del figlio unico. Così si entra nel vivo della storia, in un futuro dove la nascita di ogni secondogenito è punita con l'allontanamento forzato di quest'ultimo dalla famiglia e sottoposto ad uno stato di criosonno. Nella famiglia Settman però accade qualcosa di straordinario e terribilmente illegale. La nascita di sette sorelle gemelle che verranno accudite dal nonno materno e cresciute all'interno di una casa dove verranno imposte regole severe. A ciascuna viene dato il nome dei sette giorni della settimana, e ogni sorella potrà uscire solo nel giorno del nome che porta. Al di fuori della casa però, le sorelle hanno tutte la medesima identità, quella di Karen Settman, e lo stesso lavoro presso un'importante azienda. La loro vita, seppur restrittiva e limitata procede senza intoppi fino al giorno in cui Lunedì farà perdere le sue traccie. Da quel momento in poi per le sorelle si innesca una disperata corsa contro il tempo per ritrovare la sorella scomparsa e scoprire quali segreti essa teneva nascosti dal resto della famiglia.
A tratti action, a tratti thriller sullo sfondo di un futuro distopico e ovviamente despotico, What Happened to Monday segue una ricetta collaudata di cinema di entertainment allo stato puro, che pur ponendo alcune questioni scottanti e attuali riesce a non sovraccaricare il prodotto di retorica e non perdere mai di vista l'obbiettivo principale: ovvero quello di intrattenere sapientemente il pubblico, senza appesantirlo eccessivamente con questioni e dilemmi morali fuori dalla portata della pellicola in questione. Indubbiamente il problema della sovrappopolazione mondiale e il suo impatto ambientale, politico e sociale rappresenta una tematica tanto delicata quanto controversa da trattare e giustamente il regista Tommy Wirkola preferisce evitare di scendere nei particolari, focalizzandosi sulle vicende delle sette sorelle protagoniste, ormai perseguitate anche dal governo. Azione, sparatorie e corse diventano la principale ricetta del film che deraglia volontariamente nel genere action senza però deludere gli spettatori, anche quelli più accorti ed esigenti.
Nel mezzo vi troviamo anche una perfida Glenn Close nei panni di Colette Cayman, una donna d'acciao pronta a tutto pur di sostenere il proprio impero e la propria politica a favore del criosonno, fino a quando la sparizione di Lunedì minaccerà direttamente la ditta e la filosofia politica adottata dalla donna e imposta al Paese intero. Intrighi e misteri, colpi di scena, una giusta dose di suspense e un finale (quasi) a sorpresa fanno di questo film un notevole prodotto che si distingue dal resto dei prodotti Netflix e che riesce persino a ottenere la distribuzione nelle sale cinematografiche. Su tutti non si può non decantare la performance di Noomi Rapace, che non passa certamente inosservata nei panni di Karen e delle sette sorelle. Noomi riesce a donare spessore a ognuno dei personaggi, diversificandoli per il comportamento, l'indole, le azioni. L'attrice si dimostra versatile come non mai, mentre più che convincente risulta l'impiego delle controfigure e degli effetti speciali.
In definitiva, What Happened to Monday, risulta un film di tutto rispetto che riesce a intrattenere in modo convincente e onesto, supportato da un cast di livello in cui figurano Rapace, Close e Dafoe e una performance davvero sensazionale fornita dalla svedese. Wirkola rispetta la fantascienza autentica, intimista, introspettiva e filosofica, da cui trae spunto per la storia in questione, riuscendo a disseminare alcune delle domande scottanti, di natura etica e morale, senza svilirle nel corso dei minuti ma senza nemmeno snaturare l'opera dal suo scopo iniziale; quello di intrattenere il pubblico in modo intelligente ma equilibrato. Ottimo l'uso degli effetti speciali e visivi, buona e convincente la sceneggiatura, ottime le interpretazioni. Il finale indubbiamente risulta edificante e rassicurante nei confronti del pubblico, forse persino un tantino semplicistico e scontato, sicuramente non al livello del racconto precedentemente costruito ma riesce comunque a risultare discretamente convincente.
In definitiva si tratta comunque di una pellicola godibile, seppur non brillante o del tutto originale, che riesce a catturare e mantenere l'attenzione del pubblico senza risultare oltremodo tediosa o pesante. Un action thriller più che onesto e decoroso proiettato in un setting futuristico distopico, sorretto da un'ottima prova attoriale di Noomi Rapace, che qui vediamo agire a 360 gradi.
Consigliabile 3/5.
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eugenio
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domenica 17 dicembre 2017
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action movie con un retrogusto alla orwell
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E’ un futuro distopico tra quelli più vicini al nostro, l’ultimo film di Tommy Wirkola, talento registico norvegese.
Siamo nel 2073. La sovrappopolazione causata da un utilizzo sempre più smodato di OGM ha portato alla creazione di un organo per la tutela delle “nascite”, il Child Allocation Bureau (diretto dalla mica tanto clemente Nicolette -Glenn Close- Cayman) per salvaguardare “il figlio unico” estromettendo dalla società i fratelli e le sorelle minori, destinandoli a un prolungato sonno criogenico.
Capita però che una donna una notte muoia dando alla luce sette gemelle. Sette sorelle, cresciute dal nonno (Willem Defoe), che dovranno assumere, ogni giorno della settimana, l’identità di Karen Settman, ufficialmente unica figlia legalmente riconosciuta dal Bureau, per poter riuscire a vivere, o meglio, sopravvivere.
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E’ un futuro distopico tra quelli più vicini al nostro, l’ultimo film di Tommy Wirkola, talento registico norvegese.
Siamo nel 2073. La sovrappopolazione causata da un utilizzo sempre più smodato di OGM ha portato alla creazione di un organo per la tutela delle “nascite”, il Child Allocation Bureau (diretto dalla mica tanto clemente Nicolette -Glenn Close- Cayman) per salvaguardare “il figlio unico” estromettendo dalla società i fratelli e le sorelle minori, destinandoli a un prolungato sonno criogenico.
Capita però che una donna una notte muoia dando alla luce sette gemelle. Sette sorelle, cresciute dal nonno (Willem Defoe), che dovranno assumere, ogni giorno della settimana, l’identità di Karen Settman, ufficialmente unica figlia legalmente riconosciuta dal Bureau, per poter riuscire a vivere, o meglio, sopravvivere.
Sette sorelle per sette giorni della settimana, nessuna deroga. Tuttavia in un tranquillo lunedì, Monday, la primogenita, non rientra a casa innescando un cortocircuito emotivo nelle altre sei che cercheranno di trovare la sorella con ogni mezzo.
Hanno il volto dell’attrice svedese Noomi Rapace, già protagonista di Uomini che odiano le donne, le sette sorelle, caratterialmente differenti, pur con la medesima sfumatura, di fondo, unidimensionale, stilizzata a un preconcetto.
Droga, nerd, depressione, fobia, i comportamenti della psiche umana che un futuro malato vorrebbe ridurre a uno.
Un individuo per tutto, nessuna compagnia, nessuna collettività, tutto deve essere gestito elettronicamente da meccanismi di controllo.
Un mondo in cui tutti controllano tutto. Banche dati globali, movimenti di carte di credito, capillari sistemi di intercettazione ambientale, archivi di impronte tecnologiche contenenti chip con dati relativi a cittadinanza, immigrazione, visti, fedina penale, stato di salute e via dicendo. Il Grande Fratello, di natura più evoluta rispetto al 1984 di Orwell, rende in Seven sisters ognuno sottoposto a una vigile sorveglianza. La consapevolezza di essere sempre rintracciabile e visibile assicura il funzionamento immediato del potere: il cittadino-detenuto sempre sorvegliato è passibile di punizione (il campo di lavoro forzato, il gulag staliniano). A dispetto di tutte le chiacchiere sulla difesa della privacy, il Grande Fratello elettronico si conquista ogni giorno nuovi spazi nella nostra società.
Se nella prima parte, con un inizio legato agli allevamenti intensivi, il cambiamento climatico del pianeta, la trama prende una piega abbastanza nota alle pellicole che trattano “anti-mondi” con accenni appunto alla repressione totalitaria e all’accettazione di un sistema poliziesco fondato sul controllo, sullo spionaggio e sulla delazione come sistema ormai consolidato come dato storico inopponibile, nella seconda l’andamento cambia in toto, mostrando la resistenza dell’eroe” reazionario” di Huxely, alla logica dittatoriale.
Questo “eroe” sono appunto le sette sorelle. Presto scoperto “il trucco delle sette in una”, il Child Allocation Bureau, in una caccia estrema che si trasforma in serrato gioco del gatto col topo, cerca di stanarle. Le sei sorelle vengono braccate da poliziotti schermati nella loro atarassica divisa, pronti a ucciderle senza pietà con armi tecnologiche e inseguimenti da manuale sullo stile delle pellicole dei fratelli Wachowski (vedi i vari Matrix).
Nel marasma di una narrazione pregna di una forte connotazione di delirio, action movie e thriller, con immagini che in alcune scene colpiscono al ventre lo spettatore non tanto per violenza quanto per qualche insperato colpo di scena, il film di Wirkola ha, tra le sue incongruenze di fondo del resto accettabili e figlie di un desiderio di rendere la pellicola più “andrenalinica” che “indagatrice” nella natura dittatoriale dell’”io”, la capacità di far riflettere su temi universali, quali il consumismo, il tema della memoria e del web che incapsula ogni cosa, fagocitando in hard disk ogni umana presenza.
Ed è la memoria e al tempo stesso l’incapacità di riuscire a mantenerla, a regalarci come già nei celebri Blade Runner, scene di grande letteratura fantastico-verosimile, in cui noi spettatori siamo portati a tifare per le sorelle nella loro disperata fuga in un mondo dicotomicamente spezzato.
Profetico quanto azzardato, Seven sisters è un buon prodotto di evasione dal retrogusto distopico alla Equilibrium e ai film di Cuaron, capace di instillare al termine, una riflessione sociale sul cammino della specie in questo universo, mossa da un lato all’indifferenza e all’incuranza nei confronti pure dello stesso fratello di sangue e dall’altro a una generosità troppo pigra nel volersi palesare.
Quella che la società moderna sembra aver dimenticato o almeno nascosto sotto coltri di enorme ipocrisia mentale.
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udiego
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giovedì 21 dicembre 2017
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sette sorelle
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Il pianeta terra è ormai sovrappopolato, il governo è obbligato a prendere decisioni estreme e ad emanare una legge che prevede per ciascuna famiglia un solo figlio. Tutti i fratelli e tutte le sorelle dovranno essere consegnati al CAB che si occuperà di ibernarli in attesa di un futuro migliore. Il signor Terrence riuscirà ad eludere i controlli e ad addestrare le sue sette nipoti in modo che riescano a sopravvivere con un unica identità: per ognuna di loro sarà scelto solo un giorno della settimana in cui poter uscire nel mondo reale.
Tommy Wirkola, con Seven Sisters, porta al cinema un'opera che ha avuto più di qualche difficoltà nella sua realizzazione.
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Il pianeta terra è ormai sovrappopolato, il governo è obbligato a prendere decisioni estreme e ad emanare una legge che prevede per ciascuna famiglia un solo figlio. Tutti i fratelli e tutte le sorelle dovranno essere consegnati al CAB che si occuperà di ibernarli in attesa di un futuro migliore. Il signor Terrence riuscirà ad eludere i controlli e ad addestrare le sue sette nipoti in modo che riescano a sopravvivere con un unica identità: per ognuna di loro sarà scelto solo un giorno della settimana in cui poter uscire nel mondo reale.
Tommy Wirkola, con Seven Sisters, porta al cinema un'opera che ha avuto più di qualche difficoltà nella sua realizzazione. Il film si contraddistingue subito per la sua semplice sceneggiatura che punta tutto su un soggetto che suscita sempre un certo interesse, che vuole sorprenderci con un colpo di scena fin troppo telefonato e che non ha la capacità di impressionare lo spettatore. Per il resto in Seven Sisters c'è poco altro. Al di là di un ritmo comunque sempre incalzante che permette alla vicenda di scivolare via senza troppi sbadigli, al pubblico non arrivano spunti particolarmente interessanti. Tra le poche note positive troviamo almeno una Noomi Rapace in grado di dare credibilità alle personalità di tutte e sette le sorelle, i cui profili sono peró costruiti in modo troppo superficiale e stereotipato. Seven Sisters si presenta come un B-movie dalle poche pretese e dai pochi obiettivi. Un film di cui non sentiremo parlare molto, che si lascia guardare, ma che si dimentica in fretta. voto 2/5
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kyotrix
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martedì 17 aprile 2018
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bello ma non perfetto
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Film più che positivo, a tratti emozionante, brava la protagonista nelle 7 sorelle, quindi non posso che consigliarlo. Ma ci sono anche cose negative che non lo fanno innalzare ad alti livelli. Partiamo dai soliti futuri terrestri negativi, riscaldamento globale, assenza di cibo e troppa popolazione, crisi mondiale....ma poi il film è ambientato in una città ( e il resto del mondo che fa? ), dove c'è questa legge ( che anche tra 50 in crisi totale non passerebbe mai ), poi fatta da chi? una dottoressa neanche a capo del parlamento? con che poteri? questa società che fa tutto quello che vuole, cattura le persone, spara per strada tra le persone come niente fosse, quasi ai tempo del nazismo ( e in effetti, vedendo quello che facevano realmente.
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Film più che positivo, a tratti emozionante, brava la protagonista nelle 7 sorelle, quindi non posso che consigliarlo. Ma ci sono anche cose negative che non lo fanno innalzare ad alti livelli. Partiamo dai soliti futuri terrestri negativi, riscaldamento globale, assenza di cibo e troppa popolazione, crisi mondiale....ma poi il film è ambientato in una città ( e il resto del mondo che fa? ), dove c'è questa legge ( che anche tra 50 in crisi totale non passerebbe mai ), poi fatta da chi? una dottoressa neanche a capo del parlamento? con che poteri? questa società che fa tutto quello che vuole, cattura le persone, spara per strada tra le persone come niente fosse, quasi ai tempo del nazismo ( e in effetti, vedendo quello che facevano realmente...ma non spoilero )...ma polizia? fbi? militari? dove sono finiti tutti? Insomma, il film, la storia, le emozioni, ci sono, ma l'ambientazione è da solito filmetto hollywoodiano in questi futuri irrealistici.
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elgatoloco
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mercoledì 5 settembre 2018
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sostanzialmente orwelliano
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"What Happened toi Monday?"(2017, Tommy Wirkola) con Noomi Rapace, William Dafoe e Glenn Close, ossia con interpreti di gran qualità(la Close ma anche Dafoe, da non protagonisti, si ritagliano uno spazio attorale notevolissmo), è, da film britannico, decisamente orwelliano, riproponendo la tematica della dittatura da"1984"che interferisce nella vita privata dei cittadini, in questo caso imponendo il figlio unico, pena la condanna alla crioconservazione, ma spesso la condanna è la messa a morte senza processo e l'eliminazione fisica in modo cruento. Tematica, in realtà decisamente da SF, se pensiamo allla situazione attuale, in cui un parto plurimo(septagemellare, tra l'altro)è condizione decisamente remota, ma regista e sceneggiatori(la sceneggiatura è stata concepita molti anni prima della realizzazione effettiva del film, se non sbaglio addirittura 17 anni fa, id est sedic'anni prima del film), dove naturalmente i tecnici del trucco hanno fatto miracoli per far sì che le sette sorelle(tutte interpretate al meglio, bisogna dirlo, dalla Rapace)abbiano espressioni e caratteristiche tra loro molto diverse.
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"What Happened toi Monday?"(2017, Tommy Wirkola) con Noomi Rapace, William Dafoe e Glenn Close, ossia con interpreti di gran qualità(la Close ma anche Dafoe, da non protagonisti, si ritagliano uno spazio attorale notevolissmo), è, da film britannico, decisamente orwelliano, riproponendo la tematica della dittatura da"1984"che interferisce nella vita privata dei cittadini, in questo caso imponendo il figlio unico, pena la condanna alla crioconservazione, ma spesso la condanna è la messa a morte senza processo e l'eliminazione fisica in modo cruento. Tematica, in realtà decisamente da SF, se pensiamo allla situazione attuale, in cui un parto plurimo(septagemellare, tra l'altro)è condizione decisamente remota, ma regista e sceneggiatori(la sceneggiatura è stata concepita molti anni prima della realizzazione effettiva del film, se non sbaglio addirittura 17 anni fa, id est sedic'anni prima del film), dove naturalmente i tecnici del trucco hanno fatto miracoli per far sì che le sette sorelle(tutte interpretate al meglio, bisogna dirlo, dalla Rapace)abbiano espressioni e caratteristiche tra loro molto diverse. Anche oltre la tematica specifica, che condotta altrimenti avrebbe potuto far credere a un revival natalista-ipercattolico(per fortuna non è affatto il caso), il film è un'allegoria estremamente efficace di quanto il mondo "post-moderno"potrebbe divenire. E lo è, appunto, nella migliore tradizione inaugurata o meglio sviluppata(le distopie sono ben precedenti, storicamente)da George Orwell. El Gato
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ricknopelisullalingua
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domenica 10 dicembre 2017
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film apprezzabile, e da apprezzare nella sua vena splatter ma.....
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IL FINALE NON LO INDOVINERETE MAI -CIT Un mondo distopico descritto in maniera molto interessante, tanto da sembrare più che distopico una previsione per il futuro, o almeno non esattamente spero. Una trama interessante e un attrice ben calata nei vari panni in un format niente male. Questo film fa riflettere, ma anche per i suoi buchi di trama e dubbi (la sopravvivenza del capo della polizia nell'esplosione la prima) e un finale moscio La cosa fondamentale in cui questo film non è crollato è il far morire la protagonista quando in realtà ti aspetti spacchi solo il culo a tutti-anche se a pensarci davvero la protagonista ha più di un personaggio e una di queste alla fine giungerà al finale morto e quasi senza senso, compreso il rapporto ambiguo con la primogenita, prima in pericolo, poi pericolo, poi di nuovo in pericolo.
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IL FINALE NON LO INDOVINERETE MAI -CIT Un mondo distopico descritto in maniera molto interessante, tanto da sembrare più che distopico una previsione per il futuro, o almeno non esattamente spero. Una trama interessante e un attrice ben calata nei vari panni in un format niente male. Questo film fa riflettere, ma anche per i suoi buchi di trama e dubbi (la sopravvivenza del capo della polizia nell'esplosione la prima) e un finale moscio La cosa fondamentale in cui questo film non è crollato è il far morire la protagonista quando in realtà ti aspetti spacchi solo il culo a tutti-anche se a pensarci davvero la protagonista ha più di un personaggio e una di queste alla fine giungerà al finale morto e quasi senza senso, compreso il rapporto ambiguo con la primogenita, prima in pericolo, poi pericolo, poi di nuovo in pericolo. Speriamo che qualcuno non usi questa pellicola per fare propaganda antiabortista.
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ritagi
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martedì 28 novembre 2017
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seven sisters: un film da vedere
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Sette ruoli per Noomi Rapace in "Seven Sisters", proiettato al Torino Film Festival sarà nelle sale cinematografiche dal 30 novembre. la vita di sette donne in un futuro dispotico raccontata dall'attrice pluripremiata e amata dal pubblico per la sua Lisbeth Salander in "Uomini che odiano le donne". E' evidente il lavoro attoriale affrontato dalla Rapace per interpretare sette persone totalmente diverse. A lavorare alla caratterizzazione dei personaggi un truccatore italiano, una delle più grandi maestranze del Cinema internazionale, Giannetto De Rossi (curò il trucco di "Novecento" di Bernardo Bertolucci, per citarne uno).
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Sette ruoli per Noomi Rapace in "Seven Sisters", proiettato al Torino Film Festival sarà nelle sale cinematografiche dal 30 novembre. la vita di sette donne in un futuro dispotico raccontata dall'attrice pluripremiata e amata dal pubblico per la sua Lisbeth Salander in "Uomini che odiano le donne". E' evidente il lavoro attoriale affrontato dalla Rapace per interpretare sette persone totalmente diverse. A lavorare alla caratterizzazione dei personaggi un truccatore italiano, una delle più grandi maestranze del Cinema internazionale, Giannetto De Rossi (curò il trucco di "Novecento" di Bernardo Bertolucci, per citarne uno). Una prova che lo storico truccatore, esperto in effetti speciali, supera con canoni altissimi. Basta pensare che proprio l'italiano De Rossi ha creato la maschera che Leonardo Di Caprio porta nel film "La Maschera di Ferro". Un talento che ricorda il meraviglioso e magico cinema italiano di un tempo.
Splendida l'interpretazione Willem Dafoe. Con lui si racconta il passato di queste donne, la loro infanzia con un nonno pronto a proteggerle a qualsiasi costo. Qualsiasi. Questo Thriller fantascientifico/distopico ci porta nel 2073 con una sceneggiatura piena di azione e mordente dai ritmi serratissimi. Un film che assolutamente vale la pena di vedere. Consigliato.
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