laurence316
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sabato 27 gennaio 2018
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valerian e la città delle occasioni mancate
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Realizzato da Besson con l’intento di omaggiare uno dei miti della sua infanzia (la celeberrima [in patria] serie a fumetti di Valerian e Laureline, continuata ininterrottamente per la bellezza di 43 anni, e anticipatrice di grandi produzioni americane come Star Wars), questo colossale blockbuster del tutto indipendente rappresenta una colossale, quanto clamorosa occasione mancata.
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Realizzato da Besson con l’intento di omaggiare uno dei miti della sua infanzia (la celeberrima [in patria] serie a fumetti di Valerian e Laureline, continuata ininterrottamente per la bellezza di 43 anni, e anticipatrice di grandi produzioni americane come Star Wars), questo colossale blockbuster del tutto indipendente rappresenta una colossale, quanto clamorosa occasione mancata.
Aveva le potenzialità per rivelarsi una vera e propria nuova pietra miliare della fantascienza cinematografica, un nuovo evento epocale con un’influenza, ai posteri, pari se non superiore a quella esercitata dalla già citata creatura di George Lucas, e invece si accontenta di essere un semplice e innocuo filmetto di intrattenimento senza alcuna pretesa, anche godibile ma mai realmente memorabile (al di là del comparto visivo) od emozionante (diverse scene mancano del necessario pathos e coinvolgimento).
Ed è un vero peccato perché, come detto, le potenzialità c’erano tutte. Le idee c’erano tutte, si trattava solo di andarle a ripescare nel mare magnum delle innumerevoli trovate presenti nella serie a fumetti originale. Difatti, traccia di quelle spesso ottime idee e intuizioni si ritrovano in ogni dove lungo il film, ma non vengono mai sviluppate. In particolare, se ne trovano tracce nelle meravigliose scenografie (vedi la città stessa che dà il titolo al film) e negli spesso straordinari, fantasiosi, e coloratissimi effetti speciali (vedi il caso della sequenza migliore del film, quella del “Gran Mercato”).
Ma il film, purtroppo, nel complesso risulta fiacco, stiracchiato, tra tutte le storie possibili va a ripescarsi quella più banale (sì – e non è uno spoiler – il cattivo è esattamente chi si potrebbe pensare), non riesce a trovare in DeHaan e Delevingne degli interpreti carismatici (a voler essere generosi), accumula una serie di situazioni a ritmo frenetico senza sviluppare alcunché (portando al caso limite di un personaggio come Bubble che si rivela poco più che uno scontatissimo deus ex machina) e si adagia, o meglio accascia, su un finale deboluccio che pretenderebbe pure di lasciare le porte aperte, o meglio spalancate, ad un sequel.
Tutto questo gettando al vento le intuizioni migliori, e sprecando indegnamente un vasto campionario di locations e soprattutto personaggi (assolutamente geniali i tre “informatori”, la medusa “allucinatoria” e il piccolo “convertitore di Mül”) che avrebbero meritato di più.
Con due attori protagonisti più espressivi (al di là della Delevingne sulla quale è inutile continuare ad infierire, anche DeHaan lascia molto a desiderare), una sceneggiatura più accorta meno incline a scivolare in dialoghi da teen movie di quart’ultima categoria, una trama più compatta e stringata e sopratutto maggior coraggio, questo Valerian e la città dei mille pianeti avrebbe potuto rivelarsi uno dei migliori film di fantascienza del decennio.
Così com’è stato realizzato, invece, è solo un film mediocre che non ha nulla a che vedere né col fumetto (dove, tra l’altro, i due sono agenti “spaziotemporali” [cosa che, se sfruttata a dovere, avrebbe reso il film probabilmente più avvincente e meno scontato]) né tanto meno con la fantascienza migliore, e nemmeno con il cinema d’azione migliore (curiosamente, essendo Besson il regista di due tra i migliori film del genere, ovvero Nikita e Léon).
Rimarrà il più costoso film non americano e indipendente mai realizzato, e quello dalle più affascinanti fantasmagorie visive. Finché non verrà superato anche in queste ultime due categorie. Costato la bellezza di 180 milioni di dollari, il film fallisce clamorosamente al box-office, e non incontra nemmeno il favore della critica. Improbabile, di conseguenza, la produzione di un seguito.
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marionitti
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sabato 23 settembre 2017
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una festa per gli occhi
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Valerian e Laureline sono due agenti umani che agiscono in un universo abitato da migliaia di specie differenti: il loro compito è recuperare l’ultimo esemplare di una bestiola proveniente da un pianeta distrutto. La ricerca li porta dal Big Market del pianeta Kirian (un milione di negozi al cui confronto impallidirebbe di vergogna ogni outlet che avete visitato) ad Alpha, la città dei mille pianeti. L’avventura è raccontata con leggerezza: sembra che il regista non si preoccupi troppo di creare tensione e suspense, ma privilegi la creazione di occasioni in cui grafici e costumisti possono dar libero sfogo alla fantasia, creando una moltitudine di personaggi, in un tripudio di colori e di invenzioni grafiche fantasmagoriche che sono una festa per gli occhi.
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Valerian e Laureline sono due agenti umani che agiscono in un universo abitato da migliaia di specie differenti: il loro compito è recuperare l’ultimo esemplare di una bestiola proveniente da un pianeta distrutto. La ricerca li porta dal Big Market del pianeta Kirian (un milione di negozi al cui confronto impallidirebbe di vergogna ogni outlet che avete visitato) ad Alpha, la città dei mille pianeti. L’avventura è raccontata con leggerezza: sembra che il regista non si preoccupi troppo di creare tensione e suspense, ma privilegi la creazione di occasioni in cui grafici e costumisti possono dar libero sfogo alla fantasia, creando una moltitudine di personaggi, in un tripudio di colori e di invenzioni grafiche fantasmagoriche che sono una festa per gli occhi.
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samanta
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mercoledì 27 settembre 2017
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quanti soldi sprecati
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Valerian e la città dei mille pianeti è un film di Luc Besson di cui è il regista e lo sceneggiatore. Il film si è rilevato deludente dal punto di vista del successo di pubblico costato circa 200 milioni di $ ha incassato al momento circa 230 milioni di $, per fare un raffronto La La Land costato 30 milioni di $ ha incassato circa 450 milioni di $ e Dunkirk costato 100 milioni di $ al momento ha incassato più di 500 milioni di $. Il film finanziato da società francesi è ricavato da una serie francese di fumetti Valerian risalente alla fine degli anni '60. Il film ambientato in un lontano futuro ha come protagonisti il maggiore Valerian (Dane Dehaan) e il sergente Laureline (Cara Delevingne) della polizia dipendente dalla federazione degli umani.
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Valerian e la città dei mille pianeti è un film di Luc Besson di cui è il regista e lo sceneggiatore. Il film si è rilevato deludente dal punto di vista del successo di pubblico costato circa 200 milioni di $ ha incassato al momento circa 230 milioni di $, per fare un raffronto La La Land costato 30 milioni di $ ha incassato circa 450 milioni di $ e Dunkirk costato 100 milioni di $ al momento ha incassato più di 500 milioni di $. Il film finanziato da società francesi è ricavato da una serie francese di fumetti Valerian risalente alla fine degli anni '60. Il film ambientato in un lontano futuro ha come protagonisti il maggiore Valerian (Dane Dehaan) e il sergente Laureline (Cara Delevingne) della polizia dipendente dalla federazione degli umani. La trama: una stazione orbitante attorno alla terra nel corso dei secoli anche per la scoperta di nuovi mondi è diventata talmente imponente che per la sua massa critica è inviata nello spazio. E' ALFA una citta immensa con 30 milioni di abitanti in cui sono rappresentati tutti gli esseri intelligenti dell'universo. Le vicende di di ALFA sono correlate a quelle del pianeta MUL dove vivono degli esseri (simili agli umani) pacifici e che sono stati sterminati, salvo un piccolo gruppo, da una guerra atomica in cui sono stati coinvolti. In ALFA è stato scoperto una zona all'interno che distrugge ogni parvenza di vita e che si allarga minacciando la sopravvivenza della città. Vengono quindi inviati Valerian e Laureline per accertare cosa è successo e sconfiggere i cattivi che stanno dietro il disastro imminente assicurando un finale buonista. Innanzitutto un rilievo positivo il film è spettacolare per gli effetti speciali, la fotografia e i colori sono molto belli e mostrano l'impronta di un maestro che ha anche attinto a film precedentii come Guerre Stellari. Però ci sono anche rilievi negativi. Ad esempio appare assai debole la scenggiatura. i due personaggi per tutto il film battibeccano se sposarsi o meno, era meglio tutt'al più fare nascere una storia d'amore, viene inserita la cantante Rihanna in un siparietto del tutto inutile all'economia del film, viene utilizzato l'attore Ethan Hawke (interpreta Jolly the pimp) sprecando le sue capacità in una parte buffonesca di nessun valore. La sceneggiatura quindi appare debole come lo sono in dialoghi, anche i due personaggi destano perplessità. Dehaan è bravo ma è fuori ruolo, ha l'aspetto di un ragazzino anche se ha 30 anni e appare essere tutto fuorchè un maggiore della polizia, quanta alla Delevingne è molto bella, ma è inespressiva nel ruolo, è meglio che ritorni a fare la modella non appare portata alla recitazione. Non capisco perché con i fondi spesi non si siano presi degli attori diversi, nel ruolo di Valerian avrei visto benissimo un Ryan Gosling tanto per fare un esempio, In conclusione un film mediocre che si salva solo per l'abilità tecnica del regista e che non meritava un simile dispendio di risorse economiche. Anche lo scopo dichiarato dal regista Besson di ricordare i popoli massacrati nei secoli mi sembra il tentativo di un buonismo privo di consistenza per giustificare un colossal degli sprechi.
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kimkiduk
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venerdì 29 settembre 2017
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tutto nuovo ma tutto rivisto
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Direi un film godibile e sicuramente da vedere ma che, forse per la mia impreparazione alla fantascienza, mi sembra uguale a tanti altri. Ci ho rivisto molto Star Wars, il Quinto Elemento, qualche cosa anche di Lucy. Non so perchè ma della fantascienza ammiro molto le idee, i personaggi, i mostri, gli alieni, cose per me difficili anche da immaginare, ma le storie ...... insomma. A parte Blad Runner (ho paura a vedere quello nuovo) e forse per la mia età amavo Spazio 1999. Insomma di Besson ricordo più volentieri Nikita o Leon decisamente più che Lucy o Valerian. Inoltre ho trovato non eccezionale la scelta dei due protagonisti, decisamente niente di meraviglioso ed il finale si poteva fare molto di più della conclusione della storiellina d'amore.
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Direi un film godibile e sicuramente da vedere ma che, forse per la mia impreparazione alla fantascienza, mi sembra uguale a tanti altri. Ci ho rivisto molto Star Wars, il Quinto Elemento, qualche cosa anche di Lucy. Non so perchè ma della fantascienza ammiro molto le idee, i personaggi, i mostri, gli alieni, cose per me difficili anche da immaginare, ma le storie ...... insomma. A parte Blad Runner (ho paura a vedere quello nuovo) e forse per la mia età amavo Spazio 1999. Insomma di Besson ricordo più volentieri Nikita o Leon decisamente più che Lucy o Valerian. Inoltre ho trovato non eccezionale la scelta dei due protagonisti, decisamente niente di meraviglioso ed il finale si poteva fare molto di più della conclusione della storiellina d'amore.
Ci sono però due perle, tutte e due insieme nei dieci minuti che ho apprezzato di più: l'apparizione di Rihanna in un personaggio assolutamente fantastico e il suo "padrone" Ethan Hawke, letteralmente travolgente per soli 5 minuti e dieci battute. Solo loro valgono il voto al film.
Sono contento di averlo visto, come tutti i film di Besson in fin dei conti, ma non sono mai uscito gridando al miracolo.
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silvanobersani
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sabato 23 settembre 2017
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besson al meglio
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A questo film vanno ascritti molti meriti. Sicuramente il primo è che finalmente, dopo deviazioni crepuscolari in territori da filosofia da bar ( mi riferisco al precedente Lucy), Besson torna alla sua cifra stilistica caratteristica, che è quella della narrazione leggera e scanzonata, condita con una buona dose di non inutile ironia. Il film è un'opera ambiziosa e complessa, ma che non ha mai cadute di tono o di qualità per tutti i 140 minuti della sua durata. L'allestimento è grandioso, ma la liaison dei due protagonisti, che lega il tutto in una storia coerente, non è ne' strumentale, ne' estranea alle ragioni della narrazione. Inoltre la sceneggiatura, e il merito è del medesimo Besson che oltre che regista è anche autore e sceneggiatore, è di essere riuscito a trasporre sullo schermo cinematografico le scansione e i moduli espressivi della graphic novel.
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A questo film vanno ascritti molti meriti. Sicuramente il primo è che finalmente, dopo deviazioni crepuscolari in territori da filosofia da bar ( mi riferisco al precedente Lucy), Besson torna alla sua cifra stilistica caratteristica, che è quella della narrazione leggera e scanzonata, condita con una buona dose di non inutile ironia. Il film è un'opera ambiziosa e complessa, ma che non ha mai cadute di tono o di qualità per tutti i 140 minuti della sua durata. L'allestimento è grandioso, ma la liaison dei due protagonisti, che lega il tutto in una storia coerente, non è ne' strumentale, ne' estranea alle ragioni della narrazione. Inoltre la sceneggiatura, e il merito è del medesimo Besson che oltre che regista è anche autore e sceneggiatore, è di essere riuscito a trasporre sullo schermo cinematografico le scansione e i moduli espressivi della graphic novel. Il prodotto finale è quindi un'opera di pura sci_fi, di sapore anni '60 (ma con forti richiami anche al Flash Gordon originale di Alex Raymond), scevra da tutta corrente distopica che ha funestato il genere negli ultimi anni.
Stranamente questo film, invero annunciato da due anni e molto atteso dagli appassionati del genere, non ha avuto negli Stati Uniti, dove è uscito in primavera, un buon riscontro dal botteghino. Colpa, forse, di un ufficio stampa non all'altezza. E ciò stupisce se confontato con l'altro film che ne richiama subito il confronto. Parlo dell'Avatar di Cameron, che all'epoca fu presentato come il film con i maggiori incassi della storia della cinematografia. Gli osteoipertrofici uomini blu di Cameron non valgono la metà, dal punto di vista espressivo, rispetto agli androgini Mul di Besson.
Un cenno ai protagonisti, ottimamente calati nei rispettivi ruoli, che se non presentano certo ambizioni attoriali particolari, hanno il merito di aver aderito con coerenza al progetto dell'Autore. Non è certo facile sostenere parti così movimentate recitando in un teatro di posa davanti ad un lenzuolo verde.
Consigliato, ma solo ai devoti del genere.
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maramaldo
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domenica 24 settembre 2017
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iperspazio per una lovestory
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Quelle creature vaganti del popolo dei Mul devo averle viste da qualche parte. Non sto insinuando che in questo film ci sono, in buona dozzina, altri famosi film dello stesso filone. Parlo, seriamente, della percezione che ho ricevuto da questi personaggi, fantasmi che la memoria nel profondo ha dovuto laboriosamente processare. Figure tra l'onirico e lo spettrale, sagome filiformi, volti simili inespressivi. Alla fine ci sono arrivato: sono gli esseri misteriosi dipinti dai surrealisti.
E' questa la grande trovata di Besson e dei suoi compari. Pur discendendo da un fumetto nobile, il film non si lascia irretire dalle "matite" e non disegna grigi termitai, costruzioni cervellotiche, labirinti angosciosi.
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Quelle creature vaganti del popolo dei Mul devo averle viste da qualche parte. Non sto insinuando che in questo film ci sono, in buona dozzina, altri famosi film dello stesso filone. Parlo, seriamente, della percezione che ho ricevuto da questi personaggi, fantasmi che la memoria nel profondo ha dovuto laboriosamente processare. Figure tra l'onirico e lo spettrale, sagome filiformi, volti simili inespressivi. Alla fine ci sono arrivato: sono gli esseri misteriosi dipinti dai surrealisti.
E' questa la grande trovata di Besson e dei suoi compari. Pur discendendo da un fumetto nobile, il film non si lascia irretire dalle "matite" e non disegna grigi termitai, costruzioni cervellotiche, labirinti angosciosi. E', invece, tutto un fantasmagorico caleidoscopio, un'esplosione felice di luci e di colori. All'origine c'è la frequentazione, un percorso fatto con diletto e rispetto in un'Arte superiore. Basterebbe un esempio: quel luogo dove il nostro eroe ogni tanto si desta di soprassalto, in apparenza una bella spiaggia "terrestre", ma è anche un pregevole cromatismo: sabbia e mare, gialli e blu in forte e armonico contrasto. In tanti panorami ci sono i nostri Metafisici. Spesso un Dalì solare e suggestivo. Non ci giurerei, ma forse vi si è infiltrato un certo Hieronymus Bosch.
Diamone merito (non ne trovo altri, ma non è poco). Besson ha mostrato tutto quello che sa fare. E che non sa più fare: una storia compiuta, strutturata cartesianamente su caratteri convincenti e di spessore. Sempre di grande mestiere, si è tuffato disinvolto in questa fantasticheria aderendo agli schemi canonici e alle tipiche evocazioni. Qualcosa ha pur dovuto raccontare anche se nessuno se ne è fatto un problema. Torniamo ai Mul, non proprio appetitosi. Glabri e scivolosi come le lumache. E come le lumache, sesso da cercare e, probabilmente, ermafroditi. Si capisce come un malvagio abbia pensato di disinfestarne il pianeta. Il cattivo di turno è il Generale, quello con la pettorina d'oro come i guerrieri achei. Non gli va male. Di norma, dopo un duello all'ultimo laser, avrebbe dovuto precipitare, con un urlo agghiacciante, in un abisso senza fondo. Qui, invece, si ordina di "arrestarlo". Si può supporre che finirà ai domiciliari in un'astronave in disarmo oppure ai servizi sociali in un planetoide periferico. Scherzi a parte (ma Luc giochicchia e si diverte a questo modo), perchè tanta mitezza, moderazione? Besson, non dimentichiamolo è anche un bravo bottegaio (senza offesa per gli esercenti). Ricordate Lucy che combatte contro una mai sentita Mafia...coreana, appunto, per non irritare mercati redditizi. Peraltro, stavolta ci propina un piccolo spot su uno champagne che, francamente, non saprei abbinare ad una delle tante dimensioni cosmiche. Gli preme il pubblico femminile che, si sa, disdegna orrori e truculenze e, sopratutto, non stravede per le scorribande intergalattiche. Per rendergli appetibile il prodotto ha dovuto innestarvi un amorazzo senza farsi il minimo scrupolo di accasciare lo spettatore serio con una mezzoretta di battibecchi, schermaglie e smancerie da telenovela. Se questo è romanticismo, lasciate che mi ci abbandoni anch'io, sentimentale e, sopratutto nostalgico: Ah, Nikita, mon amour perdu...
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max.antignano
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giovedì 28 settembre 2017
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quel che resta di besson
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Abnorme, caotico, multirazziale e multidimensionale: questo è il futuro immaginato da Besson che ci schiaffeggia per metà film con un orgia di immagini velocissime di alieni, astronavi e scontri velocissimi oltre il videogioco, oltre il sopportabile. D'accordo, è la trasposizione di un fumetto, ma è veramente troppo, al punto da far rimpiangere i pupazzoni lenti del Quinto Elemento e l'intimismo di Lucy. Ma dov'è il romanticismo, la storia umana, lo stridore tra cruda realtà e sogno di Nikita che ha fatto amare Besson per il grande regista che è? Io è un pò che non li trovo più, e onestamente li rimpiango. No comment sulla scelta dei due protagonisti, eroi con la faccia da rappresentanti porta a porta Quel che resta sono sprazzi di ironia, splendidi costumi e una iper Rihanna che da sola risolleva tutto il film.
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Abnorme, caotico, multirazziale e multidimensionale: questo è il futuro immaginato da Besson che ci schiaffeggia per metà film con un orgia di immagini velocissime di alieni, astronavi e scontri velocissimi oltre il videogioco, oltre il sopportabile. D'accordo, è la trasposizione di un fumetto, ma è veramente troppo, al punto da far rimpiangere i pupazzoni lenti del Quinto Elemento e l'intimismo di Lucy. Ma dov'è il romanticismo, la storia umana, lo stridore tra cruda realtà e sogno di Nikita che ha fatto amare Besson per il grande regista che è? Io è un pò che non li trovo più, e onestamente li rimpiango. No comment sulla scelta dei due protagonisti, eroi con la faccia da rappresentanti porta a porta Quel che resta sono sprazzi di ironia, splendidi costumi e una iper Rihanna che da sola risolleva tutto il film. Il cinema digitale fine a sè stesso mi ha stufato. Per me, anzianotto, il cinema deve dire qualcosa di noi, di chi siamo e di dove andiamo o vogliamo andare, altrimenti ha più senso un quarto d'ora di lampi di luce colorata di 2001 che questa macchinosa costruzione di simil-coerenza sparata a tutta velocità.
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vincenzoambriola
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sabato 23 settembre 2017
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niente di nuovo tra le stelle
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Futuro remoto, viaggi interstellari, civiltà aliene che si incontrano su Alpha, una gigantesca stazione spaziale minacciata da un nemico sconosciuto. Ottime premesse per un film di fantascienza. Valerian e Laurelin, due giovanissimi agenti governativi che viaggiano su una raffinatissima e potentissima nave spaziale, incaricati dal Ministro della difesa terrestre di scoprire la causa della minaccia e di eliminarla. Già visto tante volte, ma andiamo avanti. I due agenti si guardano amorevolmente, lui vuole sedurla ma lei resiste. Un po' insolito in questi film ma ci può stare. Tanti effetti speciali, una razza superiore minacciata di estinzione. Normale, è un film di fantascienza.
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Futuro remoto, viaggi interstellari, civiltà aliene che si incontrano su Alpha, una gigantesca stazione spaziale minacciata da un nemico sconosciuto. Ottime premesse per un film di fantascienza. Valerian e Laurelin, due giovanissimi agenti governativi che viaggiano su una raffinatissima e potentissima nave spaziale, incaricati dal Ministro della difesa terrestre di scoprire la causa della minaccia e di eliminarla. Già visto tante volte, ma andiamo avanti. I due agenti si guardano amorevolmente, lui vuole sedurla ma lei resiste. Un po' insolito in questi film ma ci può stare. Tanti effetti speciali, una razza superiore minacciata di estinzione. Normale, è un film di fantascienza. Ma allora, cosa ha di speciale questo film di Luc Besson? Praticamente nulla che non sia stato già visto, con l'aggravante di una recitazione penosa, dialoghi assenti, trama assolutamente prevedibile, compreso il countdown che si ferma, come sempre, un secondo prima dell'apocalisse. Si salva solo lo show di Rihanna, eclettico e armonioso.
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flyanto
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lunedì 25 settembre 2017
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una bella coppia di agenti in difficili missioni
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Tratto dal fumetto futuristico "Valerian e Laureline", l'omonimo film è stato dopo molti anni finalmente realizzato dal regista Luc Besson.
Esso riprende le difficili e pericolose imprese condotte da due agenti segreti (appunto, Valerian e Laureline) che, in un'epoca futura (qui siamo precisamente nell'anno 2740) hanno il compito di svolgere una delle loro audaci missioni e, cioè, quella di cercare di recuperare e porre in salvo l'ultimo convertitore di un popolo che è creduto essersi estinto.
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Tratto dal fumetto futuristico "Valerian e Laureline", l'omonimo film è stato dopo molti anni finalmente realizzato dal regista Luc Besson.
Esso riprende le difficili e pericolose imprese condotte da due agenti segreti (appunto, Valerian e Laureline) che, in un'epoca futura (qui siamo precisamente nell'anno 2740) hanno il compito di svolgere una delle loro audaci missioni e, cioè, quella di cercare di recuperare e porre in salvo l'ultimo convertitore di un popolo che è creduto essersi estinto. Da qui numerose e singolari avvenimenti si succederanno e che dovranno essere affrontati con destrezza e prontezza dai due protagonisti, peraltro minacciati da molti nemici e forze avverse. Essi riusciranno alla fine a superare ogni ostacolo e risolvere l'intricata situazione in cui sono coinvolti numerosi personaggi insospettabili.
"Valerian" è una pura e semplice storia di fantascienza, avvincente nel suo svolgersi, dotata di numerose scene d'azione e da personaggi perfettamente divisi tra buoni e cattivi e, pertanto, poco originale nel suo svolgersi complessivamente. Ma quello che rende apprezzabile l'intera pellicola è il modo con cui Besson dopo, appunto, moltissimi anni è riuscito a realizzarla ricorrendo alle più innovate e strabilianti tecniche del computer e riuscendo così a creare degli effetti scenici mirabolanti, molto colorati ed in continua mutazione e succedersi. Strutturato così, il film si discosta dalla banalità ed acquista una sua particolare personalità. Perfezionista ed amante com'è del bello, il regista Besson non poteva poi che non scegliere come protagonisti principali due begli attori giovani in cui spicca, dotata di molto appeal, la nota modella Cara Delevingne ed una menzione particolare merita anche la cantante Rihanna che in un' accattivante scena di lap-dance, vale di per sè tutto il film, dà il meglio di sè.
Insomma, un'opera cinematografica che merita di essere vista per i suoi sofisticati e molteplici effetti speciali.
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cristian
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sabato 7 ottobre 2017
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conquista gli occhi ma non il cuore
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Il regista de Il quinto elemento eLeon, Luc Besson, scrive e dirige Valerian e la città dei mille pianeti, tratto dal fumetto francese Valerian e Laureline scritto da Pierre Christin e illustrato da Jean-Claude Mézières. Un film dal ritmo folle quello di Besson che fa un utilizzo discreto di trame e sottotrame ma soprattutto fornisce agli occhi del pubblico un’opera visivamente colossale.
Nell’anno 2740 il Maggiore Valerian (Dane DeHaan) e il sergente Laureline (Cara Delevingne) vengono mandati in missione sul pianeta Kirian con lo scopo di recuperare l’ultimo trasmutatore Mül rimasto, appartenente ad un popolo la cui identità è coperta da segreto militare.
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Il regista de Il quinto elemento eLeon, Luc Besson, scrive e dirige Valerian e la città dei mille pianeti, tratto dal fumetto francese Valerian e Laureline scritto da Pierre Christin e illustrato da Jean-Claude Mézières. Un film dal ritmo folle quello di Besson che fa un utilizzo discreto di trame e sottotrame ma soprattutto fornisce agli occhi del pubblico un’opera visivamente colossale.
Nell’anno 2740 il Maggiore Valerian (Dane DeHaan) e il sergente Laureline (Cara Delevingne) vengono mandati in missione sul pianeta Kirian con lo scopo di recuperare l’ultimo trasmutatore Mül rimasto, appartenente ad un popolo la cui identità è coperta da segreto militare. Il mistero si infittisce quando i due agenti raggiungono Alpha, la città dei mille pianeti.
In un futuro davvero troppo lontano da immaginare, Besson ambienta la sua opera più frenetica e impegnativa. Il film si apre mostrando in rapide sequenze l’evoluzione tecnologica spaziale dai giorni nostri fino ad un futuro talmente remoto da sembrare assurdo in ogni suo aspetto. È proprio sull’assurdo e sulla possibilità pressoché illimitata di spaziare con la fantasia che il regista francese costruisce l’avventurosa storia degli agenti Valerian e Laureline. I due giovani personaggi agiscono all’interno dell’immensa Alpha, ‘la città dei mille pianeti’, luogo di incontro, ormai secolare, delle più svariate specie viventi dell’Universo. Alpha è una città fluttuante nello spazio, costruzione artificiale in cui ogni essere ha un proprio ruolo da svolgere e utilizza le proprie abilità al servizio del bene comune. Ma dietro un’apparente caotica armonia agisce sempre qualcosa di losco, disposto a tutto per mantenere invariati certi equilibri.
Ad un avanzamento tecnologico di portata immensa e ad un incontro tra culture senza precedenti non corrisponde un miglioramento interiore da parte dell’uomo, schiavo delle solite debolezze e barricato nel recinto dei propri errori. Corruzione e criminalità sono all’ordine del giorno per gli agenti spaziali, costretti ad avere a che fare con i problemi di un Universo divenuto addirittura troppo piccolo per tutte le specie che vi abitano e che intessono tra loro, ormai ininterrottamente, reti di rapporti di ogni genere.
La trama potrebbe giovarsi di una certa solidità se non fosse per le forsennate, e a volte davvero troppo lunghe, scene d’azione che rompono di frequente il pathos, catapultando lo spettatore direttamente faccia a faccia con le più disparate specie viventi e tecnologie. L’azione perpetua inevitabilmente riduce all’osso i dialoghi. A parlare sono le gesta e ciò che queste comunicano soprattutto agli occhi del pubblico. L’opera di Besson è eccessiva nel mostrare, lo fa senza porsi misura e limiti, prendendosi una libertà equivalente alla grandezza dell’universo in cui ambienta la sua storia.
Valerian è graficamente ammaliante ed è una delle più concrete prove di quanto la tecnologia attuale possa spingersi. Le ambientazioni, dai colori forti e variopinti, e parte della storia richiamano pietre miliari quali Avatar e Star Wars, senza però costituirne copia pedissequa ma solo ispirazione.
Col passare dei minuti la storia diventa via via più prevedibile facendo emergere il tema dell’espiazione delle colpe da parte dell’uomo, pronto sempre a sacrificare altre vite per un bene maggiore che in realtà è soltanto il proprio.
Il cast e i personaggi
Dane DeHann e Cara Delevingne / Maggiore Valerian e Sergente Laureline
Accomunati dallo stesso lavoro ma soprattutto da sentimenti reciproci inespressi, i due attori si destreggiano abbastanza abilmente nelle vesti affidategli, mostrando tra l’altro un buon affiatamento nonostante la loro caratterizzazione sia un po’ lasciata in secondo piano. Valerian e Laureline mancano di una personalità sfaccettata e ad affiorare sono soprattutto il coraggio, che si fa più vivo che mai quando si tratta soprattutto di salvare il proprio partner, e il lato umoristico, per la verità non così efficace. Nonostante una vita spesa a viaggiare nello spazio i due conservano una tenera umanità, fatta di desideri semplici, come stare distesi su una spiaggia, che non chiedono nulla di tutto il carico di superfluità che si è aggiunto nei secoli.
Opera senza dubbio elaborata e faticosa ma non memorabile, Valerian e la città dei mille pianeti intrattiene con i suoi giochi grafici e, a tratti, diverte ma manca di creare empatia con il pubblico, restando un po’ troppo sulle sue e mostrandosi incapace di esprimere qualcosa di più che non sia uno spettacolo pieno di acrobazie piacenti ma privo di coraggio.
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