Kenneth Branagh Theatre Company - The Entertainer

Film 2017 | Teatro, +13

Anno2017
GenereTeatro,
ProduzioneGran Bretagna
Regia diBenjamin Caron
AttoriKenneth Branagh, Jonah Hauer-King, Sophie McShera, Greta Scacchi .
Uscitamartedì 10 gennaio 2017
TagDa vedere 2017
DistribuzioneNexo Digital
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,23 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Benjamin Caron. Un film Da vedere 2017 con Kenneth Branagh, Jonah Hauer-King, Sophie McShera, Greta Scacchi. Genere Teatro, - Gran Bretagna, 2017, Uscita cinema martedì 10 gennaio 2017 distribuito da Nexo Digital. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,23 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 gennaio 2017

Rob Ashford dirige Kenneth Branagh nei panni di Archie Rice nella produzione conclusiva degli spettacoli della stagione del Garrick Theatre.

Consigliato sì!
3,23/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,96
CONSIGLIATO SÌ
Branagh si carica di un ruolo che emerge progressivamente circondandosi di un cast tutto all'altezza.
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 11 gennaio 2017
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 11 gennaio 2017

Gran Bretagna all'epoca della crisi di Suez. Archie Rice è un attore di music hall così come lo è stato suo padre.I tempi però sono cambiati e questo tipo di intrattenimento non interessa più il pubblico. Archie ha una seconda moglie e tre figli con i quali ha rapporti non sempre facili (in particolare con Jean, figlia di primo letto). Dopo l'ennesimo insuccesso ora Archie vorrebbe tentare con un nuovo spettacolo grazie anche al fatto di avere irretito una ragazza poco più che ventenne promettendole il matrimonio e sperando nel suo sostegno.
A prima vista lo spettacolo messo in scena al Garrick di Londra da Rob Ashford (con protagonista Kenneth Branagh affiancato da un cast di altissimo livello in cui spicca il nome di Greta Scacchi) può apparire molto 'british' e anche un po' datato. Non è un caso che di John Osborne nei teatri di OltreManica sia stato molto più rappresentato il suo ormai classico "Ricorda con rabbia". Perché tutto ruota attorno a un nucleo familiare il quale a sua volta, a partire dall'anziano padre, ha ruotato attorno al music hall, una forma di intrattenimento al confine tra cabaret e avanspettacolo, che in Gran Bretagna ebbe grande fortuna nella prima metà del Ventesimo secolo.
Se a questo si aggiunge che la collocazione cronologica vede sullo sfondo la crisi di Suez, che storicamente fu l'ultima azione militare intrapresa dall'esercito inglese senza l'avallo degli Stati Uniti, si può comprendere come nella prima parte tutto suoni come distante. In realtà non è così e bisogna rendere merito alla distribuzione che ha proposto questo testo che nella sua seconda parte mostra e dimostra quanto tutto ciò che è stato esposto in precedenza abbia una valenza simbolica universalmente tuttora valida. Archie Rice è un uomo che sembra incapace di comprendere che il mondo in generale e il 'suo' stesso mondo sono a un punto di svolta ineluttabile che richiede una presa d'atto che si liberi dei ricordi più o meno confusi (come quelli del padre Billy) per affrontare la realtà senza cercare scappatoie.
La regia teatrale di Ashford racchiude nella stessa scena due mondi ormai delabré: l'abitazione di famiglia e il palcoscenico. Due ambiti che ben rappresentano l'interiorità di un uomo che non sa più intrattenere né il pubblico né chi lo circonda, anche se cerca di non prenderne atto. La regia cinematografica di Benjamin Caron si pone dinanzi alla scena con uno sguardo che è al contempo rispettoso e personale. I movimenti di macchina sono lenti, gli attori vengono raggiunti dalla macchina da presa senza forzature di montaggio consentendo loro di stare sul palco senza dover pensare alle riprese.
Branagh si carica di un ruolo che emerge progressivamente circondandosi, va ribadito, di un cast tutto all'altezza. Si osservino in proposito le aperture di sipario finali con i ringraziamenti. Qualsiasi protagonismo è abolito perché il capocomico Branagh è da sempre consapevole che il successo in una compagnia teatrale non origina solo dalla presenza di una star.

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