evak.
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giovedì 15 febbraio 2018
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ti guardo con amore
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Ti guardo con amore mi sembra una frase appropriata per la cifra stilistica e narrativa di questo film.
L'opera di Pallaoro è un film sensoriale, rarefatto nei contorni, capace di far emergere il senso dei silenzi. Hannah è Hannah in ogni piccolo frammento di vita, tra solitudine e smarrimento che lo stesso spettatore può interiorizzare e percorrere.
Il regista segue ogni piccolo movimento della protagonista che riempe la scena, quasi come in un'opera teatrale. Basta lei. Lo sguardo che cede ai pochi passi, il dolore che non è trattenuto o celato ma privo di parole. Charlotte Rampling viene guardata dal regista con amore. Quell'amore che manca alla protagonista.
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Ti guardo con amore mi sembra una frase appropriata per la cifra stilistica e narrativa di questo film.
L'opera di Pallaoro è un film sensoriale, rarefatto nei contorni, capace di far emergere il senso dei silenzi. Hannah è Hannah in ogni piccolo frammento di vita, tra solitudine e smarrimento che lo stesso spettatore può interiorizzare e percorrere.
Il regista segue ogni piccolo movimento della protagonista che riempe la scena, quasi come in un'opera teatrale. Basta lei. Lo sguardo che cede ai pochi passi, il dolore che non è trattenuto o celato ma privo di parole. Charlotte Rampling viene guardata dal regista con amore. Quell'amore che manca alla protagonista.
Senza sfoghi, senza resa con uno sguardo che mai si spegne tra gli oggetti che le riportano i ricordi, Hannah appare disorientata in queste emozioni ma esula dal dramma artefatto. Le inquadrature sono perfette in questo piccolo viaggio interiore. Immediato il pensiero cinematografico al Maestro Michelangelo Antonioni, al suo Deserto Rosso e all'inarrivabile Monica Vitti. Il film di Pallaoro non è certo un'opera di tale levatura ma sa tenere in scena senza imitare e personalizzando l'esperienza emotiva di un cambiamento, del senso di ciò che in parte muore (la balena simbolicamente) e il reinventarsi con ciò che resta. In questo passaggio c'è la protagonista che con una disperazione muta, assorda le sue stanze. Lo spettatore cammina insieme ad Hannah, può ritrovarsi in qualche sguardo vuoto e perso, sapendo che da qualche parte ci sarà un nuovo inizio.
Bravo Pallaoro, straordinaria Charlotte Rampling.
La fotografia riesce a rendere più efficace la sceneggiatura che in sé si traduce nella sola attrice.
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[+] 'hannah', dove il minimalismo diventa stile
(di tom87)
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[+] brava
(di francesco2)
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peergynt
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venerdì 8 settembre 2017
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personaggio vuoto in una storia inesistente
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Ci sono autori che credono che l'anti-narrazione, il rifiuto di moduli narrativi tradizionali voglia dire automaticamente arte. Ma non tengono presente che, a moduli narrativi tradizionali, bisogna sostituire qualcosa, non il nulla. Il film "Hannah" racconta la storia di una donna colpita da un'improvvisa tragedia (l'arresto del marito, per motivi che il film non esplicita mai chiaramente), scegliendo di sottrarre al racconto tutti i dettagli che lo inserirebbero in un mondo plausibile. Da ciò ne deriva un descrittivismo fine a se stesso, una quasi totale mancanza di dialoghi, una poetica degli spigoli delle porte aperte e degli angoli delle pareti (che spesso sono buona parte dell'inquadratura che il regista ci mostra), una totale mancata delineazione del personaggio, che nasce morto, senza nerbo, senza sostanza.
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Ci sono autori che credono che l'anti-narrazione, il rifiuto di moduli narrativi tradizionali voglia dire automaticamente arte. Ma non tengono presente che, a moduli narrativi tradizionali, bisogna sostituire qualcosa, non il nulla. Il film "Hannah" racconta la storia di una donna colpita da un'improvvisa tragedia (l'arresto del marito, per motivi che il film non esplicita mai chiaramente), scegliendo di sottrarre al racconto tutti i dettagli che lo inserirebbero in un mondo plausibile. Da ciò ne deriva un descrittivismo fine a se stesso, una quasi totale mancanza di dialoghi, una poetica degli spigoli delle porte aperte e degli angoli delle pareti (che spesso sono buona parte dell'inquadratura che il regista ci mostra), una totale mancata delineazione del personaggio, che nasce morto, senza nerbo, senza sostanza. E se a questo aggiungete un finale irrisolto, che nulla dice e nulla mostra (la protagonista scende due rampe di scale, entra nella metro che chiude le porte e se ne va: fine), del film non resta più nulla. Nemmeno la recitazione di Charlotte Rampling che, per quanto brava, non riesce a costruire una recitazione variegata imbastendola sul nulla filmico.
Da evitare come una malattia.
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[+] relativismo del "niente"
(di goldy)
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(di francesco2)
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goldy
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martedì 20 febbraio 2018
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quando le parole non servolo
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Ci vuole una attrice seria, di rango, ci vuole un regista che ami il cinema più di se stesso, ci vuole una storia che abbia credibilità e le parole non servono. Chi sa fare cinema e sa usare la macchina da presa sa che la parola non ha contribuito granchè all'espressività filmica e questo film lo dimostra ancora una volta. Come fare di meglio per raccontare la normalità della quotidianità con i suoi risvolti di insostenibile crudeltà affettiva? La torta portata con tanto amore e rifiutata mi schianta ma come pemsare a una sintesi più efficace per descrivere la disperazione di un,rapporto filiale perduto?
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lbavassano
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martedì 24 aprile 2018
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una splendida maturità interpretativa
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Spostare il punto di vista, per incrinare ruoli assegnati una volta per tutte, di vittime e carnefici, per far emergere altre verità, nascoste nei silenzi, negli sguardi, in quei gesti quotidiani che d'improvviso assumono altri significati, o li smarriscono. Senza proclami, accennando al minimo indispensabile, anche meno, sottraendo, sottraendo, e sottraendo ancora parole, e gesti, e vicende. è questo il merito, la bellezza, di "Hannah". è questa la grandezza di Charlotte Rampling, che sempre più si dimostra eccellente interprete in questa straordinaria stagione.
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flyanto
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giovedì 1 marzo 2018
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il ritratto di una donna ormai sola
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Finalmente è uscito nele sale cinematografiche (di nicchia, ovviamente, ma è pur sempre meglio di niente) il tanto atteso, almeno dai pochi, film "Hannah" per il quale l'attrice Charlotte Rampling ha preso la Coppa Volpi come migliore attrice all'ultima Mostra del Cinema a Venezia.. Vedendo precedentemente visto, sempre recitato da lei, il film "L'Altra Metà della Storia", in cui la Rampling appare sempre brava ma non così eccelsa da meritare la Coppa Volpi, si capisce poi, che il prestigioso premio le è stato assegnato per l'intterpretazione in "Hannah", e a ben ragione perchè in questa occasione l'attrice inglese si dimostra veramente una fuori classe!
Hannah, appunto Charlotte Rampling, è una donna sulla settantina che trascorre le proprie giornate sola e scandendole con una serie di impegni ed occupazioni che le riempiono la giornata totalmente.
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Finalmente è uscito nele sale cinematografiche (di nicchia, ovviamente, ma è pur sempre meglio di niente) il tanto atteso, almeno dai pochi, film "Hannah" per il quale l'attrice Charlotte Rampling ha preso la Coppa Volpi come migliore attrice all'ultima Mostra del Cinema a Venezia.. Vedendo precedentemente visto, sempre recitato da lei, il film "L'Altra Metà della Storia", in cui la Rampling appare sempre brava ma non così eccelsa da meritare la Coppa Volpi, si capisce poi, che il prestigioso premio le è stato assegnato per l'intterpretazione in "Hannah", e a ben ragione perchè in questa occasione l'attrice inglese si dimostra veramente una fuori classe!
Hannah, appunto Charlotte Rampling, è una donna sulla settantina che trascorre le proprie giornate sola e scandendole con una serie di impegni ed occupazioni che le riempiono la giornata totalmente. Così , ella va ad un corso di recitazione, in piscina, presso la casa di una famiglia alto borghese dove svolge delle mansioni domestiche, si occupa del cane e della priopria casa e, ogni tanto, si reca presso il carcere dove è detenuto il proprio marito, di cui non viene specificato il reato (forse pedofilia?!?). Hannah ha un figlio, sposato e con un bimbo, con cui però non ha più alcun rapporto, benchè ella tenti più volte di riallacciare una qualche comunicazione che puntualmente le viene rifiutata da quest'ultimo che, peraltro, è colui che ha denunciato il proprio padre, marito di Hannah. All'ennesimo allontanamento da parte del figlio ed in seguito ad altri poco piacevoli episodi, la protagonista, sempre più sola, cade in uno stato di sconforto estremo, per non dire depressivo, che la induce a voler porre fine alla propria esistenza, ormai alla deriva come quella della balena trovata sulla siaggia.....
Un film senza alcun dubbio triste ma molto profondo e toccante e quanto mai vero. Ottimamente girato dal regista Andrea Pallaoro che gioca molto sulle riprese doppie "a e con lo specchio", "Hannah" deve sicuramente il suo valore all'ottima interpretazione di Charlotte Rampling che in questa occasione parla pochissimo, quasi nulla, ma si esprime meravigliosamente e quanto mai efficacemente con le espressioni del volto e soprattutto degli occhi. Inoltre, bisogna anche ammirare e lodare che questa bella e brava attrice alla sua non più givane età ha avuto il coraggio di mostrasi completamente al naturale, senza ritocchi estetici o trucco (se non minimo) nel volto come anche nel corpo. Certamente, sono lontani i tempi de "Il Portiere di Notte" di Liliana Cavani in cui appariva nuda con solo il capellino dell'esercito delle SS in testa, ma quando una donna ha classe ed accetta intelligentemente, cme lei, il passare del tempo, in pratica riesce sempre vincente e seducente in ogni modo.
Concludendo, il regista Pallaoro riesce perfettamente ed in maniera profonda a consegnare un ritratto psicologico di donna veramente unico e toccante e creare così un'opera che risulta essere proprio un vero gioiello.
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cardclau
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lunedì 19 febbraio 2018
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tetro
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Hanno dato la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, ma Charlotte Rampling è , in tutta la durata del film, drammaticamente monotematica (la tristezza fatta persona, sempre). Suo marito l'ho visto in un film di Aki Kaurismachi, è bravissimo, ma quando all'inizio del film cenano non dicendo neanche una parola, nel silenzio più completo, inquietante, hai la sensazione che si stia mettendo piuttosto male. Tutto il film conferma la prima impressione, tutto è triste, di un depresso sbalorditivo. Un silenzio disturbante regna sovrano, raramente alleggerito da un pezzettino, breve, musicale. I non detti, e i non capiti, si sprecano, un continuo.
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Hanno dato la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, ma Charlotte Rampling è , in tutta la durata del film, drammaticamente monotematica (la tristezza fatta persona, sempre). Suo marito l'ho visto in un film di Aki Kaurismachi, è bravissimo, ma quando all'inizio del film cenano non dicendo neanche una parola, nel silenzio più completo, inquietante, hai la sensazione che si stia mettendo piuttosto male. Tutto il film conferma la prima impressione, tutto è triste, di un depresso sbalorditivo. Un silenzio disturbante regna sovrano, raramente alleggerito da un pezzettino, breve, musicale. I non detti, e i non capiti, si sprecano, un continuo. Il pubblico deve decifrare affannosamente l'indecifrabile. Il film finisce come comincia. Bisognerebbe dare la coppa Volpi bis ad Andrea Palaoro per il film più triste del decennio. L'invito rivolto a lui è quello di tornare a scuola, e di trovarsi rapidamente una ragazza. Ma lo capisco, Andrea Palaoro deve essere stato un bambino non abbastanza amato. Però la visione potrebbe slatentizzare una depressione occulta, andrebe permesso solo a chi può dimostrare una storia di 10 anni di psicoanalisi.
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