Nel caso di plagio sollevato da The Place mi sembra che l'aspetto più interessante sia che il film è più o meno la traduzione in italiano di una serie americana Netflix.
Il successo al botteghino (solo in parte giustificao dalla sua uscita in sala in più di 500 copie per tre settimane) mi pare affermi allora il prevalere di un certo stile televisivo anche sul grande schermo.
Dino Risi una volta disse "la tv vive di cinema ma il cinema muore di tv". Questo film potrebbe essere una conferma di questa morte del cinema. Un regista affermato, Genovese, ha scelto non solo di riprendere una serie ma anche di farlo pedissequamente, scegliendone una della durata di un lungometraggio (8 puntate da 15 minuti per un totale di 2 ore) e ricopiandone dialoghi, trame, scenografie, personaggi e movimenti dei personaggi. Per paura, per mancanza di tempo o per scelta stilistica?
Qualunque sia la risposta, il risultato è stato un "prodotto" medio, in cui la tensione viene smorzata sul nascere dalla prevedibilità di uno script che fatica a far montare la suspence, si incaglia in inutili ridondanze e non regla nessuna emozione. inferiore alla maggior parte di quello che oggi è ormai possibile vedere standosene comodamente a casa.
Il cinema, che in sala ha vissuto prima la concorrenza della tv e ora dei nuovi media, in The Place sembra aver rinunciato alla sua specificità. Questo piegarsi al gusto Netflix, ovvero della piattaforma che più di tutte sta influenzando le nuove generazioni, appare a tutti gli effetti come una resa.
La speranza è che possano manifestarsi ancora autori capaci di invertire questa tendenza.
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