Spider-Man: Homecoming

Le difficoltà di un giovane goffo che deve imparare a gestire i poteri

Il nuovo Spiderman non è troppo parente dei primi film della saga, con la regia di Sam Raimi e Tobey Maguire nel ruolo di Peter Parker. Qui interpretato da Tom Holland, in continuità con il film del 2016 Captain America: A Civil War dove il ragazzo entrava in contatto con gli Avengers e con Iron Man. E s'ispira piuttosto al modello di Marty McFly di Ritorno al futuro. Infatti, resoconto dell'apprendistato di un non ancora pienamente cosciente supereroe, le temerarie ma ancora maldestre prodezze del quindicenne Peter/Uomo Ragno convivono con le dinamiche della tipica commedia adolescenziale e scolastica fiorita negli anni Ottanta. I cultori dell'universo Marvel troveranno forse obiezioni da avanzare. Il goffo ma smanioso Peter, diviso tra la quotidianità della scuola dove è un indisciplinato genietto, la giovane zia, il fedele amico ciccione, la cotta per la bellina della classe (senza immaginare quanto entrerà in conflitto con le sue missioni da Spider Man), le feste e la partecipazione a una gara nazionale di quiz dove la loro squadretta del Queen è favorita, è diventato il pupillo del potente e brillante Stark/Iron Man. Che lo ha scelto e lo mette alla prova. Non mettendo in conto - ma forse invece sì - che l'allievo non ha l'età per usare con criterio strumenti e potenzialità e sfuggirà al suo controllo. Come Spiderman viene presentato in panni comuni ancorché toccati dall'onere/onore della missione supereroica, così anche l'antagonista non è un cattivo a tutto tondo. Ma il capo di un'impresa che gestisce la rottamazione delle armi dei supereroi che, privato dell'incarico, si butta contro la legge ma perché tiene famiglia. Impreziosiscono l'ibrido risultato Robert Downey jr come mentore di Peter e Michael Keaton cattivo ma non troppo.
Da La Repubblica, 5 luglio 2017


di Paolo D'Agostini, 5 luglio 2017