Spider-Man: Homecoming

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Welcome Spidey! Valutazione 3 stelle su cinque

di annalisarco


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domenica 9 luglio 2017

 Forse a questo punto è giusto fare un passo indietro: Spiderman fa il suo debutto nel mondo dei fumetti Marvel nel 1962 grazie a Stan Lee e Steve Ditko; a quest'ultimo venne affidata la prima parte delle storie di Spidey-Peter Parker, il quale volle puntare maggiormente sul lato umano e ordinario del supereroe. Voleva creare un personaggio in cui la maggior parte dei lettori potesse immedesimarsi: un adolescente che affronta l'età del cambiamento, con i suoi problemi a scuola, con le ragazze, con difficoltà di socializzazione, senza soldi, senza genitori e con una zia rimasta vedova. Le premesse non sembrano esattamente corrispondere ai problemi più comuni e inoltre, proprio per enfatizzare il lato umano di Peter, Ditko volle limitare le scene d'azione e creare nemici umani. Uno dei primi (presenti in questo film) è l'Avvoltoio (Michael Keaton), ingegnere che decide di ribellarsi ad una società retta dai potenti che sfruttano i cittadini. Peter viene descritto inizialmente come un ragazzino impaziente di mettere in mostra le sue capacità, tanto da accettare la proposta di un produttore di lavorare nello spettacolo. Tutto cambia quando lascerà scappare il ladro che, come tutti sappiamo, sarà l'assassino dello zio di Peter, Ben. Da quella notte, Peter si ritira dal mondo dello spettacolo e decide di usare i suoi poteri per qualcosa di piú grande: la difesa dei piú deboli e la lotta alla criminalità. Possiamo fermarci qui con la storia fumettistica di Spidey, perché Spiderman Homecoming di Jon Watts non va oltre questo breve punto, e non riesce nemmeno a spiegarlo del tutto. Il Peter Parker già selezionato da Tony Stark nel terzo capitolo di Captain America:Civil War è sì un adolescente problematico che diventa esibizionista nel momento in cui indossa la maschera (come da fumetto), ma completamente snaturato delle sue motivazioni. Ci troviamo, a quanto pare, in un periodo molto lontano dalla morte dello zio Ben, visto che zia May (Marisa Tomei) sembra essersi totalmente ripresa - fin troppo-, e anche Peter. Ma perché eliminare la scena più importante che costruisce il personaggio Peter-Spidey e che lo fonde in un'unica persona? Perché, essendo ufficialmente lo Spiderman che resterà nell'Universo Cinematografico Marvel, fare a meno di una parte della storia così importante? Tralasciare la frase di zio Ben "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" significa avere un personaggio a metà, sconclusionato e che non verrà capito dalle nuove generazioni che crescono solo con le storie viste sul grande schermo, non nei fumetti. Quindi perché insegnare che il ricco Tony Stark ha adocchiato un bimbo ragno, gli ha consegnato un tuta super tecnologica e lo ha messo alla prova per entrare in questo esclusivo mondo degli Avengers? Spiderman è un eroe a sé, non ha bisogno di nessun circolo di supereroi in cui stare. Ha la sua città da proteggere, ma non verranno mai capiti i reali motivi delle sue scelte in un film del genere. È superfluo fare il paragone con i film di Sam Remi (la trilogia di Spiderman) e Marc Webb (The Amazing Spiderman): nel primo caso viene coperto un periodo più adulto, nel secondo si è voluto dare un taglio piú introspettivo - e giusto - in stile The Dark Night di Nolan. Ció che viene esaltato in Spiderman Homecoming è la positività, l'allegria e la simpatia caratterizzante del personaggio che richiama il fumetto. Stan Lee non approvava questo taglio così problematico e incentrato più su Peter che sul supereroe ai tempi in cui Ditko aveva le redini di questo fumetto; preferiva mettere in mostra un eroe alla portata di tutti, ma pur sempre un eroe. Dunque, Spiderman Homecoming è un film totalmente soggettivo, può essere amato o meno, dipende se siete uno Stan Lee o un Ditko. Ciò che posso dirvi, è che al cinema potete aspettarvi una storia semplice, ma molto più direzionata verso un teen movie con tanto di ballo di fine anno, piuttosto che uno spettacolare film Marvel. È strano che dopo averci abituato gradualmente a così tanto, si siano scelte direzioni molto lontane dai precedenti film targati Marvel. Solo tre mesi fa siamo stati catturati da uno spettacolare - negli effetti visivi e nella trama - Guardiani della Galassia vol.2, o ancora, solo un anno fa abbiamo visto scontrarsi sul campo di battaglia niente poco di meno che gli Avengers divisi in due fazioni opposte. Ogni film metteva al proprio posto un tassellino e costruiva qualcosa di più grande, lasciando ben chiara la storia e le motivaziono di ciascun supereroe, che era un individuo a sé e non un personaggio del mucchio ed esistente solo in team. Per Spiderman si ha la sensazione che questo film sia stato fatto perché doveva essere fatto. La Marvel è sempre stata ben consapevole che questo sia uno degli eroi più amati e apprezzati, e dopo anni di assenza si iniziava a sentire il mormorio di un pubblico dubbioso sul perché non gli sia mai stato dedicato un film che rientrasse ufficialmente nell'Universo Marvel. La verità è che Spidey meritava un film tutto suo molti anni prima di questo intreccio. Meritava di farsi conoscere per ciò che è senza l'inutile aiuto di Iron Man nel ruolo di mentore e quasi sostituto di un padre e di uno zio che non ci sono più. Non si parla dei genitori di Peter, agenti segreti dello Shield. Non si parla di zio Ben. Non esiste nessuna Gwen Stacy o una Mary Jane, ma una - mai esistita nei fumetti - Liz (Laura Harrier). Che dire, ognuno avrà la sua impressione. Tom Holland ha dato un'ottima prova nonostante le pecche della sceneggiatura ed è uscito a testa alta da questa interpretazione. Stesso discorso, seppur in questo caso scontato, per Michael Keaton che interpreta il ruolo dell'antagonista in modo impeccabile. Nient'altro da aggiungere, possiamo semplicemente sperare di trovare il vecchio Spidey nei prossimi film!


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