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Ultimo aggiornamento giovedì 12 aprile 2018
Argomenti: Smetto quando voglio
Il terzo capitolo della storia iniziata nel 2014 con il grande successo al botteghino Smetto quando voglio. Il film ha ottenuto 4 candidature ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Smetto quando voglio - Ad Honorem ha incassato 2,5 milioni di euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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È passato un anno da quando la banda di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio di produzione Sopox e ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un carcere diverso. Da Regina Coeli Pietro continua ad avvertire le autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a compiere una strage, ma nessuno lo prende sul serio. Dunque si fa trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena, che ha informazioni utili a intercettare lo stragista. Dopodiché Pietro intende rimettere insieme la banda di ricercatori universitari: le menti più brillanti in circolazione in perenne stato di disoccupazione (o detenzione).
Con Smetto quando voglio - Ad Honorem Sydney Sibilia chiude magistralmente una trilogia cinematografica che è un unicum nel panorama italiano.
Un prodotto commerciale strutturato fin dalla sua ideazione come una minisaga ma dettato da un'urgenza narrativa molto personale; un'operazione di cinema industriale che non sacrifica la visione creativa del suo autore; un "reato di difficile configurazione" che aveva altissime possibilità di confinare il regista ai domiciliari di un cinema, come quello italiano, poco portato a rischiare sul nuovo e a confidare nell'intelligenza del pubblico. Sibilia ha inanellato una serie di piccoli miracoli di coerenza narrativa (la sceneggiatura dei tre episodi è sua insieme a Francesca Manieri e Luigi Di Capua), creando personaggi cui ci siamo affezionati e nei quali in qualche misura ci riconosciamo, seminando nel primo episodio ciò che verrà raccolto (e compreso fino in fondo) solo nell'ultimo.
Arriviamo dunque allo specifico del terzo capitolo della minisaga. Ad Honorem ritrova l'ispirazione dell'episodio iniziale, e la temperatura emotiva: quella rabbia impotente di chi, pur avendo raggiunto l'eccellenza, si ritrova superato dai raccomandati in questo Paese "di difficile qualificazione" in cui "tutti sono pronti a dare la colpa a chi ha già pagato". Tanto i supereroi della banda quanto i loro arcinemici sono vittime di un sistema ingiusto in cui la meritocrazia è una parola buona solo per riempire la bocca dei politici (gli stessi che abbiamo visto aggirarsi alle feste in cui si consumano le droghe inventate dalla banda). Ma Zinni e compagni insistono a combattere contro i mulini a vento, e per questo si guadagnano il nostro rispetto e la nostra simpatia.
Se il primo episodio era una commedia amara che faceva riferimento a I soliti ignoti e il secondo un action movie in stile americano, Ad Honorem collega i puntini certificando l'originalità autoriale di Sibilia: radici italiane, cultura cinematografica internazionale. La regia rimane agile (mai un noioso campo e controcampo), il montaggio veloce, i colori meno acidi che nelle puntate precedenti (perché ora la sottolineatura cromatica si concentra sui dettagli), i dialoghi divertenti ma più dolorosi e accorati (oltre che strutturati su quanto già sappiamo di ciascun personaggio), la critica sociale (in particolare quella contro il ghota universitario) più pungente.
Al contrario di film come Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, che negava ogni speranza a chi entrava nel girone infernale del mondo del lavoro nell'era della crisi, la saga di Smetto quando voglio ha il coraggio di fare di disperazione virtù, senza togliere ai suoi protagonisti la dignità di decidere del proprio destino, senza mai rinnegare l'amore che provano - perché ne hanno il diritto inalienabile - verso lo studio e la conoscenza. "Solo se moriamo tutti ci sarà un cambiamento", afferma un personaggio, ma Sibilia dimostra (con questa storia e con il suo cinema) che il cambiamento può avvenire anche dal di dentro, scardinando senza distruggere, e portando rispetto a chi ha scelto una certa strada anche se tutto, intorno, congiura per fargliela abbandonare. Ad Honorem ti riconcilia con un certo tipo di italianità allo stesso tempo ribelle e costruttiva, e con il cinema di commedia italiano, più ancora che "all'italiana".
... assolutamente inedita e inusuale per il panorama cinematografico italiano Degna conclusione di una trilogia avvincente, appassionante, inaspettata e inedita nel panorama cinematografico italiano, Smetto quando voglio – Ad Honorem, superando i limiti del secondo capitolo, ritorna pienamente ai livelli del primo film. Certo, la sorpresa e l’originalità di quell’opera [...] Vai alla recensione »
Il primo film era stato a dir poco dirompente. Geniale, dal punto di vista della scrittura, della messa in opera e per il significato che ha assunto nella storia del cinema italiano degli ultimi anni. Il secondo capitolo risultava un po' lento e didascalico nella prima parte ma si riprendeva alla grande sul finale, con la scena dell'assalto al treno che è già un cult.
"Smetto Quando Voglio - Ad Honorem", costituisce il terzo ed ultimo capitolo dei precedenti "Smetto Quando Voglio" e "Smetto Quando Voglio - Masterclass" del regista Sydney Sibilia. I protagonisti sono ovviamente gli stessi e, cioè, la banda composta dalle menti eccellenti dei laureati disoccupati che nei due episodi antecedenti si sono ingegnati ad ideare [...] Vai alla recensione »
"Ad Honorem" è il naturale proseguimento del capitolo secondo (Masterclass). Pietro Zinni è convinto che Walter (Luigi Lo Cascio) voglia fare un attentato usando il gas nervino; tramite l'aiuto del temibile (ma non troppo) Murena, Zinni architetta la fuga dal carcere di Rebibbia assieme a tutta la banda, pronta a sventare l'attentato.
Questo terzo capitolo è migliore del secondo, ma inevitabilmente meno innovativo del primo. E' l'ultimo atto della trilogia che fa dell'evasione una necessità per i suoi protagonisti e per gli spettatori. Raccoglie i frutti dei precedenti film e riesce in pochi minuti a riportare gli spettatori (anche se il film può essere visto da solo senza problemi) nelle atmosfere [...] Vai alla recensione »
“Smetto quando voglio. Ad honorem” (2017) è il terzo lungometraggio del regista campano Sidney Sibilia. La trilogia del 'fuggire' per 'rientrare' come lavorare inventandosi dopo studi ed esami universitari (o vicino a quelle parti) si conclude. Per una locuzione di meriti e demeriti finali. Una pellicola che stancamente arriva ad un epilogo scimmiottando, non molto [...] Vai alla recensione »
Sebbene la trovata iniziale sia azzeccata e divertente, tanto da dare vita ad una trilogia (la prima del cinema italiano), al terzo capitolo la riproposizione delle medesime dinamiche e degli stessi meccanismi comici non funziona più in modo pieno e dirompente. I dialoghi logorroici che costituivano una chiave comica esilarante, adesso rischiano di annoiare.
Ultimo di una trilogia ben pensata, ben scritta ed ottimamente rappresentata. Un plauso agli autori, al regista, agli sceneggiatori, agli interpreti. Finalmente un’idea nello scenario arido, decadente, vergognoso della commedia italiana degli ultimi 30 anni che, così come sapeva fare benissimo la antica commedia all’italiana degli anni ’60 e ’70, parte [...] Vai alla recensione »
La trilogia si è chiusa e direi in modo positivo. Dopo un secondo film più piatto e meno accattivante il terzo recupera la scioltezza e la simpatia del primo. Certo ormai l' originalità non C'è più, ma i personaggi sono simpatici nella loro macchiettistica e fumettistica comicità. Un buon passatempo
Al cuore, nel senso migliore del termine:abbina comicità, commozione e riflessione
Smetto Quando Voglio - Ad Honorem è la degna conlcusione delle vicende della banda-nerd più maldestra del cinema! Le loro avventure, in questo ultimo capitolo, si concludono alla grande tra un'evasione dal carcere di Rebibbia e un eroico salvataggio del loro vero grande Amore, l'alma mater, La Sapienza; coadiuvati per lo stupore di tutti dal Murena, che in fondo poi, tanto cattivo [...] Vai alla recensione »
Con la conclusione di questa trilogia ho capito che " le migliori menti in circolazione " esistono davvero.......siete voi che avete creato un capolavoro che al cinema italiano manca. Non è da tutti conoscere termini come "cromatografo", " ossidoriduzione " , "sopox" .....parole che l'hanno fatto diventare un film di cultura, di comicità [...] Vai alla recensione »
Film bello e divertente. Attori bravissimi. Consiglio di andarlo a vedere fa ridere e riflettere.
Chi ha visto i primi due capitoli sa di cosa stiamo parlando. Si tratta della prima trilogia tutta italiana, e bisogna davvero essere orgogliosi di questo piccolo gioiello Made in Italy. Mio terzo capitolo è a mio parere il migliore dei tre. Coniuga alla perfezione la commedia, il drama e l’action (mettendoci dentro una bella parentesi “prison”), il tutto sempre condito [...] Vai alla recensione »
Film visto in anteprima....non so se il migliore della saga ma sicuramente all'altezza. A chi non è piaciuto od ha storto il naso col secondo episodio dovrà ricredersi di questo. A chi è piaciuto il secondo forse lo troverà un po' meno caciarone ma con molto più spessore umano. Lo consiglio assolutamente
....americano! Bellissimo film, bellissima trilogia, bellissimo gruppo di attori! L'unico nome che faccio è quello di Stefano Fresi, che personalmente mi sta simpaticissimo! Non focalizzerei l'interesse sulla storia che è un po' improbabile, ma su questo splendido gruppo di attori che sono di una simpatia travolgente... (I bisticci tra i latinisti non si dimenticano.
Forse il migliore dei tre! Grande brio, ottime battute ma, soprattutto, una visione veramente intelligente sulla vita dei giovani ricercatori in Italia.
Peggio del primo e meglio del secondo. Non molto altro da aggiungere. La trilogia è buona, ma sei due sequel se ne poteva fare a meno.
Continua la saga dei ex-ricercatori che pur lavorando in altri settori hanno nel cuore ancora la forte passione per la ricerca scientifica. Antigonista d'eccezione Luigi Locascio che si presta molto bene al suo ruolo di oppositore alla banda dei ricercati-ricercatori. Trama carina e bravi gli attori che riescono a regalare bei momenti al pubblico.
penso che è talmente piaciuto che ne faranno un altro di sicuro!questo meglio degli altri 2!divertentissimo
Spettacolare conclusione della saga. Peccato solo che il film non duri di più.
Ottimo film italiano, ben fatto, tutti bravi, merita di vederlo, forse il titolo << smetto quando voglio >> confonde, ma va bene cosi.
Basta. mi sembra la stessa storia riscaldata .... bastavano due .... forse bastava il primo
Il film è carino ma non eccezionale. La sceneggiatura si sbrodola un po' in quest'ultimo capitolo e resiste principalmente grazie alla bravura di alcuni attori. Non molto soddisfacente il giudizio complessivo al punto che c'è venuto anche il dubbio che siano state riutilizzate delle scene del secondo capitolo (scena della visita in carcere di Valeria Solarino), ma questo punto è da verificare
Con Smetto quando voglio-Ad honorem si completa la trilogia. Oliata e perfezionata, la macchina corre senza le stanchezze ripetitive dei sequel (o prequel) e senza far rimpiangere la freschezza dell'originale. Sydney Sibilia con i suoi sceneggiatori e produttori e con la "banda dei ricercatori" ha depositato nella non vertiginosa storia del cinema italiano contemporaneo più leggero e d'intrattenimento [...] Vai alla recensione »
Onore a Sydney Sibilia e al produttore Matteo Rovere. Il terzo capitolo della commedia simbolo della generazione dei primi precari italiani (i nati a metà anni '70) mescola ingredienti pericolosi quando di mezzo c'è la risata. La banda dei ricercatori universitari dovrà sventare un attentato al gas nervino architettato da un altro genio "fottuto" dall'Italia quando era un giovane idealista.
L'importante è smettere, anzi, finire. Dopo Smetto quando voglio (2013) e Smetto quando voglio - Masterclass (2016), Sydney Sibilia firma il terzo e conclusivo capitolo: Smetto quando voglio - Ad honorem. Vi ritroviamo Pietro Zinni (Edoardo Leo) in carcere e con lui tutta la banda dei ricercatori, ma la minaccia incombe: Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) progetta un attentato col gas nervino, e solo [...] Vai alla recensione »
E siamo al terzo, girato in groppa al secondo, e si vede. Perde ritmo, non imbocca battute buone agli attori, decade la parodia demenziale nostrana dell'action-movie e la sceneggiatura è bullonata su due scene, tirate che non si può: il carcere di Rebibbia dove i prof preparano con noiosi stratagemmi la fuga e l'Università Sapienza dove Lo Cascio sta per compiere la sua vendetta sulle istituzioni colpevoli. [...] Vai alla recensione »
Dopo un folgorante primo episodio e un penoso seguito, si conclude uno dei più interessanti casi cinematografici degli ultimi anni. I ricercatori sono in carcere, ma Pietro (Edoardo Leo) deve trovare un modo per riunire la banda ed evadere, allo scopo di fermare Walter Mercurio (Lo Cascio fuori parte), il collega che vuole usare gas nervino per fare una strage.