Titolo internazionale | Sarah Plays a Werewolf |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svizzera, Germania |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Katharina Wyss |
Attori | Loane Balthasar, Michel Voita, Annina Walt, Sabine Timoteo, Manuela Biedermann Annina Walt, Simon Bonvin, Lou Spring, Arcadi Radeff, Amélie Peterli, Jeanne De Mont, Monica Budde. |
MYmonetro | 2,98 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 settembre 2017
Il desiderio d'infinito di una giovane donna tesa fra l'assoluto di Shakespeare e il mito della wagneriana morte per amore.
CONSIGLIATO SÌ
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Sarah ha diciassette anni e un tormento interiore. Cerca di sublimarlo entrando a far parte di un gruppo teatrale che lavora sull'improvvisazione. La sua capacità di offrire realismo ai ruoli che decide di interpretare stupisce ed anche imbarazza i suoi compagni sulla scena. Sarah vive in un ambito familiare che vorrebbe apparire sereno in modo borghese ma di fatto non è così. Il suo bisogno di avere accanto a qualcuno che la comprenda fatica a trovare una concretizzazione. Non le resta allora che cercare una soluzione alternativa al proprio senso di solitudine.
Katharina Wyss alla sua opera prima fa centro grazie sicuramente all'interpretazione della giovanissima Loane Balthasar ma anche grazie al fatto che, consapevolmente o meno, riporta alla memoria dello spettatore un film divenuto ormai un classico: quel Family Life che fece conoscere a un pubblico più vasto l'allora trentacinquenne Ken Loach.
A distanza di più di quarant'anni ci troviamo nuovamente di fronte a un'analisi spietata del nucleo familiare borghese. Qui non ci sono psicoterapeuti od elettrochoc. La loro funzione viene assunta dal teatro con tutte le potenzialità di liberazione delle pulsioni più intime che questa forma d'arte può consentire e che possono portare ad esiti favorevoli se alle spalle non ci fosse un vissuto quotidiano che la convenzionalità delle relazioni sociali nella 'tranquilla' Confederazione Elevetica tende a nascondere. Sarah vive con disagio la presenza di un padre autoritario e al contempo così fragile nei suoi confronti. Ha assorbito da lui la passione per il versante drammatico dell'arte e, proprio per questa ragione, è attratta dal mistero della morte (che attribuisce come suicidio al fratello che si è trasferito altrove). E' però un'attrazione che cerca di sublimare nella interpretazione di personaggi di cui comprende, vivendoli, i sentimenti. Sarah può capire ciò che prova Giulietta dinanzi al corpo esanime del suo Romeo a differenza di suoi coetanei che banalmente leggono il finale della tragedia shakespeariana come altamente improbabile e comunque lontano dal loro sentire.
Anche la madre ha sepolto i propri sentimenti in una quotidianità messa al servizio di un marito i cui atteggiamenti direttivi possono essere messi in discussione solo con una risata clandestina. Wyss accompagna la sua protagonista seguendone i turbamenti e le accensioni, la speranza di avere trovato una vera amica così come il desiderio di un ragazzo che le stia accanto grazie a una camera e a un formato di proiezione che costantemente la chiudono in uno spazio delimitato per uscire dal quale occorre una resistenza che non tutti possono sentire di possedere.
Sul palco la diciassettenne Sarah da tutta se stessa. Quando si esibisce c'e un attimo in cui sembra trasformarsi completamente nel personaggio che interpreta. Cosa si nasconde dietro una presenza scenica cosi radicale? Un segreto oscuro che tenta di esprimere. Un ambiente familiare claustrofobico. Il bisogno di avere accanto a se un fidanzato, un amico, qualcuno in cui confidare. Piu il desiderio si fa forte, piu Sarah rischia di allontanare le persone che tentano di starle vicino. Alcuni giorni nella vita di una ribelle e la sua lotta incessante per sfuggire alla solitudine.