zarar
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lunedì 30 ottobre 2017
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quello che ci lega
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Film lieve e garbato, ma poco più. Con occhio affettuoso, ma – come è sua consuetudine - divagante e quasi distratto, Klapisch, il regista de L’appartamento spagnolo, rappresenta qui il problema della perdita e del recupero di “quello che ci lega”, il senso rassicurante di appartenenza ad una famiglia che definisce la tua personalità, ti rende più sicuro e più forte e ti permette infine di ricreare a tua volta legami solidi e duraturi. Dopo la morte del capofamiglia, un vignaiolo di Meursault in Borgogna, i suoi tre figli si ritrovano nella casa paterna: Juliette che non si è mai mossa di lì e porta avanti da sola l’azienda tra mille incertezze e difficoltà, Jérémie che vive nella vicina tenuta dei suoceri ricchi e invadenti, da cui si sente oppresso; e infine Jean, fuggito di casa dieci anni prima per sottrarsi ad un padre da cui non si è mai sentito compreso e finalmente approdato in Australia dopo aver girato mezzo mondo.
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Film lieve e garbato, ma poco più. Con occhio affettuoso, ma – come è sua consuetudine - divagante e quasi distratto, Klapisch, il regista de L’appartamento spagnolo, rappresenta qui il problema della perdita e del recupero di “quello che ci lega”, il senso rassicurante di appartenenza ad una famiglia che definisce la tua personalità, ti rende più sicuro e più forte e ti permette infine di ricreare a tua volta legami solidi e duraturi. Dopo la morte del capofamiglia, un vignaiolo di Meursault in Borgogna, i suoi tre figli si ritrovano nella casa paterna: Juliette che non si è mai mossa di lì e porta avanti da sola l’azienda tra mille incertezze e difficoltà, Jérémie che vive nella vicina tenuta dei suoceri ricchi e invadenti, da cui si sente oppresso; e infine Jean, fuggito di casa dieci anni prima per sottrarsi ad un padre da cui non si è mai sentito compreso e finalmente approdato in Australia dopo aver girato mezzo mondo. Di fronte a problemi pratici pressanti legati all’eredità, che mettono a rischio l’esistenza stessa dell’azienda, i tre fratelli sono costretti a confrontarsi con quel che sono e quel che veramente vogliono, ora che nessuno è lì a condizionarne le loro scelte. E qui il regista crea un’associazione che sarà il volano della sua narrazione filmica: mentre il tempo passa e i protagonisti si interrogano e si tormentano ciascuno con i suoi personalissimi problemi, là fuori c’è un potente elemento unificante: la vigna di famiglia con i suoi ritmi immutabili sempre ritornanti, la vendemmia, la vinificazione, la potatura… E poi c’è un gran vino, il loro vino, da valutare, da riconoscere, da gustare… A poco a poco e proprio mentre stanno progettando di vendere tutto, i tre fratelli si fanno riassorbire dal richiamo della terra che è stata l’orizzonte della loro infanzia, dalle regole rigorose e dalle responsabilità di un lavoro che hanno nel sangue, e in questo processo ricostruiscono un forte legame tra loro e con il comune passato, si riscoprono famiglia e riscoprono il valori di una famiglia, indipendentemente da quelli che saranno i loro diversi destini. Nonostante le buone intenzioni del regista e la forza suggestiva del paesaggio borgognone, così profondamente umanizzato, il legame determinante tra il personaggio e il suo contesto naturale appare solo a tratti veramente profondo (bella in questo senso la scena della potatura) e i cambiamenti nella psicologia dei protagonisti sono più improvvisati e dichiarati che l’esito necessario di un processo riconoscibile. L’ironia è talvolta macchiettismo, i momenti seri sono più concitati che intensi. Migliore degli altri interpreti una espressiva Ana Girardot. Due stelle e mezzo.
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sergiodalmaso
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giovedì 5 aprile 2018
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un film da assaporare come un calice di vino rosso
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“Ogni vino è una storia che andrebbe raccontata, ma la grandezza di un vino non è determinata unicamente dalla sua bontà, bensì da quell'intreccio di storie che si dipanano da esso.” Jorge Luis Borges
Tre fratelli. Tre calici di Pinot nero.
Jean, Juliette e Jérémie si riuniscono dopo dieci anni attorno al capezzale del padre nella casa vinicola di famiglia in Borgogna.
L’inquieto Jean torna dall’Australia, dove vive da tempo con la compagna e il figlio dopo aver troncato ogni rapporto con la famiglia. Il più giovane, Jérémie, si è sposato presto, lasciando alla sorella Juliette il difficile compito di affiancare il padre nella conduzione dell’azienda vitivinicola.
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“Ogni vino è una storia che andrebbe raccontata, ma la grandezza di un vino non è determinata unicamente dalla sua bontà, bensì da quell'intreccio di storie che si dipanano da esso.” Jorge Luis Borges
Tre fratelli. Tre calici di Pinot nero.
Jean, Juliette e Jérémie si riuniscono dopo dieci anni attorno al capezzale del padre nella casa vinicola di famiglia in Borgogna.
L’inquieto Jean torna dall’Australia, dove vive da tempo con la compagna e il figlio dopo aver troncato ogni rapporto con la famiglia. Il più giovane, Jérémie, si è sposato presto, lasciando alla sorella Juliette il difficile compito di affiancare il padre nella conduzione dell’azienda vitivinicola. I difficili rapporti famigliari sono lacerati da vecchi rancori e tensioni mai risolte. Ma il grande vigneto di famiglia non può aspettare, la vendemmia è alle porte e la stagione del raccolto sta per iniziare.
Occorre metter da parte astio e gelosie e dedicarsi alla vendemmia, anteporre i bisogni della terra restando uniti e cercando, come dice il titolo originale del film, quello che ci lega.
Condividere il lavoro nella vigna e la vinificazione aiuterà i tre fratelli a fare i conti con il proprio passato e ritrovare se stessi, ma senza fretta, seguendo il ritmo delle stagioni. Ritorno in Borgogna, infatti, si svolge esattamente in un anno, coprendo e raccontando i quattro cicli stagionali e la corrispondente lavorazione vinicola.
Con il passaggio delle stagioni e la maturazione del vinoJean, Juliette e Jérémie scopriranno di aver riallacciato il legame con le proprie radici e riscoperto il valore del sentirsi una famiglia, potranno quindi seguire ognuno la propria strada, riappacificati e senza più rimpianti.
Dopo L’appartamento spagnolo e Rompicapo a New York, che avevano raccontato la cosiddetta generazione erasmus, il regista transalpino Cédric Klapisch conferma il suo talento nel raccontare storie corali e dinamiche sentimentali, questa volta però lascia le caotiche ambientazioni cittadine per i magnifici paesaggi collinari della Borgogna. Al tempo chiassoso e autogestito della vita universitaria subentra quello metodico e silenzioso della viticoltura.
Il tono è sempre quello di una commedia leggera, attenta alla psicologia dei personaggi e a trasmettere con garbo sentimenti e stati d’animo come, per esempio, la nostalgia dell’infanzia. Significative e riuscite anche le scene di gruppo come la vendemmia o la festa del paulée per la fine del raccolto.
Ma Ritorno in Borgogna vuole essere prima di tutto un omaggio alla cultura del vino, tra l’altro una tematica non semplice da portare nel grande schermo.
Racconta in modo credibile e appassionante le varie tappe della vinificazione come la vendemmia, la spremitura o la diraspatura, evitando di cadere in stereotipi o banalità enogastronomiche.
La visione a tratti è quasi un’esperienza olfattiva e gustativa, dà la sensazione di trasmettere sapori e profumi direttamente dai calici bevuti dai tre fratelli. E non è un caso. Pio Marmai, Ana Girardot e Francois Civil, gli attori protagonisti, bravi e affiatati, hanno dichiarato che si sono documentati per molti mesi sul vino e sulla vinificazione, sia dal punto di vista teorico che pratico, “stappando e degustando centinaia di bottiglie!”
Curatissima la fotografia di Alexis Kavyrchine, elegante e raffinata senza far sembrare i paesaggi degli spot pubblicitari. Si passa dai colori intensi della verdissima estate a quelli caldi autunnali, gialli e rossi, fino alle tonalità fredde del rigido inverno, sempre con inquadrature ricercate e seducenti. Cédric Klapish e Kavyrchine per trovare le angolature e le lenti giuste hanno ripreso e fotografato tutte le settimane gli stessi alberi per un anno intero.
Il cineasta francese ha dedicato il film al padre che gli trasmesso fin da piccolo la passione per la Borgogna e i suoi vini. E in effetti Ritorno in Borgogna è un film che somiglia a un buon vino rosso, va assaporato lentamente e lascia in bocca un sapore intenso e vellutato, proprio come un calice di Pinot nero.
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camillalomazzi
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giovedì 26 ottobre 2017
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la passione è di famiglia
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Ritorno in Borgogna è una piacevole commedia sulla riscoperta dei legami familiari e sulla passione per il vino.
Jean, allontanatosi dalla patria per 10 anni, torna a casa. Qui ritrova i fratelli Juliette e Jean, ma soprattutto ritrova la Borgogna, con le sue stagioni, i suoi vigneti e i suoi abitanti, uniti dalla comune passione per il vino.
Si tratta di un film dai toni leggeri, ma mai banali, con un buon cast.
Consigliato!
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flyanto
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lunedì 23 ottobre 2017
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la riscoperta degli affetti e delle tradizioni
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"Ritorno in Borgogna" , l'ultimo film del regista francese Cédric Klapisch, presente ora nelle sale cinematografiche, racconta di tre fratelli che, in occasione della morte del padre si riuniscono nella propria casa d'infanzia, appunto in Borgogna, dove producono vini pregiati. In realtà, colui che ritorna nella dimora dell'infanzia è il fratello maggiore che, circa dieci anni prima, stanco di vivere in campagna e non interessato alla produzione del vino, decide di costruirsi un futuro all'estero, arrivando sino in Australia dove nel frattempo dalla compagna ha un bimbo di circa 6 anni.
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"Ritorno in Borgogna" , l'ultimo film del regista francese Cédric Klapisch, presente ora nelle sale cinematografiche, racconta di tre fratelli che, in occasione della morte del padre si riuniscono nella propria casa d'infanzia, appunto in Borgogna, dove producono vini pregiati. In realtà, colui che ritorna nella dimora dell'infanzia è il fratello maggiore che, circa dieci anni prima, stanco di vivere in campagna e non interessato alla produzione del vino, decide di costruirsi un futuro all'estero, arrivando sino in Australia dove nel frattempo dalla compagna ha un bimbo di circa 6 anni. Una volta riunitosi con la sorella ed il fratello minori, non solo gli riaffiora alla mente il tempo passato ed il suo rapporto con il padre non privo di qualche antico e profondo rancore, ma egli deve anche fare fronte alla propria crisi sentimentale con la compagna in terra lontana, nonchè le responsabilità, insieme ai fratelli stessi, da affrontare riguardo un'ingente somma di denaro necessaria per le tasse di successione dei beni terreni familiari. Tutti e tre così si daranno da fare per risolvere tale problema finanziario riscoprendo, nel frattempo, sempre di più l'attaccamento alla propria terra e la profonda passione per l'attività vinicola di famiglia. I legami fraterni verranno anch'essi nuovamente rinsaldati, come pure quelli sentimentali personali, ed una soluzione "ad hoc" permetterà ai tre giovani di risolvere finalmente con successo il debito con il notaio e l'attività della propria azienda vinicola.
Un film senza alcun dubbio familiare e di riscoperta dei valori tradizionali, dove i sentimenti, insieme all' attività vinicola in sè, sono i protagonisti principali. Delicato ed a tratti anche ironico, "Ritorno in Borgogna" non può che avvalersi anche che di belle ed ottime riprese fotografiche di questa suggestiva area del territorio francese, che per i protagonisti costituisce le proprie radici. Nel suo complesso, per quanto molto ben girata, la pellicola risulta parecchio scontata nell'evoluzione sia della storia sia delle dinamiche tra i protagonisti: tutto, insomma, risulta già un poco scontato, ma ciò che preme di più a Kaplisch è dimostrare la propria e vera tesi che, poca importanza, o comunque relativa, ha l'andare lontano e cercare dell'altro al di fuori di quello che si ha a disposizione rispetto alle proprie radici e tradizioni familiari che costituiscono gli unici elementi che alla fine determinano realmente e fortemente l'individuo stesso.
Piacevole, leggero e consigliabile.
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paris
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giovedì 26 ottobre 2017
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un film doc!
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Un film che coinvolge e che sospende lo spettatore in un piccolo paradiso tra le colline francesi. Una storia d'amore, di fratellanza e di buon vino che costituisce una validissima alternativa a tutti quei blockbuster che stanno riempiendo le sale in questi mesi. Assolutamente da non perdere.
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diabolik
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venerdì 10 agosto 2018
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sentimento e passione
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ben diretto, bella fotografia
bravi gli interpreti
storia di affetti famigliari ritrovati senza banalità o luoghi comuni
gradevole come è spesso il cinema francese ultimamente
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