maumauroma
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sabato 2 dicembre 2017
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riccardo va all'inferno
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Quest' ultima opera di Roberta Torre e' liberamente tratta dal Riccardo terzo di Shakespeare. Ma e' ambientato non tra gli antichi castelli inglesi o tra gli insanguinati campi di battaglia, bensi' nel buio maleodorante e stagnante di una sorta di reggia sotterranea situata alla estrema periferia romana. Ed e' in questa sua reggia che Riccardo Mancini torna, dopo anni trascorsi in manicomio. Proprio lui, re della criminalita', potente capobanda, il cui potere era stato usurpato da una madre raggrinzita dagli anni e da fratelli e sorelle avidi di soldi e di voglia di comando, che lo avevano fatto internare in clinica psichiatrica per presunta schizofrenia.
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Quest' ultima opera di Roberta Torre e' liberamente tratta dal Riccardo terzo di Shakespeare. Ma e' ambientato non tra gli antichi castelli inglesi o tra gli insanguinati campi di battaglia, bensi' nel buio maleodorante e stagnante di una sorta di reggia sotterranea situata alla estrema periferia romana. Ed e' in questa sua reggia che Riccardo Mancini torna, dopo anni trascorsi in manicomio. Proprio lui, re della criminalita', potente capobanda, il cui potere era stato usurpato da una madre raggrinzita dagli anni e da fratelli e sorelle avidi di soldi e di voglia di comando, che lo avevano fatto internare in clinica psichiatrica per presunta schizofrenia. Ma ora Riccardo e' " guarito" dalla sua malattia, e' pronto a riprendersi il potere, a ricacciarsi sul capo la antica e meritata corona di re. La sua vendetta sara' feroce e ineluttabile. Ma non colpira' tutti, pero'. Perche' al mondo c'e' sempre una madre, fattrice di vita e foriera di morte.
Riccardo va all'inferno e' un'opera onirica e visionaria, densa, pregna di cromatismi pittorici, incrostata come sangue coagulato, sgradevole e sgraziata. Eppure affascina e colpisce.I volti dei protagonisti deformati dalla cattiveria, i loro corpi mutilati, le loro voci aspre e garrule, paradigma di una societa' marcescente, decomposta, soffocata e rattrappita nell' ordinaria violenza. Tra psicanalisi e mito, tra Edipo e Quasimodo il Gobbo, tra Nosferatu e Matrix. Suggestiva l' ambientazione gotico- barocca, mentre le scenografie alternano disinvoltamente essenzialita' e ridondanza. Originale la fotografia dove le buie atmosfere di fondo vengono continuamente ferite da violenti lampi di luce. La colonna sonora mescola ardita il rock con le danze popolari russe, l' heavy metal con il languore dei musical anni 40. Bravi gli attori, tra i quali spicca un quasi iriconoscibile Massimo Ranieri, intenso ed essenziale.Bella la regia teatrale di Roberta Torre. Regia teatrale, ripeto. Perche' pur giudicando positivamente il film della regista milanese, il Cinema e' tutta un' altra cosa
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flyanto
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martedì 5 dicembre 2017
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una particolare riccardo iii
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"Riccardo Va all' Inferno" è il nuovo film della regista Roberta Torre che riprende liberamente e molto coraggiosamente la tragedia shakespeariana di "Riccardo III". Si deve parlare di coraggio perchè effettivamente l'opera della Torre appare molto originale e, senza alcun dubbio, audace per il modo in cui "Riccardo III" è stato rimaneggiato e presentato.
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"Riccardo Va all' Inferno" è il nuovo film della regista Roberta Torre che riprende liberamente e molto coraggiosamente la tragedia shakespeariana di "Riccardo III". Si deve parlare di coraggio perchè effettivamente l'opera della Torre appare molto originale e, senza alcun dubbio, audace per il modo in cui "Riccardo III" è stato rimaneggiato e presentato.
Ambientato all' epoca contemporanea, nella buia e decadente città di Roma dove una potente famiglia, capeggiata da una donna perfida e avida, detiene il potere controllando il traffico di droga e di prostituzione, un giorno ritorna nella sontuosa dimora del suddetto clan Riccardo, il figlio della donna ingegnosamente fatto ricoverare in un manicomio per anni dalla madre. Egli vuole spodestare dal suo vertice la genitrice e disfarsi degli altri suoi parenti altrettanto avidi e depravati moralmente ma purtroppo non vi riuscirà pienamente perchè verrà ucciso dalla stessa potente e terribile madre.
Roberta Torre si avvale della storia della tragedia shakespeariana per denunciare la società contemporanea in generale: una società che ella considera piena di vizi e di corruzione e dove gli esseri umani risultano cattivi nella propria indole e spietati verso il prossimo, consanguinei inclusi. Certamente la visione negativa sugli esseri umani che sono coloro che costituiscono la società moderna, fanno parte anche delle profonde tematiche già trattate da Shakespeare stesso nelle sue opere letterarie, ma la regista siciliana affronta tali tematiche e mostra tale giudizio negativo sugli uomini in una forma appositamente esagerata, in pratica grottesca e kitsch, e costruendo, pertanto, un opera tutta personale, insomma originale, a guisa anche di musical e che sfocia nell'assurdo più totale. Il cast scelto è di tutto rispetto e si avvale della valida performance di Massimo Ranieri nella parte di Riccardo e soprattutto in quella che eccelle di Sonia Bergamasco come perfida madre.
Apprezzabile o meno a seconda dei gusti.
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