T2 Trainspotting |
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Un film di Danny Boyle.
Con Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle.
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Titolo originale T2 Trainspotting.
Drammatico,
durata 118 min.
- Gran Bretagna 2017.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 23 febbraio 2017.
MYMONETRO
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Mark & C. sono tornati ma hanno messo la testa a posto. O quasi
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Mark Renton (Ewan McGregor) è tornato a Edimburgo. A fare che, se è vero che ha lasciato un pessimo ricordo di sé e se racconta di essersi rifatto una soddisfacente vita a Londra? Questo è l'incipit di T2: Trainspotting, sequel firmato vent'anni dopo dallo stesso regista Danny Boyle a partire dal sequel letterario (Porno) di Irvine Welsh che aveva ispirato il prototipo.
Facciamo un passo indietro. Trainspotting 1996. Al culmine di una gioventù bruciata tra delinquenza, amici che ci hanno lasciato la pelle e dipendenza dalla droga, Mark Renton decide di piantare in asso i suoi sodali in un traffico di eroina da ventimila sterline e di scappare con il malloppo. Destinazione Londra, finalmente nuova vita, rotti tutti i ponti. Quando i tre amici si svegliano, nella camera di motel dove si sono abbattuti dopo una notte di festa, non la prendono bene. A parte il mite e drogatissimo Spud (Ewen Bremner) che in realtà si è accorto della fuga facendo finta di niente e al quale comunque Mark ha lasciato la sua parte, Sick Boy (Jonny Lee Miller) e ancora di più Francis Begbie (Robert Carlyle) sono due furie e giurano vendetta.
Vent'anni dopo. Forse Mark cerca pace e perdono. Spud, più malridotto che mai, lo accoglie bene. Sick Boy, infognato nel suo fatiscente pub di famiglia, lo tira dentro al suo progetto di chiedere un finanziamento pubblico per rilanciare il locale facendone un bordello di lusso. Chi Mark non ha alcuna intenzione di incontrare, anzi la più ferma intenzione di evitare, è il quarto del gruppo: Begbie, appena evaso di galera, era e continua ad essere uno psicopatico. Comunque verrà a sapere che Mark è in città. E si scatenerà la caccia. Il fulcro risiede in un lungo e ispirato monologo di Mark, mentre sta tentando nuovamente di fare le scarpe all'amico Sick Boy, che ribalta la visione della vita espressa a suo tempo in una sua altrettanto significativa tirata chiave sulla bontà dell'eroina e il non senso di altri progetti di vita. Ora il nuovo Mark è tutto pro life. Non esattamente un campione di ottimismo ma a favore della vita, bella comunque. Le note di Iggy Pop e degli Underworld tornano a risuonare, come nel primo film, con quelle di Queen e Clash e molto altro.
Trainspotting fu un pugno nello stomaco e acquisì in breve lo status di oggetto di culto, che tutt'oggi conserva. Il ritratto nichilista di una periferia giovanile e proletaria britannica in antitesi con la visione costruttiva e classista di un Ken Loach, sviluppo radicale dell'ancora timido antagonismo sociale raccontato tra anni 50 e 60 dal Free Cinema. Ma qui il nuovo messaggio di pentimento per le derive e le rovine causate, c'è poco da fare, risulta più debole e sbiadito. E in realtà il personaggio che risulta più potente è quello interpretato da Carlyle: disperatamente irriducibile nell'attaccamento a una vita di espedienti e di piccoli soprusi - tristissimo e toccante il suo confronto con il figlio per bene e studioso, che si preoccupa di fargli capire di non voler seguire le sue orme. Troppo tardi (anche ammesso che lo voglia) per inseguire il cambiamento.
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