Madre!

L'impianto claustrofobico del film che immette nella quotidianità reale di questa coppia,  in cui differenza di età, ma soprattutto di intenti, caratterizza i due personaggi,
fa presagire subito che accadranno lo sconvolgente e l'imponderabile.
Gli scorci  di una casa già di per sè poco rassicurante, con l'isolamento in una campagna  la cui amenità è  minata da silenzi e assenze,
 con le sue stanze buie , vuote e fatiscenti  , quasi antri  spettrali, che affannosamente ma con una amorevole e speranzosa dedizione la donna cerca di trasformare in nido d'amore. danno allo spettatore  inquietudine e smarrimento.
Anche il protagonista è smarrito, alla ricerca della sua vena creativa che appare perduta e che le rassicurazioni della giovane moglie
e il suo accanito procedere nel recupereo dei muri scrostati paiono sostenere  fino a quando, in modo graduale ma sempre più
inarrestabile la casa dei due sposi viene invasa da gente di ogni specie che sconvolgono la  donna, ma che, stranamente sono necessari
per l'uomo in cerca di nuovi stimoli creativi. L'abisso tra i due è incolmabile e solo il figlio sembra recare finalmente alla madre il senso
della sua esistenza. e la fiducia nell'amore dell'uomo.

Ma la svolta  narrativa del regista è sconvolgente: ciò che sembrava ricerca di vena poetica si tramuta in ossesione della fama, della
volontà di assecondare, in nome di questa, ogni esigenza ai limiti della normalità del suo pubblico. La sua figura si tramuta inaspettatamente in  una sorta di guro, di   santone capace di dare vita, e ciò che era apparso come un vernissage dell'opera scritta con l'acclamazione degli astanti, si tramuta in una sorta di sguaiata moltitudune, quasi  setta sanguinaria che in preda ad un furore orgiastico, strappa il filgio, lo ucccide e ne fagocita i resti per ingurgitare una nuova vita, secondo quella che via via si era delineata come la  filosofia estrema del protagonista .
La Madre impazzita dallo sconvolgimento di tutti i ruoli incendia allora quella casa che doveva essere l'apoteosi del loro amore.
Ma  il regista rovescia i piani anrrativi. L'uomo, ormai divenuto unico superstite, per nulla turbato, ruba  il cuore alla donna, che , in fin di vita glielo cede come ultimo dono,  il suo cuore incenerito da cui estrae miracolosamente una sorta di preziosa pietra lucente che con enorme venerazione rimette al posto della
precedente che era andata rotta con i primi ospiti
.E'forse, la pietra della energia vitale di cui ogni uomo ha bisogno, ma della quale
solo la donna in  quanto generatrice di vita ne detiene  il sacro  e inalienabile possesso

Ho vissuto quindi, secondo la mia lettura, faticosa e anche avventata, il film come una sorta di elogio sopra le righe alla donna che
è custode eterna dell'esistenza umana. E'  Madre al di sopra di tutto e l'uomo dovrà solo e sempre inchinarsi a questa  sua prerogativa. 
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                                                                                                                                                                        Maria Elena