Mektoub, My Love - Canto Uno |
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Un film di Abdellatif Kechiche.
Con Shain Boumedine, Ophélie Baufle, Salim Kechiouche, Lou Luttiau.
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Titolo originale Mektoub Is Mektoub.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 180 min.
- Francia 2017.
- Vision Distribution
uscita giovedì 24 maggio 2018.
MYMONETRO
Mektoub, My Love - Canto Uno
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tutto da rifaredi cardclauFeedback: 12012 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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lunedì 28 maggio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il regista Abdellatif Kechiche comincia il film mostrandoci in bell'Amin che sta andando in bicicletta col sottofondo di un aria del grande Wolfgang Amadeus Morzart. Lo spettatore comincia a ben sperare. Per ricredersi precipitosamente alla prolissa scena di sesso, troppo lunga, solo carnale, tra Toni e Ophelié, che a parte i mugugni e le inquadrature in primo piano, che risparmiano sole "le vergogne", non dice granché. O meglio crea la netta impressione che il regista non sappia dire altro, della relazione misteriosa, indispensabile, estremamente creativa e vitale, tra il mascio e la femmina. Tra l'altro Ophelié è promessa in sposa a Camargue (in servizio sulla portaerei Charles De Gaulle), ma intato si diverte spensierata (direi assolutamente senza pensiero) con Toni, che speriamo sia comunque ben dotato, anche se completamente privo del senso di sacralità della relazione maschio-femmina, pur di breve durata. Come la scena del ballo, prolissa e insistente, ma allora è certa l'impressione che il regista non sia in grado di esprimere niente che valga la pena. Vorrebbe salvarsi usando qualche pezzo delle sonate per violino solo di Johann Sebastian Bach, come sottofondo musicale. Ma non basta questo per darsi uno spessore che non c'è. Vediamo i diversi elementi del film. Il bell'Amin dovrebbe essere un lady's boy, che oltre a divertirle, ascolta le donne, le sa consigliare, indirizzare, ma invece è un personaggio decisamente insipido, decisamente melenso, che non è capace di fare alcunché se non qualcosa indirizzato e suggerito dalla madre, sembra che osservi cosa succede per scrivere le sue sceneggiature da film, ma scopriamo che quella che ha scritto è obrobriosa, su una relazione fantascientifica tra un robot maschio e un robot femmina. I maschi tunisino-francesi non hanno nessun ricordo della loro cultura, o qualsiasi anelito morale o progettualità; della nuova cultura hanno assorbito solo l'anarchia, l'edonismo godereccio, attento solo alle natiche delle belle ragazze. Le femmine tunisino-francesi non sono da meno, in una confusione clamorosa, dell'emancipazione femminile hanno guadagnato solo cose che stanno alla superficie, appartenenti alla fragile apparenza, nulla delle solide ma ben più difficili profondità, e sono preda ad un cicaleccio insistente che assume caratteristiche persecutorie nella concreta impressione che manca perennemente la fondamentale connessione tra cervello e la parola pronunciata. Insomma un film di una noia mortifera.
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