nino raffa
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venerdì 6 dicembre 2019
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oltre la banalità del male
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Ci sono popoli che vivono su una linea di faglia. L’antica stirpe guerriera dei cosacchi, dal XV secolo al servizio dello zar, dopo la rivoluzione di ottobre si schierò con i bianchi contro i bolscevichi. Perseguitati da Stalin, nel ’41 parteggiarono comunque per i sovietici contro gl’invasori nazisti, tranne un gruppo che nella speranza di riacquistare gli antichi privilegi, si unì alla Wermacht. Alla sconfitta della Germania, questi traditori si arresero agli inglesi che li consegnarono alla vendetta dei russi.
Eduard, comandante tedesco di un’unità cosacca, ha condotto la sporca guerra, l’ha persa, s’è fatto sette anni di gulag e negli anni cinquanta è tornato in Germania.
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Ci sono popoli che vivono su una linea di faglia. L’antica stirpe guerriera dei cosacchi, dal XV secolo al servizio dello zar, dopo la rivoluzione di ottobre si schierò con i bianchi contro i bolscevichi. Perseguitati da Stalin, nel ’41 parteggiarono comunque per i sovietici contro gl’invasori nazisti, tranne un gruppo che nella speranza di riacquistare gli antichi privilegi, si unì alla Wermacht. Alla sconfitta della Germania, questi traditori si arresero agli inglesi che li consegnarono alla vendetta dei russi.
Eduard, comandante tedesco di un’unità cosacca, ha condotto la sporca guerra, l’ha persa, s’è fatto sette anni di gulag e negli anni cinquanta è tornato in Germania. Ha incontrato una donna e l’ha sposata promettendole che non l’avrebbe amata comunque; ha quindi avuto una figlia, e poi una nipote, con le quali condivide più incomprensioni che affetto. Quando, a 92 anni rimane vedovo, il giorno stesso dei funerali della moglie, recupera in soffitta una vecchia valigia e decide di tornare in Ucraina in cerca di una donna.
La figlia si oppone, mettendole alla costole Adele, la nipote recalcitrante ed estranea. In treno verso est i due incontrano Lew, un giovane di Kiev che diverrà la loro guida. Attraversano l’Ucraina dilaniata dalla guerra civile tra nazionalisti e filorussi, e poi passano clandestinamente in Russia. Lungo la strada tra nonno e nipote inizia uno stentato dialogo, con le inevitabili domande scomode sul ruolo del vecchio durante la guerra. Alla fine – quando Edward ha perso la speranza di arrivare – sarà Adele a portarlo in fondo al viaggio.
Eduard ripercorre la pericolosa via del passato in cerca di Svetlana, di cui non ha notizie da cinquant’anni. Nella povera casa di un villaggio sperduto nell’immensa pianura, ritrova la figlia e la nipote di lei, che sono anche figlia e nipote sue; come icone su un altare, vede le vecchie foto col mito di Eduard l’ufficiale tedesco di cui Svetlana parlava sempre. Criminale di guerra per i Russi, eroe per i Cosacchi, Eduard torna nei luoghi della guerra e della colpa, per inquisirsi e condannarsi. Patriarca diviso, seduto al capo di una rozza tavola insieme ad Adele, a Lew e alla sue donne cosacche, chiede a un vecchio commilitone chi ha dato ordine di uccidere i prigionieri durante la ritirata, sentendosi rispondere, tu.
Finalmente può morire.
La guerra, con le sue divisioni e le sue parti, non è finita nel ’45. Il padre e il fratello di Lew sono filorussi, lui si sente pure Ucraino in un momento che non consente di essere tutte e due cose. Il giovane promette – solo promette – ad Adele che la raggiungerà in Germania, ma rimane nel suo paese per schierarsi. Anche lui dovrà fare le sue scelte che probabilmente non potranno essere innocenti.
Il film di Nick Baker-Monteys è ben scritto e girato; ma questi sono i suoi meriti minori. Da vedere – e su cui riflettere – in un momento in cui i più mostruosi spettri della sua storia riprendono ad aggirarsi per l’Europa; in cui popoli, nazioni, bandiere, confini e fili spinati tornano di moda. In questi giorni di immemoria, in cui le idee assassine del ‘900 sembrano a molti tra le possibili soluzioni.
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cardclau
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mercoledì 11 aprile 2018
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l'inelaborabile
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Il film di Nick Baker-Monteys è un potentissimo, e coraggioso, viaggio nella memoria. Come il racconto si dipana, così lo spettatore gradualmente comprende ciò sembra l'apparentemente incomprensibile. Inizia con la morte della moglie di Eduard Leander (Jurgen Prochnow). Non appare un evento particolarmente commovente (non si dà neanche il banchetto funebre, per quanto preparato), e fra loro non c'era mai stata neanche l'ombra di un sorriso. Per capire poi che Eduard le aveva detto:"io non potrò mai amarti, se può andare bene così, sposiamoci". Lei aveva acconsentito. Entrambi erano dei "sopravvissuti" alla guerra.
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Il film di Nick Baker-Monteys è un potentissimo, e coraggioso, viaggio nella memoria. Come il racconto si dipana, così lo spettatore gradualmente comprende ciò sembra l'apparentemente incomprensibile. Inizia con la morte della moglie di Eduard Leander (Jurgen Prochnow). Non appare un evento particolarmente commovente (non si dà neanche il banchetto funebre, per quanto preparato), e fra loro non c'era mai stata neanche l'ombra di un sorriso. Per capire poi che Eduard le aveva detto:"io non potrò mai amarti, se può andare bene così, sposiamoci". Lei aveva acconsentito. Entrambi erano dei "sopravvissuti" alla guerra. Hanno una figlia Uri (Suzanne von Borsody) che gestisce un risorante, che è passata da un uomo ad un altro per cui sua figlia Adele, col piercing nel naso, è una post adolescente di oggi, senza padre, che lavora precariamente in un bar. Arriva una telefonata da Uri ad Adele, in nonno sta partendo per l'Ukraina, vallo a riprendere in stazione. Un viaggio che doveva terminare sul nascere, invece comincia, tra nonno e nipote, in un percorso che dalla Polonia, li porta in Ukraina, nella guerra recente, e infine in Russia. Il nonno, tedesco, era stato il Capitano del secondo squadrone di cavalleria cosacca che aveva lottato a fianco dei tedeschi contro l'annichilamento delle differenze portate avanti dall'Armata Rossa dei Soviet di Stalin. Eduard Leander aveva amato, ricambiato, una donna cosacca, la bella Svetlana; nella ritirata, da vincitori a vinti, aveva comandato di uccidere i partigiani. Alla fine della guerra, i cosacchi, vengono riconsegnati dall'inglesi ai sovietici, che li stermineranno completamente nei Gulag. Eduard Leander alla fine della guerra, separato da Svetlana, prima viene condannato a morte per crimini di guerra, poi ai lavori forzati a vita, infine rilasciato nel1952. Svetlana rimane ai lavori forzati fino al 1958. Non si rincontreranno più. Reincontrerà in russia la figlia di Svetlana, che è anche sua figlia, e la figlia di sua figlia, che è anche sua nipote. Adele, per la quale non daresti un soldo, dimostra una forza impressionante per conoscere la vera verità della storia della sua famiglia, non accontentandosi della mezza. Chi sono i buoni e i cattivi? La guerra fa' molti più morti, di quello che evidenzierebbero le statistiche sulla semplice conta dei corpi. Dentro al cuore.
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