flyanto
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giovedì 28 settembre 2017
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un parroco armato dalle più buone intenzioni
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"L'Equilibrio" è la capacità di barcamenarsi nelle situazioni senza prendere alcuna posizione netta e, se possibile, di cercare di non sollevare problematiche o discussioni. Ed è quello che viene consigliato al giovane parroco che da Roma si fa trasferire, armato di buona volontà, nella Chiesa di un paesino della Campania. Qui egli viene a contatto con una realtà quanto mai singolare e dura, per non dire addirittura pericolosa, poichè l'intera area è tutta controllata e governata dalla Camorra e pertanto le varie problematiche che sorgono, dallo spaccio manifesto e spudorato della droga,a certe terribili realtà all'interno di alcune famiglie, e ad altre svariate forme di soprusi, non devono essere affrontate e, dunque, risolte.
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"L'Equilibrio" è la capacità di barcamenarsi nelle situazioni senza prendere alcuna posizione netta e, se possibile, di cercare di non sollevare problematiche o discussioni. Ed è quello che viene consigliato al giovane parroco che da Roma si fa trasferire, armato di buona volontà, nella Chiesa di un paesino della Campania. Qui egli viene a contatto con una realtà quanto mai singolare e dura, per non dire addirittura pericolosa, poichè l'intera area è tutta controllata e governata dalla Camorra e pertanto le varie problematiche che sorgono, dallo spaccio manifesto e spudorato della droga,a certe terribili realtà all'interno di alcune famiglie, e ad altre svariate forme di soprusi, non devono essere affrontate e, dunque, risolte. Il parroco, invece, si prende a cuore situazioni, personali e non, dei suoi parrocchiani i quali vivono in condizioni veramente disagiate ma nel suo cui compito di assistenza e di sostegno egli verrà fortemente ostacolato, quando non anche minacciato, divenendo presto inviso non solo ai camorristi ma anche, per esempio, allo stesso parroco suo predecessore che alle lotte coraggiose preferiva di gran lunga non inimicarsi nessuno e trascorrere tranquillamente la propria esistenza. Pertanto, solo e trovatosi in una sorta di lotta praticamente impari, al parroco non resterà che abbandonare il proprio servizio nella località e venire trasferito altrove e ben lontano dalla suddetta località.
Vincenzo Marra ha creato un'opera che poteva essere una semplice ripetizione di molti e precedenti films di altri registi in cui viene descritto l'operare di un esponente religioso contro forze avverse e potenti, ma egli è riuscito, invece, a creare nella perfetta tempistica di 90 minuti una storia avvincente, profonda e che fa riflettere unita al ritratto di un uomo mosso da principi e scopi realmente umanitari il cui lottare però risulta purtroppo vano. La regia di Marra è lineare, ridotta all'essenziale e dunque scevra da qualsiasi inutile ridondanza che avrebbe reso sicuramente il film troppo pesante, quando non anche retorico, ma si tratta di una pellicola quanto mai amara, testimonianza di una società ed un'umanità corrotta, egoista nonchè spietata in cui nemmeno certi esponenti del clero si salvano.
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barbyrosemarie
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giovedì 17 maggio 2018
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quale equilibrio per concretizzare il bene
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Il film dimostra due caratteri quelli di Don Antonio, molto rassicurante per la comunità parrocchiale, ben accettato, perchè non rompe nessun equilibrio, limitandosi a colpevolizzare su un male più esteso, quello ambientale e quella di Don Giuseppe che al contrario, vorrebbe con le sue sole forze dotate di generosità e di amore verso gli altri, come lui stesso dice nel film rivolto ai bimbi che lo stanno ad ascoltare durante il catechismo, riparare a tante ingiustizie, soprusi, abusi, prepotenze, incomprensioni.
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Il film dimostra due caratteri quelli di Don Antonio, molto rassicurante per la comunità parrocchiale, ben accettato, perchè non rompe nessun equilibrio, limitandosi a colpevolizzare su un male più esteso, quello ambientale e quella di Don Giuseppe che al contrario, vorrebbe con le sue sole forze dotate di generosità e di amore verso gli altri, come lui stesso dice nel film rivolto ai bimbi che lo stanno ad ascoltare durante il catechismo, riparare a tante ingiustizie, soprusi, abusi, prepotenze, incomprensioni. Ma il mondo con cui ha da scontrarsi è un mondo condizionato e organizzato dalla mafia, la cosiddetta “ndrangheta ” e da una comunità assoggettata alla paura e quindi tutto il bene che lui riversa, per i singoli casi in cui si adopera, si rivela stranamente contraddittorio al raggiungimento dello stesso bene e porta al suo fallimento vocazionale e all’allontanamento dalla comunità parrocchiale.
Don Giuseppe ci ha provato, ma il suo atteggiamento di difesa del debole, della ricerca della verità, non ha apportato a nessun risultato, inverosimilmente come quello passivo e formale di Don Antonio, fatto solo di belle parole consolatorie.
Il film ben si intitola “L’equilibrio”, un equilibrio che avrebbe magari potuto tenere Don Giuseppe e che invece si ritrova privo di tattica e della giusta furbizia, necessaria e machiavellica per raggiungere il fine.
Il male nel mondo odierno è ben radicato, la spontaneità, l’avventurarsi da soli senza seguito in imprese, anche se buone e giuste, non apporta alcun bene, occorre come dice San Paolo essere “candidi come colombe, ma furbi come serpenti”.
Don Giuseppe, come nel catechismo, doveva applicare tutte le quattro virtù cardinali: Fortezza, Speranza, Prudenza, Temperanza…. allora forse qualcosa si sarebbe potuto muovere.
La figura di Don Giuseppe comunque resta un esempio di percorso, su cui ricomporre un futuro per i giovani.”
Barbra
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