Titolo originale | Jackie |
Anno | 2016 |
Genere | Biografico, |
Produzione | USA, Cile |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Pablo Larraín |
Attori | Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt, Richard E. Grant John Carroll Lynch, Beth Grant, Max Casella, Caspar Phillipson, Corey Johnson, Sunnie Pelant. |
Uscita | giovedì 23 febbraio 2017 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,51 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 giugno 2017
L'attrice Premio Oscar Natalie Portman interpreta Jackie Kennedy. Il film è prodotto da Darren Aronofsky. Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature e vinto un premio ai BAFTA, 6 candidature e vinto 3 Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, 4 candidature a Spirit Awards, In Italia al Box Office Jackie ha incassato 2,1 milioni di euro .
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Sono passati cinque giorni dalla morte di John Kennedy e la stampa bussa alla porta di Jackie per chiedere il (reso)conto. Una relazione particolareggiata dei fatti di Dallas. Sigaretta dopo sigaretta, Jackie ristabilirà la verità e stabilirà la sua storia attraverso le domande di Theodore H. White, giornalista politico di "Life". Una favola che il suo interlocutore redige e Jackie rilegge, rettifica, manipola, perfeziona per dire al mondo di Camelot, dell'arme, la dama e il cavaliere che fecero l'impresa e la Storia fino al declino della loro buona stella.
Tra la verità e la favola c'è Jackie. Quella di Pablo Larraín, isolata in una giornata d'autunno, dopo l'assassinio del consorte e prima del ritiro dalla vita pubblica.
Un intervallo spazio temporale che l'autore cileno ricostruisce in un film storico-vestimentario, cercando l'identità personale dietro quella fittizia, lungo i corridoi e le stanze della Casa Bianca, sotto la seta e i tailleurs di crêpe, di fronte ai manichini inarticolati vestiti da Chanel. E nella silhouette di un manichino, che la protagonista osserva nelle vetrine di una boutique, batte il cuore di un ritratto inflessibile che si contrappone a quello rotondo di Neruda. Diversi nel segno le due opere procedono tuttavia vigorosamente tra Storia e finzione, dominati da una sorta di insolenza che soggiace al cinema dell'autore. Da una parte la celebrazione della creazione artistica, della sua aspirazione al sublime e dei suoi compromessi con la realtà (Neruda), dall'altra il gesto espressivo che sviluppa uno stile personale e costruisce un'immagine pubblica, una condotta verbale e non verbale fatta di gesti, acconciature, abiti, gioielli e attitudini (Jackie). Alla maniera di Neruda, il carattere finzionale di Jackie è stabilito dalle prime sequenze, l'incontro tra Jackie e il giornalista di "Life" è ripartito in piani dislocati in décor differenti (la confessione col prete al cimitero, il tour alla Casa Bianca con CBS News, etc), che indicano l'impossibilità della ricostruzione fondata sulla sola memoria. L'incertezza è il fondamento stesso di Jackie. È quanto serve di base a una straordinaria creazione di finzione che Larraín consacra alla relazione intercorrente tra corpo e abito.
Perché Jackie seppe esprimere come nessun'altra i messaggi inibiti dalla parola, trasformando la Casa Bianca in una maison di stile e di glamour, appropriandosi dei media dell'epoca, radio e televisione, intuendo l'importanza di un abito nella figurazione della propria identità e del proprio ruolo sociale, veicolando la politica del consorte e soffiando un vento nuovo sulla residenza presidenziale. È questa attenzione al dettaglio, la vocazione a non lasciare nulla al caso, tantomeno la cerimonia funebre del marito, a rendere penosa la sequenza del trasloco, a rendere intollerabile agli occhi ardenti di Jackie lo scampolo dozzinale che stringe tra le mani la moglie di Lyndon B. Johnson, nuova first lady subentrata traumaticamente a Jackie. Ritaglio di tessuto che ripiomba la Casa Bianca nella medietà e lontano da quel tempo dorato che Jackie prepotentemente riflette, vestendo e svestendo abiti in un incredibile 'valzer' che pesca il suo movimento nel musical ("Camelot") e lascia in archivio il corpus fotografico che le ha cucito addosso un capitolo della storia americana.
Il giorno più lungo dell'America per Larraín passa allora sotto la gonna di Jackie Kennedy che convinse il popolo americano a finanziare il suo grande progetto di restaurazione della Casa Bianca facendo appello dalle telecamere televisive. Lo convinse con un sorriso, lo stesso con cui (ri)scrive sul taccuino di Theodore H. White una favola di dame e cavalieri allunati come gli eroi dell'Ariosto. Larraín mette in scena il potere dell'immaginazione di una donna col suo gusto abituale per il paradosso, combinando l'immagine di una ricostruzione storica con l'immagine di una rappresentazione privata delle stazioni di un lutto. Lo scarto plastico e di tessitura sono il riflesso degli accomodamenti (etici ed estetici) della più grande ambasciatrice d'America, paradigma esemplare per esplorare la complessità dell'iconografia culturale.
Interpretando il desiderio mimetico di Larraín, Natalie Portman incarna il simbolo che precede il soggetto nell'immaginario popolare, il bagliore di luce che prelude al buio, il corpo rivestito in dialettica col mondo. Un mondo che sfila con lei, uno sguardo senza pudore da cui la separa un velo nero. Una striscia di tessuto leggero che definisce il confine tra verità e performance, semplicità ed edonismo, intimo e pubblico. Tra Jacqueline e Jackie.
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Il film di Larrain non mi ha soddisfatto. Mi è parso molto buono sul piano della regia, della concatenazione dei tempi narrativi. Ma privo di anima, di pathos, di spessore emotivo. Eppure la materia trattata (i giorni immediatamente successivi all'omicidio del presidente Kennady visti attraverso la prospettiva di Jacqueline) si prestava a una narrazione intensa, persino epica.
Un pezzo di bravura della Portman, doppiata con una brutta voce – ma pare l’avesse brutta anche Jackie. Pablo Larrain, regista cileno, si sta specializzando in film biografici, ha già girato il discusso Neruda uscito l’anno scorso. Il film è tutto incentrato sui funerali di John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas, in Texas il 22 novembre del 1963, dopo soli due anni [...] Vai alla recensione »
La domanda che mi sono posto uscito dal cinema è stata come mai Larrain ha fatto dopo Neruda un Biopic su Jacqueline Lee Buovier e soprattutto se ne voleva rendere omaggio, sminuirla, ridicolizzarla, iconizzarla o altro. E qui scatta il voto basso al film, impeccabile solo come regia, ma Larrain ormai non ha niente da imparare. Dopo Neruda si scende di 3 scalini almeno, forse e spero per la [...] Vai alla recensione »
Il film si muove su due piani, il piano del presente, con un giornalista che visita Jaqueline Kennedy (ma come si chiamava da nubile?) da poco rimasta tragicamente vedova per intervistarla come lei stessa ha richiesto, e il piano dell'immediato passato o quasi, in cui vengono rivissuti gli attimi infiniti dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy o altre scene della vita da First Lady.
Un film inguardabile. Recitazione statica, dialoghi retorici se riferiti al periodo storico con consequenziali avvenimenti, salottierii, paiono tirati fuori da riviste d'arredamento e tendenza, se riferiti all'operato della stessa Jackie. Fotografia piatta. Un film che, per tutta la sua durata non parla di niente e nessuno. Tutto il film è basato su un racconto che bada alla forma-funerali [...] Vai alla recensione »
Film girato con cura, ma che non convince. Nessuna empatia per il personaggio, verboso e noioso quanto basta. Cosa avrà avuto in mente il regista non si capisce. Jackie non ne viene fuori tanto bene, sembra una donna più preoccupata di apparire che non di essere. Una figura storica marginale che ha forse influenzato la moda e tenuto banco a livello di gossip, ma che nella sostanza non [...] Vai alla recensione »
Verboso e ruffiano. Gli aggettivi che sintetizzano il film. Un film che non svela nulla di nuovo. I tempi di Post Mortem e Tony Manero sono passati. Ora Larrain è famoso e cerca successo in America. Fare un film sulla moglie di Kennedy, significa smuovere le coscienze, ma anche gli spettatori americani e portarli in massa al cinema. I radical chic saranno entusiasti di questo film.
"Jackie"(Pablo LOrrain, scneggiatura di Noah Oppenheim, da un'0intervista di "Jackie"con Theodor White, pubblicata su"Life", 2016). Tempo dopo la morte di JOhn Fitzgerlad Kennedy, ucciso il 22 novembre 1963 a Dallas, pare da Lee Oswald, Jckie, ossia la vedova Jacqueline Bouvier, ricostruisce la storia in chiave retrospettiva, svelando angosce e ribellioni contro l'estrb [...] Vai alla recensione »
Il film racconta le ore successive all'omicidio Kennedy attraverso il racconto della moglie. Riassumendo in questo modo lo scopo del film si può dire raggiunto. Forse però sarebbe stato interessante analizzare la figuara di Jackie raccontando di lei un po' di più anzichè soffermarsi solo sulla perdita di due figli e poi del marito.
Del regista (Pablo Larrian) non ne parlo nemmeno - ci sarebbe troppo da dire - quindi vi dico soltanto che se non avete ancora visto nessuno dei suoi film, cercate al più presto di porre rimedio a questa lacuna altrimenti possiamo pure continuare a parlare di un sacco di cose ma è meglio che non perdiamo altro tempo con discorsi [...] Vai alla recensione »
Mansion neoclassica a Hyannis Port. Non un'anima nei paraggi. Arriva un taxi che riparte subito dopo aver scaricato un tipo che sembra aver viaggiato tutta la notte, cravatta allentata, colletto sgualcito sbottonato. Suona alla porta,. Apre "Lei". Composta e misteriosa, elegante, maquillage e messa in piega da teatro di posa. Poche battute e rientra, lasciando sull'uscio l'uomo [...] Vai alla recensione »
Spostare di pochi centimetri il fuoco di un'immagine che abbiamo visto centinaia di volte, di una storia che ci è stata raccontata centinaia di volte, dal cinema, dalla televisione, dai libri. Dalle inchieste giornalistiche e dalle teorie complottiste, verosimili o deliranti. Di una storia che ha segnato il mondo in cui siamo cresciuti, che è stato il precoce discrimine fra una stagione [...] Vai alla recensione »
Nella sua ultima opera il regista cileno Pablo Larrain elabora il ritratto di Jackeline Lee Bouvier e lo fa attraverso il resoconto di una intervista che la vedova del presidente americano rilascio' a un giornalista della rivista Life poche settimane dopo il tragico evento. Il film rievoca i pochi giorni precedenti l'omicidio di Kennedy durante la campagna elettorale del 1963 [...] Vai alla recensione »
Con questa frase di Guy Banister a Jack Martin nella prima parte di JFK, voglio iniziare. E coincide con il finale di Jackie; Camelot la città ideale dei grandi ideali(S. Agostino avrebbe detto della Città dell'Uomo). "Camelot is in ruin"Camelot è distrutta, non c'è più. La pellicola, che, secondo me ha qualche momento un po' noiosetto nella [...] Vai alla recensione »
Sorprendente, perché di un tragico evento, di cui é stato scritto tanto e di più, un grande regista, una portentosa attrice, un ottimo scenografo, ed un accuratissimo montaggio hanno costruito un film che avvince per tutta la sua, giusta, durata. C' é una perfetta scansione con i filmati "storico-cronachisti" in bianco e nero, i frammenti di conversazione [...] Vai alla recensione »
Il bravissimo regista Pablo Larrain espone cinematograficamente un quadro fantastico dell'unica first lady,che si può veramente così,raffinatezza,eleganza,oblio per il marito,così una donna sicuramente egocentrica,da farne diventare un pregio,è rimasta nei ricordi di ognuno,amata e odiata,ma vera. Il film scorre attraverso una sinuosa colonna sonora,raccontando [...] Vai alla recensione »
non posso eprimere un voto, che sarebbe comunque bassino, perchè durante la visione, malgrado una strenua lotta con me stesso, il sonno mi ha travolto implacabile. Credo di aver visto molti film, fiction e documentari su J.F.K. e consorte, ma mai nessuno è stato così noioso e soporifero. Il coinvolgimento dello spettatore è comletamente assente Consigliato in caso di insonnia. [...] Vai alla recensione »
Sono riuscita ad addormentarmi. Jackie é descritta come moglie devota e sottomessa, ma secondo le biografie era una donna molto ricca, molto indipendente e sicura. Era inoltre a conoscenza dei continui tradimenti del marito, cosa neppure accennata nel film. la recitazione della Portman é piatta e distaccata e non ispira mai un moto di compassione o coinvolgimento.
Privo di emozioni, il film ci restituisce un personaggio nevrotico ed irritante in un andamento noioso e assurdamente pretenzioso. Indulge solo ad una miserevole cassetta sfruttando il nome di un personaggio che, se mai ha dato qualcosa alla storia, lo ha fatto a sua insaputa facendo leva su un immaginario collettivo da Grandhotel di vecchia memoria.
il film è stato sopravvalutato dai critici. La regia, buona, non è sufficiente. Assolutamente NOIOSO.
Mi aspettavo un biopic tradizionale e invece ho trovato un' opera fatta di rilessioni, analisi interiori con una Jaqueline inaspettata. Il taglio è originale, ma il film è lento, monotono e in certe parti noioso. Immagini continue in primo piano in una sorta di espressionismo cinematografico. Brava la Portman, ma favorita dal fatto di essere in fondo l' unica attrice presente [...] Vai alla recensione »
Ho dato 2 stelle solo per la bravura di Portman. Sommato, il film è lento e sembra di essere fatto su comissione per fare apparire Jackie come amorevole moglie (dopo aver acettato $1.000.000 da padre di JFK per rinunciare al divorzio dopo la prima sconfitta elettorale del suo marito e perdita del figlio). Come mettiamo il suo contratto di matrimonio con Onassis? Vendersi al meglio acquirente! Come [...] Vai alla recensione »
grande regia,grande ricostruzione storica,bella la fotografia la portman e' bravissima ,ma questo lo sapevamo.al film manca il pathos,il lato umano e il lato dell'emozione rimangono nascosti o appena accennati.quindi prevale la pesantezza.p.s.scusate l'ignoranza,ma perche'per tutto il film chiamano il presidente jack invece di john?forse dicono solo l'iniziale del nome che e'j? [...] Vai alla recensione »
Mi sono annoiato (anch'io). Relegare le potenzialità di un personaggio così glamour ad una sorta di documentario "morte del presidente vista con gli occhi di lei" è stato limitante. Non mi aspettavo l'apoteosi del gossip,ma nemmeno una pellicola eccessivamente sobria,poco intrigante. E dire che sarebbe bastato poco...
Impegnato a svolgere il compitino tecnico, il regista Larrain dimentica le emozioni, la pellicola è una fredda narrazione biografica dei giorni post assassinio di J.F. Kennedy, raccontati dalla vedova Jackie Bouvier, interpretata da un ottima Natalie Portman.
( 4.5 ) se vi piace il gioco della politica questo e un bun film
Il lavoro si è concentrato troppo su alcuni dettagli: il momento della morte, il mondo interiore di Jackie e il funerale pubblico. Sarebbe stato più interessante vivere la reazione di Jackie al tragico evento, il suo incontro successivo con Onassis, la sua eventuale ricerca della verità sulla misteriosa morte di John Kennedy, squallidamente ostacolata dalla Cia e da poteri occulti impenetrabili.
E' una pellicola ispirata, con l'attrice protagonista che esprime bene il "potere femminile" di allora come di oggi. E' curato nei dettagli, ne consiglio la visione.
Natalie Portman, nel ruolo Jacqueline Kennedy nel film Jackie, ha conteso l'Oscar a Emma Stone che lo ha vinto, meritatamente, per la sua performance in La La Land. Il film, evocando Jackie, ha smosso tutta una letteratura e la vedova Kennedy è stata rivisitata ancora una volta. In uno dei servizi è emersa una Jacqueline che non era quello che sembrava. E così ecco il racconto di questa donna "mascherata", fredda e calcolatrice, della sua collezione di amanti: dai massimi divi come Holden, Brando, Sinatra, Newman ai cognati, soprattutto all'amatissimo Teddy.
Era la donna più famosa del mondo, e c'era uno scotto da pagare, che di solito viene pagato postumo. Scotto come "grande pettegolezzo", certo con buone ragioni. Ma dico che ha poca importanza. In chiave di modello per il mondo resiste l'immagine della leggenda. E' la solita storia della leggenda che si scontra con la realtà. Il quesito che risolse John Ford in un suo film. La realtà perde.
Il film di Pablo Larrain, racconta la vicenda della first lady nei giorni successivi l'assassinio di suo marito John Kennedy. Il promemoria riferito a Jacqueline Lee Bouvier Kennedy Onassis è quasi superfluo, trattandosi di eroina perenne. Non c'è letteratura o cinema adeguati alla vicenda della ragazza, donna, predestinata. Nata in una famiglia di alta condizione sociale di New York era amazzone di vaglia, "debuttante dell'anno" nel 1948, studentessa alla Sorbona, padrona delle lingue più importanti, collaboratrice del Washington Times e dunque inserita nell'ambiente politico. Era la principessa pronta per l'incontro col principe ereditario. E infatti non si fece scappare Kennedy. Poi tutto il resto, enorme, come la tragedia. Jackie significa, di fatto, first. Nessuna come lei, appunto. E dopo tanta "Jackie" mi sembra corretto, e storicamente opportuno dedicare piccole storie alle sue colleghe. Stazionando nell'era recente e andando a ritroso.
La signora che apre la porta di casa al celebre giornalista di Life è giovane, bella, perfettamente truccata, la pettinatura composta; è anche molto elegante in un abito bianco di regale semplicità: è dura, altezzosa, sicura di sé, non è la vedova affranta che il giornalista, il solo cui ha concesso un incontro, forse si aspettava. Non c'è nessun altro in casa, sino a dieci giorni prima ci sarebbero [...] Vai alla recensione »
Autore dei più duri e profondi film che raccontano la recente storia cilena, da Tony Manero a Post Mortem a El Club fino all'ultimo Neruda, Pablo Larrain si aggiunge con Jackie ai registi latinoamericani di successo approdati a Hollywood, come i messicani Alejandro Inàrritu, Cuaron, Guillermo Del Toro. Una scelta quella di Larrain che crea curiosità perché il suo è un linguaggio poco disponibile alle [...] Vai alla recensione »
È un po' bassottella rispetto alla vera Jacqueline Kennedy, ma il compenso molto brava Natalie Portman. Perfetta nell'incarnare la moglie (infelice, a differenza di quanto sostiene il film) del presidente assassinato a Dallas. Fortunatamente il regista cileno Pablo Larrain, amatissimo dalla critica colta, evita le dietrologie, limitandosi a ricostruire il periodo tra Dallas e i funerali.
Intanto perché Jacqueline? Cileno premiato per la capacità di sondare misteri e captare oscurità umane, Pablo Larrain risponde nella personale forma mitografica (riuscita) del film: perché Jackie è l'icona della principessa mai riconciliata; perché la fine di un regno, l'epoca glamour dei Kennedy, è sia la fine del re che della regina, e di lei si conosce sempre soltanto l'ombra; infine, perché lei [...] Vai alla recensione »
Morte di un presidente, nascita di una leggenda. Anzi due: John Fitzgerald Kennedy e sua moglie Jacqueline, che cominciò a trasformarsi nell'icona di se stessa il 22 novembre 1963, dopo l'assassinio del marito. Anche se nessuno ce lo aveva mai raccontato con tanta dolorosa chiarezza e gelida precisione. Questo è Jackie, primo film "americano" (con quel che significa in termini di peso produttivo) [...] Vai alla recensione »
Forse non è un film straordinario, ma sicuramente straordinaria è la prova della Portman non a caso favorita nella corsa all'Oscar di miglior attrice. «Jackie» del cileno Pablo Larraìn, trasferitosi a Hollywood sull'abbrivio dei suoi titoli torvi e insinuanti, non assomiglia alle solite e grigie biografie di servizio bensì esplora con successo le cangianti sfumature della subitanea e forzata mutazione [...] Vai alla recensione »
Chi pensa che il biopic sia un genere convenzionale e noioso dovrà fare i conti, d'ora in poi, con Pablo Larraín. A breve distanza dall'eccellente Neruda, il regista cileno ci propone un'altra biografia fuori dagli standard, incentrando l'azione sui pochi giorni successivi al delitto di Dallas. Protagonista assoluta Jacqueline Kennedy: una Natalie Portman che la macchina da presa marca stretta e che [...] Vai alla recensione »
Film complesso Jackie, da affrontare nell'ottica giusta, senza pensare di trovarsi davanti un tipico biopic hollywoodiano. Alla sua prima esperienza di lavorazione in Usa, il cileno Pablo Larraín è rimasto fedele alla propria poetica, ritagliando un ritratto della first lady più mediatica della storia fino a Michelle Obama che risulta senz'altro intrigante, seppur non convincente fino in fondo per [...] Vai alla recensione »
Il sogno non deve morire e per raccontarlo, quando rischia di diventare soltanto un ricordo sul bilico della cancellazione, esiste la Storia, quella particolare che appartiene, più alla rappresentazione di sé stessa che alla verità, più agli occhi che alle parole, in modo che finzione e realtà, mito e leggenda si trasformino nel simbolo di un uomo e della sua era.
La storia e il potere sono racconto, e racconto sono i loro eroi. Questo valeva per Neruda (2016), nel quale Pablo Larrain aveva affidato il ruolo di paradossale narratore del poeta comunista a un piccolo, misero poliziotto che avrebbe dovuto arrestarlo, e il cui odio per lui finiva per capovolgersi nel desiderio d'esserne riconosciuto e amato. E questo vale per Jakie (Usa e Cile, 2016, 91'), nel quale [...] Vai alla recensione »
All'indomani della morte del marito, Jacqueline Lee Bouvier in Kennedy rilascia un'intervista per raccontare il presidente e per costruirne il mito nazionale. La sua opera di creatrice d'immagine è culminata nel solenne funerale, in processione a Washington davanti ai potenti della Terra. Per Larrain e il suo sceneggiatore Noah Oppenheim, Jackie è la vera artefice del mito di Kennedy.